Nella sua Prolusione del 15 novembre 1751 Cristina Roccati esordiva: «Tratterò io dunque la Fisica; […] e quanto potrò al più m’ingegnerò ’sta sera di brevemente mostrarvi, quanto sempre sia stata in pregio questa scienza, e ’l piacere, e ’l diletto che in istudiandola ne apporta, e l’utilitade finalmente ch’essa ne reca a quelli che si applicano da dovere a considerare le tante cose, ond’ella è ripiena» (Rovigo, Archivio dell’Accademia dei Concordi, Mss. Conc., 312/2: Prolusione, c. 4).
Cristina Roccati, nota anche con lo pseudonimo di Aganice Aretusiana, fu la terza donna al mondo (dopo Elena Lucrezia Cornaro Piscopia a Padova e Laura Bassi a Bologna) a conseguire una laurea e la prima studentessa “fuori sede”: un esempio straordinario di determinazione e talento.
Nata il 24 ottobre 1732 a Rovigo, un piccolo centro di circa 5.000 abitanti nel Settecento, nel 1747, apparteneva a una benestante famiglia aristocratica. Studiò lettere classiche (il latino, il greco e l’ebraico) con Pietro Bertaglia di Arquà, poi rettore del seminario di Rovigo, e all’età di quindici anni (nel 1747) ricevette i primi riconoscimenti dall’Accademia per le sue poesie. Fu allora che i genitori le concessero il permesso di studiare Filosofia naturale all’Università di Bologna (guidata dall’illustre Laura Bassi, prima al mondo ad ottenere la docenza) sotto la tutela del Bertaglia e in quello stesso anno vi venne ammessa come prima studentessa non bolognese. Studiò letteratura, logica, metafisica, moralità, meteorologia e astronomia, ma concentrò gran parte dei suoi sforzi sulla fisica e sulle scienze naturali. Tutte discipline allora considerate inadatte a una donna. Studi severissimi, per i quali comunque non trascurava l’apprendimento della lingua francese, sotto la guida di Pietro Vert, oltre che iniziare a imparare quella greca.
A Bologna fu premiata per le sue poesie e i suoi sonetti, così come era successo a Rovigo.
Nel 1749 ottenne il grado accademico e titolo onorario di consigliatrice dello Stato veneto, massimo riconoscimento per uno studente dello Studio felsineo, divenne membro dell’Accademia dei Concordi di Rovigo (1749), dell’Accademia degli Apatisti di Firenze e dell’Accademia letteraria di Pistoia nel 1750, dell’Accademia nell’Arcadia di Roma, con il nome accademico di Aganice Aretusiana, dell’Accademia degli Ardenti di Bologna e dei Ricovrati a Padova nel 1753 e, nel 1754, in quella degli Agiati di Rovereto.
A Rovigo, il 4 agosto 1750, nella chiesa della Beata Vergine del Soccorso, sostenne la prima delle quattro tesi preliminari alla laurea, come era consuetudine all’Università di Bologna per gli studenti stranieri. Le tesi, una di logica, una di fisica, due di metafisica, vennero sostenute magistralmente da Roccati di fronte ai quattro ‘argomentanti’: i monaci olivetani Giuseppe Marini di Brescia e Giuseppe Maria Callegari di Venezia, Gasparo Giro di Rovigo e Giovanni Salizzi di Vicenza.
Il 5 maggio 1751, in un periodo in cui le opportunità di istruzione superiore venivano spesso negate alle donne, Cristina Roccati, che era considerata un prodigio, si laureò col massimo dei voti alla precoce età di diciotto anni in Filosofia diventando, secondo Margaret Wertheim, “la terza donna in assoluto a ottenere un titolo accademico”. Nel 1751 proseguì gli studi a Padova, approfondendo astronomia e la fisica di Newton.
Nonostante le difficoltà, tra cui il fallimento finanziario del padre che la costrinse a lasciare Padova nel 1752, Cristina trovò la sua strada nell’insegnamento della fisica a Rovigo. Nel 1753 compilò una dissertazione meteorologica sulla natura dei fulmini, apprezzata da Colombo, di cui però si sono perse le tracce. Le 51 lezioni di fisica tenute all’Accademia dei Concordi dal 1751 al 1777, tuttora inedite, non sono presentate in ordine cronologico, e solo in parte sono datate e titolate: è tuttavia possibile ricostruire la struttura interna dei corsi; i tre saggi del 10 gennaio, 17 marzo e 10 maggio 1774 rappresentano l’ultima testimonianza documentata della sua attività di insegnante.
