Covid,online i verbali del Cts:cosa c’è scritto
“Il comitato tecnico scientifico valuta positivamente le decisioni sinora adottate dalle autorità italiane per ridurre il rischio di importazione e circolazione del nuovo Coronavirus in Italia e la specifica attenzione rivolta al mondo della scuola per le peculiarità che lo stesso presenta sul piano epidemiologico”. E’ quanto si legge nel verbale della riunione del Comitato tecnico scientifico del 7 febbraio scorso, la prima di quelle i cui verbali sono da oggi online sul sito della Protezione civile.
“I provvedimenti messi in atto dal governo italiano, in un rapporto di proficua collaborazione con regioni e province autonome e il fondamentale contributo delle professioni sanitarie e della protezione civile rappresentano nelle condizioni attuali un argine adeguato per il nostro Paese”, sottolineano gli esperti.
Il riferimento all’importanza di avere massima attenzione alla scuola riguarda la disposizione relativa a “bambini che frequentano i servizi educativi dell’infanzia e studenti fino alla scuola secondaria di secondo grado di ogni nazionalità che provengono negli ultimi 14 giorni da aree della Cina interessate dall’epidemia” che prevedeva che “il dirigente scolastico che venga a conoscenza dell’imminente rientro a scuola di un bambino studente proveniente dalle aree sopra identificate informa il Dipartimento di prevenzione dell’Asl di riferimento” che “si attiva contattando la famiglia” e “in presenza di un caso mette in atto una sorveglianza domiciliare attiva quotidiana”.
Nei primi giorni di marzo il ministro della Salute Roberto Speranza chiede al Comitato tecnico scientifico (Cts) un parere sull’opportunità di chiudere le scuole di ogni ordine e grado sull’intero territorio nazionale. Le risposte del Cts avanzano alcuni dubbi e perplessità su questa scelta. E’ quanto emerge dal verbale del 4 marzo del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, pubblicato insieme a tutti gli altri oggi sul sito della Protezione civile, l’ultimo dei quali relativo agli incontri del 16 e del 20 luglio scorsi. Le scuole furono poi chiuse il 5 marzo.
Nel verbale del 4 marzo, il Cts elenca in alcuni punti queste perplessità. “Le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell’infezione virale – scrivono i tecnici – La situazione epidemiologica del Paese è, a tutt’oggi, differenziata con Regioni e Province che hanno un elevato numero di casi (Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Savona e Pesato Urbino) e altre in cui il numero di soggetti contagiati da Sars-Cov-2 è più limitato e prevalentemente riconducibile a focolai noti”. Inoltre gli esperti evidenziano nel verbale che “la situazione epidemiologica può andare incontro a rapidi cambiamenti” e “non esistono attualmente dati che indirizzino incofutabilmente sull’utilità di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale. Alcuni modelli predittivi indicano che la chiusura delle scuole potrebbe garantire una limitata riduzione nella diffusione dell’infezione virale”. Infine, “vi è consenso tra gli addetti ai lavori che un’eventuale chiusura delle scuole è stimata essere efficace solo se di durata prolungata”.
Se si legge poi il verbale della riunione svolta proprio il 5 marzo, il Cts “ribadisce che il testo elaborato nella giornata di ieri (4 marzo, ndr) in riferimento alla sospensione delle attività didattiche non è in alcun modo in disaccordo con la decisione di sospensione presa dal Consiglio dei ministri”.
’Classi pollaio’ preoccupano presidi e docenti: “A rischio sicurezza e didattica”
(Giselda Curzi)- Le ’classi pollaio’, sovraffollate di studenti, preoccupano presidi e docenti: problema annoso ma che si è aggravato con l’emergenza Covid, per effetto delle direttive sul distanziamento per la sicurezza sanitaria e la necessità quindi di trovare aule e spazi per poter garantire l’istruzione a tutti gli studenti. “Quello delle classi pollaio è un problema che ci stiamo portando avanti da circa 15 anni, frutto di inadempienze da parte di tutte le istituzioni”, spiega all’’Adnkronos Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale presidi del Lazio, riferendosi alle segnalazioni di problemi di questo tipo che giungono da Roma e dal resto della regione. “Le classi pollaio si sono moltiplicate a causa dei continui tagli alla scuola ad opera di diversi governi. Ammassare i ragazzi nelle classi, infatti, ha significato risparmiare sugli organici”, osserva.
“Duplice la valenza negativa delle classi pollaio: la prima quella sanitaria, con raffreddori e influenze che si trasmettono facilmente; la seconda di carattere formativo, perché insegnare in classi composte da 25-27 alunni è complicato. Ecco perché si registrano ancora abbandoni scolastici, molti ragazzi non possono essere completamente seguiti. Io spero che questo virus abbia fatto comprendere la necessità di assegnare maggiori fondi alla scuola per poter garantire agli studenti un rientro in sicurezza, certo, ma anche e il diritto alla formazione e all’istruzione che, con classi di 20-21 alunni al massimo, può essere meglio garantito”.
