Capitolo 6: La Sfera del Finanziamento. Gli autori si riferiscono soprattutto al crowdfunding e alle forme di raccolta di finanziamenti attraverso Internet. Tali sistemi possono coinvolgere vari tipi di relazioni sociali, da quelle parentali-amicali a quelle geografiche-territoriali, passando per quelle di tipo professionale-lavorativo fino a stakeholders generici. Esistono comunque anche nell’ambito del crowdfunding un insieme di modelli differenziati, ovvero:
Il fenomeno del crowdfunding è abbastanza diffuso in Italia grazie anche al fatto che gli italiani sono stati pionieri del fenomeno anche prima di Kickstarter. Nel 2018 le piattaforme di crowdfunding hanno raccolto 111 milioni di euro. Infine, gli autori fanno riferimento ad alcuni casi di civic crowdfunding, ovvero:
Capitolo 7: I Fab Lab: Beni Collettivi dell’Economia Collaborativa. I Fab Lab sono stati creati da Neil Gershenfeld professore del MIT che nel 2001 ha tenuto una lezione dal titolo “How to Make (Almost) Anything”. I Fab Lab sono dei laboratori collaborativi nei quali è possibile produrre attraverso varie tecniche, come l’additive manufacturing,grazie anche alla presenza di capitale umano fortemente qualificato. Tali laboratori hanno avuto una ampia diffusione essendo presenti circa 686 Fab Lab nei 5 continenti. Gli autori analizzano la sociologia dei Fab Lab e scoprono che tali laboratori sono molto presenti in paesi come la Francia e l’Italia nei quali il capitale umano con competenze tecniche ed ingegneristiche non essendo adeguatamente impiegato e remunerato nel settore industriale trova modi alternativi di utilizzare il proprio sapere svolgendo un servizio alla comunità. Negli USA invece i Fab Lab sono stati associati alle scuole superiori.
Capitolo 8: Le Piattaforme Collaborative in Italia: Tre Casi di Studio. Gli autori presentano tre casi di piattaforme collaborative presenti in Italia:
Conclusioni. Gli autori concludono che l’economia della collaborazione può essere sviluppata soprattutto grazie ad un insieme di interventi: digitalizzazione, sicurezza e trasparenza, promozione ed integrazione dell’economia della collaborazione.
Considerazioni. Il libro rappresenta bene quelle che sono le fenomenologie sociali che sorreggono il fenomeno dell’economia della collaborazione. Tuttavia, occorre considerare che l’opera è stata realizzata prima della crisi pandemica, e quindi non fa nessun riferimento alle profonde difficoltà finanziarie di molte piattaforme collaborative come Airbnb, BlaBlaCar e Gnammo. Inoltre, non sono adeguatamente affrontati i temi del lavoro nella gig economy: per esempio, il caso dei riders e delle aziende del food delivery che proprio durante la crisi pandemica hanno avuto una crescita molto significativa. Se infatti consumatori e produttori possono aumentare la propria utilità attraverso l’economia della collaborazione mediante le piattaforme online è molto probabile che a pagare il prezzo siano proprio i lavoratori. Inoltre, gli autori mettono troppa enfasi sulla dimensione della reciprocità totale o parziale. Infatti, come è evidente le piattaforme di collaborazione online cercano il profitto e modificano il proprio modello di business per incrementare le revenue ed eventualmente puntare alla quotazione in borsa soprattutto in USA e UK. Non è quindi l’economia della collaborazione una forma che possa in un qualche modo “contrastare” il capitalismo ed al massimo rappresenta una forma alternativa - fino a prova contraria- del modello organizzativo delle big corporations. Probabilmente, le piattaforme collaborative potrebbero conservare un orientamento sociale più significativo se adottassero forme di organizzazione cooperativistica.
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PARTE II^:
PARTE I^:
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