Dopo circa trent’anni, la Terra dei fuochi torna ad essere argomento di attualita’. Il 3 dicembre scorso, il Consiglio dei ministri approva il decreto emergenze che introduce per la prima volta sanzioni penali a chi appicca roghi ai rifiuti tossici; il 3 gennaio scorso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive una lettera a Maurizio Patriciello, il parroco anti roghi, promettendo impegno ad intervenire nella bonifica delle aree avvelenate. E pensare, ahime’, che gia’ dal 1996 la Terra dei fuochi si poteva salvare, da quando, cioe’, Roberto Mancini, commissario della Criminalpol, aveva descritto in modo dettagliato in un’informativa consegnata alla Dda di Napoli, il risultato delle indagini svolte sul meccanismo che ruota attorno al traffico dei rifiuti tossici.
Ma il suo rapporto e’ rimasto chiuso e inutilizzato nei cassetti, cosi come “inascoltate” sono rimaste, a conferma della denuncia di Mancini, le dichiarazioni dell’ex boss dei Casalesi, oggi pentito, Carmine Schiavone. Gia’ dagli anni ’90, i clan della camorra napoletana sono diventati i leader continentali nello smaltimento dei rifiuti. I boss non hanno avuto alcuna remora a foderare di veleni i propri paesi e un vero e proprio ecocidio si consuma alla luce del sole tra le province di Napoli e Caserta.
Nessun’altra terra nel mondo occidentale ha avuto un carico maggiore di rifiuti, tossici e non tossici, sversati illegalmente. La parte piu’ consistente dei traffici ha un vettore unico, nord-sud. In questo quarto di secolo lungo le rotte dei traffici e’ viaggiato di tutto: scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’allumino, polveri di abbattimento fumi, amianto, terre inquinate provenienti da attivita’ di bonifica. E ancora rifiuti prodotti da societa’ o impianti come quelli di petrolchimici storici del nostro Paese: i veleni dell’Acna di Cengio e i residui dell’ex Enichem di Priolo. Piu’ di 6000 roghi sono stati contati dal gennaio 2012 all’agosto 2013, oltre 2000 i siti inquinati.
Un vero e proprio ecocidio con inevitabili conseguenze sanitarie: i continui smaltimenti illegali di rifiuti, con la conseguente dispersione di sostanze inquinanti nel suolo e nell’aria, e l’inquinamento delle falde acquifere sono infatti strettamente legate all’incremento di varie forme di tumore. E tutto questo si consuma nel silenzio colpevole delle istituzioni, di quello stato che tutto sapeva e che ci ha rassicurato, ci ha ammonito a non cedere a inutili allarmismi, nonostante la progressiva e inesorabile morte per tumore di familiari, parenti, amici e conoscenti qualche sospetto, alla fine, lo ha fatto venire.
Ora, pero’, e’ emergenza. Un’emergenza reale che va risolta. E’ emergenza perche’ e’ necessario restituire con urgenza i territori all’agricoltura di qualita’ che ha caratterizzato la Campania Felix, isolando immediatamente le aree contaminate dai portatori di morte per avviarne la messa in sicurezza e la bonifica e proteggendo quelle incontaminate dal doppio rischio dei roghi e, peggio, della perdita di mercato delle produzioni, con un danno occupazionale che questa regione non può assolutamente permettersi; e’ emergenza perche’, nonostante non vi siano rapporti scientifici che attestino la correlazione tra decessi e disastro, in Campania si continua a morire di cancro e, al di la’ di ogni studio scientifico, la correlazione tra l’esposizione ad un disastro ambientale di proporzioni spaventose e l’aumento degli indici di mortalità e dell’incidenza di patologie gravi e’ viva percezione delle comunità locali; e’ emergenza perche’ le amministrazioni locali e il governo nazionale devono farsi carico di una proposta politica che si faccia realmente carico di una risposta concreta alla bonifica e alla riconversione del territorio; e’ emergenza perche’ la salute e’ un diritto sacrosanto e inviolabile. E il nostro Paese non puo’ piu’ attendere.