Una certa preoccupazione per la ricerca delle aule e per evitare le classi pollaio viene espressa dalla preside di una scuola della periferia di Roma. “Sono preside di un istituto formato da quattro plessi – spiega la dirigente scolastica Annalisa Laudando dell’Istituto Comprensivo Poseidone di Torre Angela – con una popolazione scolastica di 1.158 studenti. Di questi il 36% è extracomunitario e il 18% circa è diversamente abile con certificazione grave. Abbiamo abbattuto muri per creare nuove aule, il 2 settembre si sono attivati i cantieri e in un plesso hanno scaricato il materiale martedì scorso, non credo che per il 14 settembre sarà tutto pronto ma, come sempre, faremo del nostro meglio”.
“Per ricavare nuovi spazi in un plesso abbiamo utilizzato l’aula magna e l’abbiamo divisa in due aule da 20 e da 25 studenti. I laboratori li abbiamo trasformati in classi, come anche l’aula professori, che abbiamo trasferito nel vecchio gabinetto scientifico. Ho classi di 23, ma anche di 27 studenti e sarà complicato far rispettare il distanziamento. Nel plesso dove ci sono la segreteria e la presidenza, siamo alla ricerca di sette classi, abbatteremo qualche altro muro”.
“Una seconda media con 26 ragazzi, un’altra con 23, ancora un’altra con 26 studenti e un disabile grave che necessita dell’assistenza fissa di un infermiere e di un insegnante di sostegno. In un altro plesso -prosegue- con la primaria ho classi di 20 o 21 alunni con una ragazzina portatrice di handicap con sedia a rotelle. Per non parlare delle 4 sezioni della scuola dell’infanzia con 23 bambini per classe e un’altra classe di 22 piccoli che fanno il tempo pieno fino alle 16”. La preside poi lamenta la mancanza di organico, di personale amministrativo e di collaboratori scolastici. “La coperta è corta e la stiamo tirando di qua e di là ma non arriverà a coprire tutto il necessario. La questione delle classi pollaio viene da lontano, è un vecchio problema che il Covid ha solo riportato a galla con forza dato l’obbligo del rispetto del distanziamento. Non voglio fare polemica, né puntare il dito contro nessuno, ma è solo vivendo la realtà scolastica che si possono capire quali sono i problemi delle nostre scuole. I nostri politici hanno poca esperienza”.
“Il Covid ha scoperchiato il vaso di Pandora mettendo in evidenza la condizione delle scuole italiane, le carenze e le difficoltà che presidi e insegnanti si trovano a dover affrontare tutti i giorni – conclude Laudando – ma come si dice la speranza è sempre l’ultima a morire per i bambini e i ragazzi, che sono il nostro futuro. Per questo l’istruzione è fondamentale”.
A fare eco alla preside è un insegnante della stessa scuola, Andreana Boffardi, docente di religione cattolica. “Noi, ad oggi, abbiamo complessivamente classi che partono dai 22 studenti fino ai 26 e anche 28. Sono classi sovraffollate, classi pollaio dove sarà difficile sia far rispettare le norme anticontagio e sia insegnare, impostare una didattica. I ragazzi hanno diritto all’istruzione, hanno diritto ad una sicurezza fisica ma hanno diritto alla tranquillità nell’apprendere, nell’assistere alle lezioni, nel vivere in un ambiente più sereno possibile”.
“Quando i ragazzi sono così tanti, le aule sono così piene – spiega Boffardi – è difficilissimo stabilire una relazione umana tra lo studente e l’insegnante. Classi con numeri più piccoli sono certo di più facile gestione, migliora la qualità della didattica, tenendo inoltre conto che ogni studente ha specifiche problematicità per non parlare dei ragazzi con disabilità che hanno il diritto di socializzare come gli altri. Per le norme anticontagio ci siamo anche trasformati in geometri alla ricerca di nuovi spazi per le aule, che sono aumentate quindi dovrà, spero, aumentare anche l’organico. La priorità è far rientrare i ragazzi a scuola in sicurezza perché sono stati lontani dall’ambiente scolastico troppo a lungo: è da marzo che non mettono piede in aula e lavorare con la Dad non è la stessa cosa”.
“Il Recovery Fund può essere la chiave per garantire la piena applicazione di una norma sulle classi pollaio che si può realizzare solo se ci sono coperture. Gli investimenti nella scuola devono guardare oltre le campagne elettorali, con una visione più ampia e molto pragmatica”, afferma dal canto suo all’Adnkronos Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola.
