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CORREVA L’ANNO 1975 ED IN ITALIA IMPERVERSAVANO LE BRIGATE ROSSE

Mentre scoccavano le ore 12:00 del 5 giugno di 40 anni oro sono, ed in tutte le caserme dell’Arma i Carabinieri si accingevano a commemorare la loro Festa del Corpo, nel cuore del rigoglioso altipiano di Arzello di Melazzo (Alessandria), è scoppiato l’inferno.

cms_2795/Tenente_colonnello_dei_carabinieri_Umberto_Rocca.jpgProvocato da un sanguinoso scontro a fuoco tra la pattuglia dei carabinieri comandata dall’allora Tenente Umberto Rocca -C/te territoriale di Acqui Terme- e un nucleo armato di brigatisti, il tristissimo evento ha provocato la morte di un appuntato e il gravissimo ferimento dello stesso Tenente e di un Maresciallo. Una immane tragedia di portata nazionale, figlia di un proditorio evento consumatosi nel volger di pochi istanti. L’epilogo di una stagione di contrasto e di lotte condotta dall’Arma contro la devianza e l’eversione. Nel violento, crudele e drammatico scontro a fuoco, lassù ad Arzello, in cui vennero, infatti, impiegate armi automatiche e bombe a mano: una guerra guerreggiata, caddero l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e la brigatista M. C.. Un fardello di tristezza, ancor più appesantito dal ferimento del Maresciallo Rosario Cattafi e dalla inumana devastazione fisica patita dal giovane tenente Umberto Rocca. Colpito in pieno da una bomba a mano disperatamente lanciata contro di lui da un tristo brigatista in fuga, il nostro generoso tenente ha riportato lo spappolamento del braccio sinistro e la perdita della vista di un occhio. La Benemerita: ammutolita si è ripiegata su se stessa e mentre i suoi uomini e tutti i Reparti, colpiti da quel fulmine a ciel sereno, sono piombati nel più assoluto sconforto, l’Italia si è listata a lutto. Ammutoliti … percossi e attoniti… i Carabinieri al pensiero dei loro eroici colleghi barbaramente colpiti a morte o rimasti gravemente feriti , si sono galvanizzati e stringendosi l’un l’altro, sono doverosamente scattati sull’attenti.

