Ho lavorato una intera estate per farvi un resoconto dettagliato e irriverente sulle varie sagre che ho frequentato girando la Puglia in lungo e in largo. In quasi tutti i paesi, settimanalmente, si son tenute feste e manifestazioni di tutti i tipi. Ho frequentato, per voi, munito di macchina fotografica la sagra della ciliegia, quella delle noccioline, della pesca percoca, della zampina, della focaccia, del pesce fritto, dell’uva e di tanti altri prodotti tutti sapientemente collegati a riti e festeggiamenti pagano-religiosi. Giuro che per me è stata una vera faticaccia ma ammetto di essermi divertito un sacco. Ora provo a spiegarvi il meccanismo semplice ma perverso per mettere su una sagra paesana.
Si vuol organizzare la sagra del panzerotto con ricotta forte? Si abbina per l0ccasione il prodotto al Santo protettore del paese. Si monta un bel palco sulla piazza principale, si invita un gruppo musicale o un cantante anni 70 che non costi molto che sia in grado di richiamare quanta più gente possibile e si completa il tutto con delle belle luminarie. Oplà il gioco è fatto.
Coloratissime locandine, con il marchio del Comune e degli sponsor in bella vista. Solitamente abboccano come media partner i caseifici, i produttori di porte e infissi e la solita boutique del paese. Tutti, irrimediabilmente, in associazione con la locale pro loco o comitato feste patronali. Avendo fatto una ricerca precisa e puntuale mi piacerebbe raccontarvi i retroscena. Prima della manifestazione canora è d’obbligo riunire in Comune tutti gli artisti, brindare con un pessimo spumante e ricordare al presentatore che andrebbero ringraziati tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita della serata. Praticamente tutti i negozianti del posto. Dal pub “birra e dintorni”, alle onoranze funebri “non solo riposo”.
Il ruolo da “ protagonista “, della serata, però, non spetta ne all’ospite canoro e tanto meno al presentatore, conduttore o show men ma alla “valletta ”: indigena, belloccia, impreparata, impacciata, intolettata ma essenzialmente legata affettivamente ad uno degli organizzatori. A voi le conclusioni! La stessa, pur non avendo fatto praticamente nulla per tutta la serata, alla fine riceverà fiori, targhe ed applausi dalla locale platea.
Tutti in piedi, praticamente accalcati, mentre i posti a sedere, pochi per la verità, sono riservati alle varie personalità che tronfi della loro posizione sociale, prendono posto come se lo avessero guadagnato sul campo. Tutta la prima fila è riservata al sindaco con familiari al seguito. Il primo cittadino, facilmente riconoscibile dal fatto che, fosse anche ferragosto, indossa giacca, cravatta, scarpe mocassino e calzino corto bianco. In seconda fila potrete riconoscere consiglieri e funzionari comunali con bimbi obesi e mogli che, per l’occasione, indossano abiti firmati da stilisti cechi, non cecoslovacchi ma non vedenti. Tutta la terza fila, “appartiene” all’imprenditore locale che sponsorizza la manifestazione e che può invitare chi vuole. E’ facilmente individuabile il suo capo operaio al quale, solitamente, mancano diverse falangi. La quarta fila è quella degli ignavi, o dei “raccomandati”. Avete capito bene, i raccomandati.
Personaggi anonimi, che pur di occupare un posto a sedere e poter guardare con sufficienza la gente in piedi, venderebbe l’anima al diavolo. I “signori” e le “signore”(sic) della quarta fila, fateci caso, ripetono sempre le stesse frasi: “…abbiamo “capato” questi posti… grazie a mio marito …perchè… troppo avanti …i rumori sono assai…e la bambina si sveglia…” Se passasse, casualmente, qualcuno dei servizi segreti internazionali, li arresterebbe tutti dopo averli accusati di parlare in codice e di voler organizzare un attentato.
Ora passiamo alla descrizione della “location”. Il palco, solitamente, è sistemato davanti ad una “associazione di combattenti e reduci della seconda guerra mondiale”( tutti centenari), che funge da unico camerino e ospita più gente di quanto si possa immaginare. Accanto al palco, manco a farlo apposta vi è situata una chiesetta, le cui campane partono sempre nei momenti meno opportuni superando i 120 decibel e disturbando le esecuzioni artistiche. Ma del prete, datosi alla macchia, nessuna traccia. Frattanto un responsabile della pro loco, servile e disponibile, passa la serata alla inutile e affannosa ricerca del reverendo, senza neanche potersi godere una parte dello spettacolo musicale.
Esperienza che vi consiglio di fare e che personalmente rifarei volentieri. Il prossimo anni siateci anche voi. Il divertimento è assicurato. A tal proposito vorrei farvi notare che questo fantastico tour Pugliese ha regalato ai miei pantaloni un paio di taglie in più.