“La stagione dei tagli ha devastato la scuola e il suo livello qualitativo: il tempo pieno diffuso in tutto il territorio nazionale, il tempo lungo nella media, le classi con 15 studenti, le autonomie scolastiche in ogni realtà non esistono più da tempo e gli effetti si sono visti in questi mesi. – continua Gissi – Ogni euro speso per migliorare la qualità dell’offerta formativa è un contributo alla crescita del Paese. Purtroppo per troppo tempo la scuola è stata usata come un centro di costo da ridimensionare economicamente”. “La media nazionale di 20,40 alunni per classe è un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato; purtroppo abbiamo la sensazione che il Governo stia pensando alla decrescita anagrafica per appropriarsi di altri finanziamenti. Non ci faremo trovare impreparati, – conclude Gissi – prima di costruire progetti per utilizzare i finanziamenti europei o definire scelte nella legge di bilancio, la politica apra il confronto: noi abbiamo idee e proposte”.
Da ’no-mask’ a ’no-vax’, negazionisti oggi in piazza Roma
(Sil/Adnkronos)- Duemila persone, tutte rigorosamente senza mascherine, sono previste oggi a Roma per la manifestazione no mask. Una folla che vedrà sfilare gli oppositori delle misure anti-Covid e i sostenitori della libertà di non vaccinarsi, promettono i manifesti che si vedono in questi giorni sui muri della Capitale: “Tutti a Roma al grido: Italia libera! Contro la dittatura sanitaria, finanziaria e giudiziaria”.
Il gruppo Facebook ’Italia libera 5 settembre tutti a Roma’ dà appuntamento alle ore 16 davanti alla Bocca della verità. “Saremo in piazza contro i tanti… politici, giornalisti e artisti, ma anche scienziati, medici e giuristi in questi mesi che hanno censurato la verità per mantenere questa situazione – afferma Mario Bacco, segretario generale dell’associazione ’l’Eretico’, tra i promotori della manifestazione – Non gli sono bastate le tante morti di migliaia di pazienti, uccisi da protocolli sbagliati, gli anziani ’sterminati’ nelle Rsa, i malati di cancro lasciati a morire, le aziende e posti di lavoro andati in fumo, i suicidi raddoppiati, le sindromi ansiosodepressive alle stelle, i bambini e la scuola usati per panico e sottomissione. Noi, invece, crediamo che gli italiani siano pronti e reclamino la piazza per manifestare il loro dissenso per le ingiustificate privazioni delle loro Libertà e per il furto del loro futuro e di quello dei loro figli”.
In piazza anche frange dell’estrema destra tra militanti di estrema destra. “Dopo mesi e settimane di duro lavoro siamo arrivati. Domani è il grande giorno. Il 5 settembre sarà storia”, ha affermato Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova annunciando la partecipazione per “salvare i bambini dalla dittatura sanitaria e cancellare le leggi Azzolina e Lorenzin”. “Contro il regime e i suoi pennivendoli, contro la dittatura sanitaria, finanziaria e giudiziaria si innalzano i tricolori della libertà – dice ancora Castellino – marciano le mamme d’Italia. Lottano le nonne, ci saranno i bambini. Insieme ai lavoratori, alla partite Iva, ai disoccupati, ai precari, tutti uniti a gridare libertà”.
Meteo, cosa succede la prossima settimana
L’atmosfera non riesce proprio a ritrovare una duratura stabilità ed anche la prossima settimana, infatti, sembra caricarsi di parecchia dinamicità sul fronte meteo-climatico. Come si legge sul sito de ilmeteo.it si aprirà infatti una parentesi assai agitata in quanto già da lunedì prossimo, 7 settembre, dovremo fare i conti con un primo ciclone temporalesco, anche se il peggio arriverà dopo.
Lunedì 7, infatti, la presenza di un vortice in sede mediterranea sarà alla base di una giornata assai instabile praticamente su tutto il Nord Italia dove si daranno appuntamento tante piogge e temporali sparsi. I fenomeni colpiranno con maggior diffusione l’area alpina e prealpina centro-occidentale, il basso Piemonte, le pianure lombarde, dell’Emilia e dell’alto Veneto. Temperature in nuovo e generale calo. Sul resto del Paese il quadro meteorologico non subirà particolari cambiamenti con tanto sole e clima estivo.
Tra martedì 8 e mercoledì 9, il vortice di bassa pressione si allontanerà temporaneamente verso le Isole Baleari. Il tempo tornerà abbastanza tranquillo anche se non mancheranno un po’ di nubi sparse. Solo da mercoledì sera torneremo a registrare qualche pioggia sulla Sardegna.
Da giovedì 9 l’area ciclonica prenderà nuovamente vigore e tornerà a disturbare il tempo sull’Italia con il ritorno delle piogge e dei temporali dapprima sulla Sardegna, poi sull’estremo Nordovest e gran parte del Centro. Sarà il preludio ad un venerdì 11 all’insegna del tempo a tratti perturbato soprattutto sulle regioni centrali e meridionali dove si verificheranno rovesci e temporali diffusi, mentre al Nord avremo un tipo di tempo meno perturbato anche se sarà comunque necessario l’ombrello.
Infine, se tutto verrà confermato, anche il weekend sarà all’insegna del tempo capriccioso a causa della permanenza in sede tirrenica del vortice di bassa pressione.