QUELLA TREMENDA, INDIMENTICABILE ORA MEDIANA DEL 5 GIUGNO 1975

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E veniamo ai fatti. Sequestrato dai brigatisti il precedente 4 giugno, l’industriale Gancia venne segregato nella Cascina Spiotta d’Arzello, nei pressi di Acqui Terme. Ed in tutto il territorio, al fine della ricerca del sequestrato, scattarono perquisizioni e battute a 360° che, ovviamente, coinvolsero direttamente la Compagnia retta da Umberto Rocca, competente per territorio. Il quale ultimo, su disposizione del Comando superiore e, come prassi vuole, con il raccordò del Procuratore della Repubblica, organizzò una serie di sopralluoghi e pattugliamenti nelle campagne della giurisdizione e nei dintorni di Acqui Terme. Laddove, e fin dalle prime ore del 5 giugno, il tenente Rocca coadiuvato dal maresciallo Rosario Cattafi e dagli appuntati Giovanni D’Alfonso e Pietro Barberis, avviò perlustrazioni nei vari cascinali e perfino tra le rovine del Castello detto “la Tinazza”. Tutto OK. L’intuito di Umberto, miscelato alla chimica del fiuto professionale che in lui è dote naturale, aveva fatto il giusto effetto. Sicché, intorno alle ore 11.30, la pattuglia del tenente Rocca era già al cospetto della famigerata Cascina Spiotta: il loro Golgota. Ferme sul cortile del caseggiato sostavano due auto e dall’interno dello stabile, proveniva il classico fruscio di una radio che trasmetteva in sottotono. Non c’era alcun dubbio, si trattava del covo delle BR e della prigione del sequestrato. Ed i Carabinieri, capito al volo di aver messo le mani nel sacco, si prepararono all’azione. Non volava una mosca. I Carabinieri si muovevano con circospezione e, praticando le cosiddette tecniche dell’ “Addestramento al combattimento” acquisite durante la frequenza dei Corsi presso le Scuole Allievi, si erano adeguatamente approssimati alla cascina. Scattata l’ora ics, I brigatisti, sorpresi ma, comunque, in allerta al sopraggiungere dei Carabinieri: tacchi in spalla, si son dati a precipitosa fuga e nello sconsiderato tentativo di precostituirsi una via di scampo, hanno esploso una gragnuola di colpi d’arma da fuoco e lanciato bombe a mano contro i militari. Ma non basta. I brigatisti, infatti, intuito la mala parata, finsero anche una maldestra resa. Invece. Anziché deporre le armi, ripresero la sparatoria ed allo scopo di coprirsi la fuga verso le proprie autovetture, scagliarono bombe a mano all’impazzata. Ed è proprio in quel punto cruciale che l’impavido tenente Rocca, animato dal più autentico sprezzo del pericolo, scattò imperiosamente e da ottimo mezzofondista quale era, urlò al Maresciallo Cattafi di seguirlo, e si lanciò all’ inseguimento dei fuggiaschi. I quali, per frenarne la corsa, gli lanciarono addosso una bomba a mano innescata che deflagrando investì in pieno il coraggioso Ufficiali. Rocca, nel tentativo di proteggersi la parte frontale e più vulnerabile del corpo, effettuò una prodigiosa torsione verso sinistra, quanto è bastato a salvargli la vita senza, purtroppo, salvaguardarlo dal flagello di schegge lanciate in aria dal micidiale ordigno che esplodendogli a bruciapelo, gli ha spappolato il braccio sinistro, orbato un occhio e ferito il maresciallo che seguiva da presso. Nonostante le gravissime ferite, il dolore lancinante e la perdita parziale della vista, l’eroico Tenente Umberto Rocca, non cadde al suolo; anzi, aperto il fuoco con la sua carabina M1, stretta con la mano destra a mo’ di revolver, ordinò ai suoi uomini di continuare l’eroica missione.

Le conseguenze

cms_2795/110px-Vallarino_Gancia_liberato.jpgA sintesi del cruento scontro a fuoco, Vittorio Vallarino Gancia fu liberato. Molto peggio è, invece, andata per l’appuntato D’Alfonso che, attinto da diversi colpi di arma da fuoco al torace e alla testa, spirò dopo alcuni giorni di agonia e per M.C. morta sul colpo. Finita la sparatoria, il maresciallo Cattafi, nonostante fosse stato ferito da diverse schegge, aiutò il tenente Rocca a scendere sulla strada sterrata dove, approfittando dell’auto del postino locale che stava transitando in loco, lo fece accomodare e, quindi, trasportare all’ospedale di Acqui Terme. Dolorosissime mutilazioni, danni permanenti che hanno segnato la vita armoniosa e carica di ottime prospettive dell’eroico ufficiale da allora a tutt’oggi. Già laureato, colto e in spe (servizio permanente effettivo), dotato di quel particolare tratto di signorilità che contraddistingue i N.H. e del più autentico fiuto investigativo, il Ten. Rocca era il prototipo ideale: un vero predestinato del servizio militare. Ebbene si ?, l’operazione di Arzello, impostata per la liberazione dell’industriale Vinicolo Vittorio Vallarino Gancia, anche se si è conclusa tragicamente, ha insegnato molto e, purtroppo, lasciato tracce altrettanto severe.

Il riconoscimento dello Stato

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Al maresciallo Rosario Cattafi ed alla memoria di Giovanni D’Alfonso fu conferita la Medaglia d’ Argento al valor militare. A Pietro Barberis, l’unico illeso, la Croce al valor militare, mentre Umberto Rocca ha ricevuto la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Attualmente la MOVM Umberto Rocca è Generale di Divisione in servizio nell’Arma dei Carabinieri e Presidente del prestigioso Gruppo delle MOVM d’Italia.

Data:

3 Ottobre 2015