In tempi di coronavirus il sindaco di Peschici (Fg), Francesco Tavaglione ha emesso, lo scorso otto aprile, un’ordinanza che vieta l’introduzione nel territorio comunale di pane e dei suoi derivati che arrivino da altri comuni limitrofi. Già nel secolo scorso l’ingresso del “pane straniero” nel comune garganico era stato limitato e consentito solo in determinati orari e che fu soprannominata “la lotta del pane degli anni ‘90”. In quegli anni infatti i panificatori di ogni comune protestarono con i sindaci per le incursioni dei panificator da altri comuni. Il sindaco di Peschici del tempo così decretò che il pane straniero poteva essere introdotto nel comune dalle dieci di mattina in poi quando i suoi concittadini, che erano abituati ad acquistare il pane nelle prime ore della mattina, sarebbero stati scoraggiati nell’acquisto di pane non autoctono. Oggi che i peschiciani, dovendo rispettare la quarantena, si sono messi a panificare, a fare focacce, dolci e taralli hanno determinato una caduta del settore di circa il trenta per cento il sindaco rispolvera la lotta al pane straniero.
Il primo cittadino, nascondendosi dietro il coronavirus, ha riportato alla luce il divieto del pane straniero, adducendo un pseudo-rischio per i cittadini che arriverebbe dal pane portato a Peschici con camioncini e che potrebbe essere contaminato così da alzare il rischio del contagio. La confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa di Foggia ha espresso tutto il suo disappunto in merito alla sbalorditiva questione della “zona rossa del pane artigianale” nel comune di Peschici. Lo stesso direttore provinciale della (CNA), Antonio Trombetta ha invitato il sindaco a recuperare quella moderazione che lo ha sempre contraddistinto nell’azione di governo del comune. Trombetta ha dichiarato: “Non si può giocare e soprattutto non si può calpestare l’azione degli organi di controllo che ne valutano proprio gli elementi di sussistenza. E’ un esempio di atto amministrativo tra i più scorretti che abbia mai avuto tra le mani e che produrrà danni diretti ai produttori locali dell’area garganica. Un atteggiamento di questo tipo, trasmette al cittadino, un senso di impotenza e di volontà prevaricatrice da parte di chi pro tempore ricopre un incarico”.
Ci ha pensato il Tar a mettere la parola fine alla diatriba accogliendo la denuncia di un panificatore di Vico del Gargano, che potrà ricominciare a portare i suoi prodotti a Peschici, bocciando l’ordinanza di divieto del sindaco per incongruenza con il D.P.C.M. e per aver leso l’attività imprenditoriale del ricorrente. Anche il Prefetto di Foggia, Raffaele Grassi ha bocciato l’ordinanza del sindaco accogliendo le proteste di Confartigianato non ritenendo attendibile la motivazione del rischio contagio derivanti dal pane portato da panificatori di altri comuni. Da quando il coronavirus è entrato nelle nostre vite una cosa è certa, sono tanti quelli che si sono arrogati il ruolo di sovrani concedendo o togliendo, a loro piacendo, pezzi di libertà ai cittadini, ma la cosa allarmante e che nessuno sembra ribellarsi, che tutti, paralizzati dal virus, stanno cedendo pezzi di libertà individuale senza battere ciglio e senza che parole come: “vi concediamo, saranno permessi” creino nessun moto di repulsione nei cittadini che si stanno trasformando, con il loro consenso, in sudditi.