La US Air Force sta per ripristinare una pratica che era stata abbandonata con la fine della Guerra Fredda. I bombardieri nucleari B-52 verranno nuovamente messi permanentemente in “ready alert”, pronti all’impiego immediato. Questo significa che sulle piste delle basi dove sono dislocati i B-52, i bombardieri rimarranno parcheggiati con il loro carico nucleare, pronti a decollare in qualsiasi momento.
“E’ un ulteriore passo per assicurarci di essere pronti”, ha evidenziato il generale David Goldfein, capo di stato maggiore dell’Aeronautica Usa, in un’intervista al sito Defense One. Non si tratta, ha detto Goldfein, della preparazione per un “evento specifico”, ma di una conseguenza della “situazione globale nella quale ci troviamo”. Goldfein e altri comandanti alti funzionari della difesa hanno sottolineato che l’ordine di allerta non è ancora stato dato, ma che i preparativi sono già in corso, per anticipare uno scenario che si ritiene ormai prossimo.
Il ripristino dello stato di allerta dei bombardieri nucleari B-52 appare, per gli esperti di vicende del Pentagono, come la diretta conseguenza della crisi in atto con la Corea del Nord e del rafforzamento delle capacità militari russe.
COREA – Pyongyang ha definito Trump un “hooligan” e un “lunatico con il dito sul pulsante nucleare” dopo l’annuncio che gli Usa metteranno la flotta di bombardieri strategici B-52 in allerta permanente 24 ore su 24.
“Il lunatico Trump si sta tuffando a capofitto verso la rovina, portando con sé l’America e i poveri burattini (in riferimento alla Corea del sud e altri alleati degli Stati Uniti) lo seguono a rischio della loro vita”, si legge in un editoriale dell’agenzia di stampa del governo nordcoreano KCNA. “Non c’è da meravigliarsi – continua – se un tale hooligan rende il mondo irrequieto”.
Brexit, eurodeputati: “No a ’schedatura’ per cittadini Ue”
L’idea di ’schedare’ i cittadini Ue che risiederanno nel Regno Unito durante la fase di transizione successiva alla Brexit non piace all’Europarlamento. Uno schieramento trasversale di parlamentari europei ha scritto una lettera al ministro degli Esteri britannico, Amber Rudd, per avvertirla che il suo piano sarebbe inaccettabile e contrario alle leggi europee.
Il progetto della Rudd, scrive il Guardian, prevede che nel periodo immediatamente successivo a divorzio tra Londra e Bruxelles, le generalità dei cittadini dell’Unione europea residenti in Gran Bretagna vengano inserite in uno speciale elenco. Una possibilità che viene contestata dagli europarlamentari firmatari della lettera, che ricordano al ministro britannico che durante il periodo di transizione che prenderà il via dopo la Brexit, nel marzo del 2019, Londra rimarrà comunque soggetta alle leggi Ue.
Gli europarlamentari ricordano quindi alla Rudd che “l’Articolo 26 della direttiva sulla libertà di movimento chiarisce che i certificati di residenza devono essere per tutti o per nessuno”. Gli eurodeputati, dei quali fanno parte membri dei gruppi S&D, Alde e V-Ale, contestano anche l’idea che i cittadini Ue con precedenti penali possano essere espulsi dalla Gran Bretagna. Anche questa proposta della Rudd, scrivono, è contraria alla direttiva Ue sulla libertà di movimento.
Scandalo sessuale anche a Wall Street
Dopo il caso Weinstein anche Wall Street viene travolta dagli scandali sessuali. Fidelity Investments, una delle più grandi società di investimento al mondo, nelle ultime settimane ha licenziato due alti dirigenti accusati di molestie sessuali. Stando a quanto riferisce il ’Washington Post’, in un articolo intitolato “Anche Wall Street potrebbe avere il suo problema Harvey Weinstein”, il manager C. Robert Chow si è dimesso all’inizio di questo mese per presunti commenti sessuali inappropriati mentre il “tech fund manager” Gavin Baker è stato licenziato dalla società a settembre con l’accusa di aver molestato una collega di 26 anni. Il portavoce della società, Vincent Loporchio, ha dichiarato che le politiche aziendali “proibiscono qualunque forma di molestia”. “Quando accuse di questo tipo vengono portate alla nostra attenzione – spiega in una nota – indaghiamo immediatamente e adottiamo azioni rapide e appropriate“. “Wall Street – riferisce il Washington Post – “da tempo combatte per la sua reputazione di posto in cui le donne e le minoranze faticano ad avere successo“. Emblematico il fatto che nessuna delle principali banche quotate del Paese è mai stata guidata da una donna. Secondo le ultime stime citate dal giornale statunitense le donne rappresentano solo il 2% dei dirigenti del settore finanziario. “Fidelity Investments – spiega il ’Washington Post’ – è un caso insolito nel mondo della finanza” in quanto è una società guidata da una donna, Abigail P. Johnson. Presidente e ceo dal 2014, è considerata una delle donne più potenti del settore finanziario.