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DA TRIESTE NUOVO TEST E ULTERIORE STUDIO DI TERAPIA ANTICOVID 19

Un annuncio del Governatore FVG Massimiliano Fedriga ha delineato una diversa prospettiva nel testare la positività al COVID 19, in base ad un innovativo metodo sperimentato dalla Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Venezia Giulia (ASUC).

Per assicurare una maggiore celerità di accertamento dell’eventuale essere portatori del contagio, si è cercato di testare la raccolta della saliva, contando su un numero di cellule molto più consistente di quello ricavabile attraverso il test del tampone nasofaringeo passibile anche di inattendibili risultati negativi.

Proprio a confronto con questo test del tampone di uso comune, si è evidenziata la maggiore sensibilità del test salivare cui contemporaneamente sono stati sottoposti 25 sintomatici nel comune di Paularo dove, fra l’altro, si prevede lo screening di massa.

Alla base della richiesta di una pronta validazione di questo nuovo test da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, c’è anche la semplificazione della sua acquisizione; non solo per chi vi si sottopone ma anche per i sanitari preposti al prelievo.

Pertanto, al fine di ampliarne la diffusione anche in ambito Nazionale, si tende alla produzione di una provetta sterile contenente una soluzione salina che può garantire sia utilmente processato il campione salivare anche attraverso strumentazioni già in uso.

Ma, ad ulteriore prospettiva degli studi ASUFIC , il Governatore Fedriga ha annunciato che l’Università di Trieste ha avuto l’accredito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per un nuovo studio riguardante la possibilità di utilizzare come anti COVID 19 , l’Ivermectina, farmaco antiparassitario che, in base ad analisi di laboratorio, ha dimostrato buona capacità di reazione contro l’attuale virus SARS 2.

In base a questo studio coordinato dal professor Marco Confalonieri, pneumologo già autore del protocollo per l’uso del cortisone come anticovid, la Ivermectina potrebbe fornire una prevenzione contro il COVID 19, oltre a poterne essere pronta terapia con limitati effetti collaterali del tutto superabili come risulta dall’uso antiparassitario che, normalmente, ne viene fatto in paesi dell’America Latina e dell’Africa oltre che in Asia per la prevenzione di malattie tropicali fra cui la cecità fluviale.

La sperimentazione sarà effettuata, su base volontaria, su 400 volontari fra operatori e ospiti- categorie più fragili a rischio contagio presso le case di riposo .

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Data:

16 Dicembre 2020