Secondo quanto riportato dal Nikkei Asia, anche Google starebbe sviluppando propri processori centrali destinati ai suoi notebook e tablet. Da tempo l’impegno del Colosso di Mountain View nella progettazione di microchip è in un crescendo che la porterà, probabilmente, a seguire totalmente o in parte le orme di Apple, che dopo aver progettato chip per iPhone e iPad ha deciso di fare altrettanto con i computer Mac abbandonando Intel e passando ai chip proprietari M1. Una mossa comprensibile dato che la crisi dei semiconduttori, ovvero quei materiali speciali che si utilizzano per realizzare le componenti di base dei chip, degli ultimi tempi non accenna a diminuire. Ad oggi, la maggior parte chip nel mondo è prodotta in quattro Paesi: Taiwan, Corea del Sud, Usa e Giappone.
Il problema è nato soprattutto con l’avvio della crisi pandemica, che ha fatto aumentare all’improvviso la domanda di semiconduttori: l’impennata ha portato a un ingorgo produttivo che ha costretto molte grandi compagnie (dalle auto all’elettronica di consumo) a interrompere o a rimodulare la produzione. Google Pixel 6 e Pixel Pro 6 che dovrebbero debuttare a ottobre, salvo nuove complicazioni di Android 12, sarebbero di conseguenza i primi prodotti di una lunga serie con chip made by Google sviluppati sui progetti di ARM. Inoltre le fonti del sopracitato quotidiano asiatico hanno riferito che a Mountain View nutrono grosse aspettative nei riguardi dei prossimi top di gamma, in particolare sulla loro resa rispetto ai competitor, che potrebbe convincere un numero considerevole di utenti Android all’acquisto, preparandosi persino al picco di domanda.
I nuovi Sistem on Chip (SoC) sviluppati, nome in codice GS101 Whitechapel, sarebbero stati collaborazione con Samsung (da un derivato Exynos) e vanterebbero al loro interno 8 core ARM realizzati a 5 nanometri. Infine, Google ha affermato “Anziché integrare componenti in una motherboard, come abbiamo fatto finora, vogliamo puntare a realizzare progetti SoC dove più funzioni risiedono sullo stesso chip,proprio come su una scheda madre, le singole unità (CPU, TPU, transcodifica video, crittografia, compressione, comunicazione remota, ecc.) provengono da fonti diverse. Le compriamo dove ha senso, le costruiamo noi stessi dove dobbiamo e miriamo a costruire ecosistemi a vantaggio dell’intero settore”.