Coronavirus, Gallera: “In Lombardia 154 morti”
Le persone decedute in Lombardia risultate positive a coronavirus sono 154, in aumento rispetto alle 135, registrate ieri. I morti, ha spiegato in diretta Facebook l’assessore al Welfare della Regione, Giulio Gallera, sono “tutte persone anziane con un quadro clinico già compromesso”. “L’87% ha più di 75 anni, l’11% ne ha fra 65 e 74 e il 2% fra 50 e 64 anni”. In Lombardia i casi positivi da coronavirus sono 3.420. Il dato, ha spiegato, “è in forte crescita rispetto a ieri, ma c’erano oltre 300 tamponi che ieri non erano ancora stati caricati e che erano stati esaminati dal laboratorio di Brescia. L’incremento di 800 unità deve quindi essere riallineato”.
Le persone ricoverate negli ospedali della Lombardia in terapia intensiva e positive sono 359 in aumento di 50 unità rispetto a ieri. I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.661, rispetto a ieri 39 in più, e 722 quelli in isolamento domiciliare. I tamponi finora effettuati sono 15.778.
Per fermare la diffusione del coronavirus “c’è bisogno che ognuno di noi adotti stili di vita importanti. Bisogna far capire a tutta la popolazione che c’è l’assoluta necessità di rallentare la nostra vita sociale per rallentare la diffusione del virus”. “Oggi ho preso la macchina per venire in ufficio -ha raccontato Gallera- e devo dire che ho trovato nella mia città centinaia di persone che camminavano gioiose e felici. La gioia non dobbiamo mai perderla, ma dobbiamo avere la consapevolezza del momento che stiamo vivendo. Forse quella gioia dobbiamo riservarla all’interno delle mura di casa nostra, magari in una camminata solitaria, in un momento di rarefazione della nostra vita sociale. Questo messaggio purtroppo non è ancora passato”.
Coronavirus Lombardia, ’situazione al limite’ nelle terapie intensive
I medici delle terapie intensive lombarde in prima linea contro i contagi da nuovo coronavirus denunciano “una situazione al limite”, una “pressione oltre ogni misura” che riduce “a livelli prossimi allo zero” altre attività sanitarie, mettendo “in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al sistema sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura”. E’ il grido di dolore lanciato dal Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia, in un documento inviato oggi al governatore Attilio Fontana, al quale viene chiesto di portarlo all’attenzione del Governo e al commissario per l’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli.
“L’epidemia di Covid-19 esordita il 20 febbraio nell’area di Codogno è ormai estesa a tutta la Regione Lombardia con possibilità di diffondersi a tutto il territorio nazionale”, avvertono gli specialisti che chiedono “l’immediata adozione di drastiche misure finalizzate a ridurre i contatti sociali e utili al contenimento dell’epidemia. In assenza di tempestive e adeguate disposizioni da parte delle autorità – ammoniscono – saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria”.
“Si tratta di un evento grave – si legge nella lettera sottoscritta dai rappresentanti delle terapie intensive lombarde, secondo quanto riporta Palazzo Lombardia – che mette in pericolo la sopravvivenza non solo dei malati di Covid, ma anche di quella parte di popolazione che in condizioni normali si rivolge al sistema sanitario per le cure di eventi acuti o cronici di qualsivoglia natura. Le strutture sanitarie sono sottoposte a una pressione superiore ad ogni possibilità di adeguata risposta. Nonostante l’enorme impegno di tutto il personale sanitario e il dispiegamento di tutti gli strumenti disponibili, una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibile”.
“Le attività ambulatoriali, la Chirurgia non urgente, i ricoveri nelle medicine – elencano i medici – si sono ridotte a livelli prossimi allo zero. L’intera rete delle terapie intensive è stata ristrutturata, creando strutture dedicate nelle quali, completamente bardati per difendersi dall’infezione, si lavora con grande fatica per assistere malati gravi e gravissimi, la cui vita dipende da apparecchiature tecnologicamente complesse disponibili purtroppo in numero limitato”.
Coronavirus, sbarcati a Messina i passeggeri della nave Msc
Sono sbarcati a Messina i 2.250 passeggeri della nave da crociera Opera della Msc. “Terminati i controlli sotto il profilo sanitario. E’ stata concessa la libera pratica sanitaria che significa che l’Unità Sanitaria marittima non ha riscontrato problemi autorizzando i passeggeri dell’Msc Opera a scendere”, ha reso noto il sindaco di Messina, Cateno De Luca.