Fu accolta nell’Accademia dei Concordi, dove venne eletta loro “Principe” nel 1754, una nomina che suscitò critiche e dimissioni polemiche. Fu docente di Fisica presso l’Accademia dei Concordi di Rovigo (dove insegnò almeno fino al 1777).

Grazie alle sue lezioni, diffuse nella città natale il pensiero galileiano e la fisica newtoniana, aprendo nuove vie per la scienza in un ambiente ancora dominato dagli uomini.
La studiosa, come ho anticipato, non fu solo scienziata: fu un’apprezzata come poetessa, componendo opere erudite e celebrative che le valsero riconoscimenti a livello accademico e culturale. Nonostante già «dall’età di anni quattordici con l’indefesso studio poté rendersi abile a scrivere elegantemente in poesia non meno italiana, che latina», fu sempre molto restia a pubblicare le sue fatiche poetiche ritenendole non degne degli onori della stampa, nonostante le tante richieste di amici e ammiratori, come racconta anche Vincenzo De Vit, che scrive di lei nel secolo successivo: «Nessuna collezione abbiamo delle sue poesie italiane e latine sia stampata sia manoscritta. Ancor vivente alcuni dei suoi concittadini voleano pubblicarne buon numero in un volume riunite, ma ella si oppose». I grandi della Storia lo sono anche per questa consapevolezza etica.
Cristina Roccati, che passava agilmente «dalle spine delle matematiche ai fiori della poesia», avrebbe potuto incarnare alla perfezione il nuovo intellettuale evocato da Voltaire, ma in realtà nell’immaginario dei suoi contemporanei ella era piuttosto una sorta di monstrum, una “meraviglia del suo sesso”, talmente distante dal modello femminile socialmente accettato da destare stupore e sconcerto. Cristina pagò il tributo alla società idiota, all’epoca come oggi. Al pari delle molte donne colte scelse di non sposarsi per non essere costretta, oberata dal peso dei doveri familiari, ad abbandonare gli studi, consapevole di dovere sopportare per tutta la vita la condizione riservata alla donne geniali. Cristina, grazie a quella che Girolamo Silvestri definisce «la molta avvedutezza del suo genitore», poté frequentare spazi e luoghi pubblici solitamente aperti soltanto agli uomini, intrecciando relazioni culturali con i migliori intellettuali del suo tempo da pari a pari, come dimostra il ricco epistolario; ma più volte, durante la sua carriera, dovette anche accettare di essere criticata, calunniata, chiacchierata perchè donna talmente colta da tenere testa alle migliori menti maschili in complicati dibattiti filosofici.
Cristina Roccati si spense a Rovigo il 16 marzo 1797.
Nella prefazione della sua orazione funebre, lo stesso Giuseppe Grotto dichiarò: «Se avviene, che una donna ne’ filosofici studj eguagli il valore dell’uomo, egli è da riputarsi ad uno di que’ portenti, che si compiace talvolta di operar la natura nella varietà delle sue produzioni». E ancora, riferendosi alla passione di Cristina per la filosofia, ci parla «della sua attitudine, in una donna sì rara, alle Filosofiche meditazioni». D’altronde, nel Settecento la letteratura misogina che prende in giro le femmes savantes è copiosa: basterà citare qui come esempio Giovanni De Cataneo, il quale nel suo Il filosofismo delle belle, pubblicato a Venezia nel 1753, affermava che «le Donne, che disperano di figurare nel Mondo con la bellezza, si volgono disperatamente al saccentismo».
Durante la sua eccezionale carriera di studiosa e scienziata, Cristina Roccati dovette sempre preoccuparsi di dimostrare al mondo di essere anche una donna modesta e timorata di Dio, rispettosa della morale comune e di quel decoro che doveva contraddistinguere ogni azione delle appartenenti al gentil sesso: i contemporanei, infatti, così pronti a osannarla quando i suoi risultati accademici e scientifici apportavano lustro alla patria e ai concittadini, non le avrebbero certo perdonato ulteriori trasgressioni oltre a quella – già incredibilmente sfacciata – costituita dalla sua stessa vita di donna colta, indipendente e nubile.
Non dobbiamo ,dunque, meravigliarci se Cristina Roccati è rimasta a lungo dimenticata. Facendo parziale ammenda contro la misoginia l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha voluto dedicare alla illustre scienziata un telescopio del progetto PLATO, che esplorerà pianeti extrasolari simili alla Terra.

Di molti altri particolari della vita di Cristina Roccati parlerò nel mio programma radiofonico settimanale in onda in diretta martedì alle 12.15 e, in replica, giovedì alle ore 17.30 su RadioRegional (AM – Onde Medie sulla frequenza 1440 kHz
In podcast al link: https://www.regionalradio.eu/onair/podcast/storiaestorie/