La cronaca ci consegna un forte e deciso cambiamento nel sistema geopolitico mondiale. La Svezia e la Finlandia hanno presentato la domanda di adesione alla NATO. I due ambasciatori hanno consegnato la candidatura a Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza Atlantica. L’entrata nell’organizzazione che sta combattendo apertamente la Russia sconvolgerebbe non poco gli equilibri mondiali, o quantomeno quelli Europei: le tratte commerciali del Mar Baltico, fino ad ora neutre, andrebbero ad appannaggio dell’Organizzazione Atlantica; i rifornimenti che partono dalla Scandinavia ora avranno un destinatario ben preciso. Le reazioni, dunque, sono state molto composite, più che in qualunque altra occasione. “Oggi – asserisce Stoltenberg – è un buon giorno in un momento cruciale per la nostra sicurezza. Ogni Nazione ha il diritto di scegliere il proprio percorso”. Il segretario della NATO sottolinea come tutti gli alleati siano d’accordo. E, logicamente, non potrebbe essere altrimenti: il rafforzamento dell’Alleanza non potrà che esercitare maggiori pressioni, geopolitiche, economiche e mediatiche, su quello che è stato identificato come il cattivo comune da combattere.
La Turchia, per voce del suo presidente Recep Tayyip Erdogan, si distacca dal coro: “È incoerente che la Svezia chieda il sostegno della Turchia per il suo ingresso nella Nato quando ’’sostiene i terroristi dell’Ypg’’, le Unità di protezione del popolo curdo in Siria che Ankara considera affiliate al Pkk… e lo stesso vale per la Finlandia”. Un sondaggio realizzato in Irlanda, anche se alla fine di marzo, ha sottolineato la volontà della maggior parte della popolazione di aumentare le spese militari: circa il 48%, record assoluto, vorrebbe entrar a far parte della NATO. La Svizzera potrebbe, evento storico, rompere il suo principio di neutralità: sia il responsabile della sicurezza Paelvi Pulli che la ministra della Difesa Viola Amherd hanno asserito che “la Svizzera deve rafforzare la sua cooperazione internazionale con gli Stati Uniti”. Che ci sia l’America dietro tutto questo, come un burattinaio invisibile? Oppure il colosso di Joe Biden vuole solo trarre vantaggio dal doppio ingresso di Finlandia e Svezia?
Tempo al tempo, per le risposte. In Austria, invece, la situazione è ben diversa: secondo un sondaggio dell’APA, l’agenzia di stampa nazionale, il 75% della popolazione è contrario al Patto Atlantico mentre solo il 14% è a favore; inoltre, il 52% è convinto che mantenere la neutralità protegga il territorio austriaco, cui si aggiunge un 46% scettico sulla possibile entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea. Questa reticenza tutto sommato diffusa dimostra come non tutti siano convinti che le cose stiano come vengono effettivamente rappresentate. Se dovesse effettivamente trattarsi di un astuto gioco delle parti, in cui ogni mossa potrebbe contraddire o quella precedente o quella successiva, solo gli attori più bravi potranno decidere le sorti geopolitiche del nostro pianeta.