“Nessun passeggero o membro dell’equipaggio della nave è né è stato affetto da sintomi influenzali”, ha precisato in una nota Msc Crociere. La nave ha ottenuto il nullaosta sanitario da parte delle autorità locali peloritane dopo che ieri la compagnia di navigazione aveva deciso, di comune accordo con il primo ministro maltese, di saltare lo scalo di Malta e proseguire il viaggio lungo l’itinerario previsto, verso Messina.
Nel pomeriggio la nave da crociera è arrivata nella città dello Stretto e dopo le procedure sanitarie, che come previsto dal protocollo hanno incluso anche controlli precauzionali individuali su passeggeri e membri dell’equipaggio, ha ricevuto autorizzazione allo sbarco.
“Prima dell’attracco il comando nave ha condiviso con le autorità sanitarie locali i dettagli dei registri medici di bordo che evidenziano che nessun passeggero o membro dell’equipaggio della nave è né è stato affetto da sintomi influenzali – spiegano da Msc Crociere -. Queste attività rientrano nelle normali procedure marittime previste ogni volta che una nave arriva in un porto e vengono sempre espletate prima di dare l’ok alle attività di sbarco. Nel corso dell’itinerario attuale Msc Opera ha ricevuto il nulla osta da parte di tutte le autorità sanitarie locali in ciascun porto di scalo e anche in tutti quelli della precedente crociera. La procedura molto meticolosa e rigorosa utilizzata oggi a Messina è risultata una buona pratica che riteniamo possa rappresentare una best practice di indirizzo generale”.
Coronavirus, Gravina: “Non escludo stop campionato se calciatore positivo”
“In caso di giocatore positivo a coronavirus, non possiamo escludere la sospensione del campionato”. Lo ha affermato, ai microfoni della Rai, il presidente della Figc, Gabriele Gravina.
“Il rischio reale esiste e adotteremo tutti i provvedimenti per la tutela degli atleti, cercando di capire che impatto avrebbero sull’attività sportiva. Non possiamo escludere nulla né azzardare ipotesi che non possiamo prevedere”, prosegue Gravina in una intervista a ’Dribbling’, su RaiDue. E anche le amichevoli della nazionale contro Germania e Inghilterra potrebbero essere a rischio: “Sembra che la città di Norimberga chiederà di rinviare la partita, in Inghilterra c’è una disposizione di quarantena: mi auguro si possa giocare almeno a porte chiuse”, dice ancora.
Quanto a un altro rinvio del campionato Gravina assicura che il rischio è stato “molto basso. C’è stato un confronto acceso, ma non avrei mai permesso un blocco di questo tipo. Abbiamo puntato sull’esigenza del calcio italiano, dei tifosi e, in ultimo, dell’interesse economico di tante società, raccogliendo l’invito del ministro Spadafora ad andare incontro alle esigenze degli italiani. Un evento a porte chiuse è però sicuramente monco”.
Cecchi Gori ai domiciliari anche per rischio coronavirus
Può scontare la pena a casa il produttore cinematografico ed ex presidente della Fiorentina Vittorio Cecchi Gori. E’ stata infatti accolta dal magistrato di sorveglianza l’istanza presentata dai suoi difensori giovedì scorso con cui si chiedeva la detenzione domiciliare. La decisione dovrà essere ratificata dal tribunale collegiale di Sorveglianza che fisserà un’udienza a breve.
Cecchi Gori è ricoverato all’ospedale Gemelli di Roma piantonato dalla polizia penitenziaria a seguito della condanna per il crac della casa di produzione cinematografica Safin.
Soddisfazione viene espressa dall’avvocato Paola Balducci che ha seguito in quest’ultima fase dell’esecuzione della pena il produttore cinematografico. “Siamo soddisfatti – dice all’Adnkronos l’avvocato Balducci – e un ringraziamento va alla magistratura di sorveglianza che, pur momento di emergenza a causa del coronavirus, è intervenuta con tempestività”.
Cecchi Gori è destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Corte d’Appello di Roma per un cumulo di pene di 8 anni, 5 mesi e 26 giorni di reclusione relativo a reati finanziari, tra cui una bancarotta fraudolenta.
Nel provvedimento con cui il magistrato di sorveglianza ha disposto la detenzione domiciliare si tiene conto anche dell’emergenza legata al Coronavirus.
Per il giudice Angela Salvio il produttore cinematografico, come si legge nel provvedimento, per “l’avanzata età e per le patologie importanti da cui è affetto, rientra nella categoria di persone più esposte, per le quali le recentissime disposizioni impartite degli organi governativi hanno esplicitamente consigliato la permanenza in ambito domiciliare o comunque l’adozione di comportamenti di distanziamento sociale, sulla base della indicazione scientifica per dette persone, di uno specifico fattore di rischio di complicazioni anche fatali collegato al rischio di contagio derivante dall’epidemia di Coronavirus attualmente corrente sul territorio nazionale”.