Anche quest’anno, come di consueto sin dal lontano 1917, la Columbia University di New York ha assegnato il premio Pulitzer ai principali protagonisti di giornalismo, letteratura, musica e teatro. La cerimonia di quest’anno è stata dominata da temi di attualità come il conflitto in Ucraina, ma non solo.
Il Washington Post ha ricevuto il Premio Pulitzer per il servizio pubblico, per la copertura dell’assalto al Palazzo del Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021, ad opera dei sostenitori dell’allora presidente Donald Trump.
Altri tre premi se li è aggiudicati il New York Times, per le inchieste nazionali sulle pratiche controverse utilizzate dalla polizia in tutti gli Stati Uniti che hanno portato alla morte di centinaia di persone disarmate, e nella sezione internazionale per il reportage sui fallimenti della guerra aerea in Medio Oriente e il suo alto costo di vite civili.
Al Los Angeles Timesè andato il Pulitzer per la copertura della ritirata americana dall’Afghanistan e a cinque fotografi dell’agenzia Getty Images il riconoscimento per le straordinarie foto scattate in mezzo all’assedio al Congresso americano.
Non di meno è la branca del giornalismo investigativo, che ha riconosciuto valore a Corey G. Johnson, Rebecca Woolington ed Eli Murray, del Tampa Bay Times, per una serie di articoli dell’inchiesta che ha rivelato le esalazioni tossiche e i danni ambientali provocati dall’unico impianto di riciclaggio di batterie per auto in Florida e che ha portato a interventi per garantire la sicurezza dei lavoratori.
A Jennifer Senior di The Atlantic è andato il premio per la “scrittura caratteristica” concernente un suo lavoro in cui descrive la resa dei conti di una famiglia nel corso dei 20 anni dall’11 settembre, intrecciando perfettamente il legame personale dell’autore con la storia, con resoconti sensibili che rivelano la lunga portata del dolore.
Infine, una menzione è stata attribuita anche ai giornalisti ucraini per il coraggio, la resistenza, l’impegno che hanno dimostrato nel corso della guerra scatenata dalla Russia contro la loro nazione.
Per quanto riguarda le sette categorie dedicate a letteratura, musica e teatro, invece, i riconoscimenti sono andati ad Andrea Elliott, giornalista del New York Times, per il suo “Invisible Child” nella categoria saggistica; a Joshua Cohen nella categoria racconti per il tanto plaudito “The Netanyahus”, che narra la visita in America di Benzion Netanyahu, padre dell’ex primo ministro israeliano Benjamin. La poetessa statunitense Diane Seuss ha primeggiato nella categoria poesia con la raccolta “Franks: sonnets”. Raven Chacon ha vinto il premio Musica con la composizione “Voiceless Mass” e James Ijames ha conquistato il premio di categoria Teatro con l’opera teatrale “Fat Ham”.
A vincere è stata la modernità e l’evoluzione del giornalismo intelligente, che ha valorizzato il lavoro umano, muovendo il fare informazione verso un lavoro di squadra e attribuendo al tempo stesso merito a quest’ultimo.