Erasmo da Rotterdam sarebbe fiero di questo film, già a partire dal titolo. “Doctor Strange nel multiverso della follia” è tante cose. Prima di tutto è il seguito della prima avventura eponima di Steven Strange, ma non solo. Questa pellicola non comincia lì dove terminava il suo prequel, va oltre: si ricollega a quanto visto in Spiderman: No Way Home ma soprattutto nella serie WandaVision. Ecco, questa pellicola va a completare una curiosa triade: prima una entry, poi una mezza-entry e poi una non-entry. Eternals, il succitato Spiderman e questa: un lungometraggio che non aveva bisogno di conoscenze pregresse, uno in cui non avrebbero disdegnato e infine uno in cui servono. Chiariamoci: questo piccolo capolavoro può anche essere visto senza aver visto nient’altro, ma si potrebbe correre il rischio di non comprendere a fondo determinate cose o avere delle percezioni parziali. I concetti che serve sapere, quindi, sono: chi è lo Stregone Supremo, cosa sono Kamar-Taj e il Sancta Santorum e chi è Scarlet Witch. Due altri film, il primo Doctor Strange e l’Uomo Ragno, e una serie come preparazione.
“Doctor Strange nel multiverso della follia” è una serie di elementi, gettati addosso a chi guarda dal trailer ufficiale come fossero cenere negli occhi. Uno strano sogno del neurochirurgo magico, un mostro che sembra spalancare una sorta di portale, manipolazione magica e uno strano libro, discussioni sul multiverso tra Strange e Wanda Maximoff, Kamar-Taj sotto attacco da una nube misteriosa, lo stesso Strange in manette e addirittura due Wanda. E frasi sibilline: “ho fatto di tutto per proteggere il nostro mondo” esclama Steven a Wong, che replica che “non puoi controllare tutto, Strange”. A metà trailer compare Byron Mordo: “mi dispiace, Steven, ma la tua profanazione dell’universo dovrà essere punita”. Sul finale ci pensa la Maximoff a confondere ancora di più le idee, rivolgendosi sempre a Strange: “tu infrangi le regole e sei un eroe, lo faccio e passo per la cattiva”. Questo film, dunque, è una sfida lanciata da questi elementi: essere ricollegati, far sì che essi siano rivelatori, che lascino intendere verità ancora taciute e occultate. E che siano anche delle risposte, perché effettivamente la domanda che sorge guardando il trailer e che permea gran parte della pellicola è ma Steven Strange, in realtà, è solo un folle che vuole controllare la magia dell’universo?
Questo lungometraggio è anche un vero e proprio elogio alla follia. Alla follia creativa di Sam Raimi, alla prima prova con un tassello dell’MCU. Se si volesse riassumere la regia in una frase, si potrebbe dire che i piani alti del Marvel Cinematic Universe hanno detto al regista della trilogia originale dell’Uomo Ragno “fai letteralmente quello che vuoi”, e lui ha eseguito. Non mancherà, come ci si può aspettare, quella componente horror che vi farà balzare dalle poltrone. Non mancheranno scontri, ideali, morali, sentimenti, emozioni. I cinefili potranno poi divertirsi nello scovare tutti i riferimenti ai suoi stessi film che Raimi ha inserito in questo. “Doctor Strange nel multiverso della follia” è anche un elogio a delle performance attoriali superlative: su tutte quelle di Benedict Cumberbatch, che sembra aver fatto uno step in avanti, interpretando altre versioni del suo personaggio. In definitiva, un film da non perdere assolutamente, sia per chi segue tutto il multiverso cinematografico della Marvel che per i novizi. Se Spiderman: No Way Home vi era piaciuto, allora di questo film vi innamorerete senz’altro. Voto in pagella, secondo l’opinione di chi scrive: 9 su 10.
Redazione Musica,Cinema,Spettacolo
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