Ho fatto spurgare i cannolicchi. Invece delle tre ore raccomandate, ho proceduto per ben ventiquattrore a cambiare più volte l’acqua (con un pizzico di sale). Devo costatare che sono tenacemente attaccati alla loro… ultima spiaggia. Due ore di lavoro per pulire poco più di un chilo di cannolicchi. Mi sovvengo di Darwin, degli evoluzionisti, dei creazionisti e del “Gesuita proibito” (Téilhard De Chardin), che li ha riconciliati. Come hanno dimostrato Miller-Yrei con il loro geniale procedimento nel 1953, la materia organica può formarsi da quella inorganica. La Terra sterile sarebbe diventata fertile quattro miliardi di anni fa. Con la sintesi degli aminoacidi. Lucy, la Eva – ava nostra più antica di cui si abbia notizia, vagava nell’Ogaden tre milioni e mezzo di anni fa.
Il genoma dell’Homo Sapiens è per il 98,5% uguale a quello degli scimpanzé. L’Homo Insipiens è quello ipotizzato nel film “Il Pianeta delle Scimmie”. Devasta la Terra e distrugge sé stesso. Cosicché l’evoluzione riprende il cammino dopo una pausa di riflessione, privilegiando le scimmie, che però scimmiottano gli humani (=tirati su dall’humus), munendosi di fucili.
Mi domando quanta differenza ci sia tra il genoma del cannolicchio e quello della balena. E tra quello dell’elefante e quello della pulce? Mi perdo in una serie di considerazioni sugli esseri viventi, costatando lapalissianamente che le piante (=esseri viventi) sono alla base dell’alimentazione di altri esseri viventi (erbivori), a loro volta alimento principe di altri essere viventi (carnivori).
Ma Darwin ha ragione: le specie che si adattano alle mutate condizioni ambientali sopravvivono. Lo dimostra la mia famiglia che (come tante altre) è sopravvissuta all’epidemia di Spagnola e alla Seconda Guerra Mondiale. Questione di fortuna, non di genoma, penso… Però ‘sti coronavirus sono impegnativi. O sono solo i Giannizzeri assoldati da Madre Terra stanca di sopportarci? Mistero.
Gli onnivori hanno più probabilità di farcela rispetto ai panda. Questi conoscono solo i germogli di bambù e sono sull’orlo dell’estinzione. Noi, i topi e i cinghiali, modestamente, mangiamo di tutto e di più. Potremmo riprodurci a velocità esponenziale fino a far scoppiare la Terra (ma quanto è bella!). Oppure sciamare verso altri pianeti del nostro sistema e perfino popolare esopianeti.
Chi sa se i viaggi spaziali non generalizzeranno l’uso di bistecche sintetiche (proteine ricavate oggi dal petrolio), Comunque, il riciclo delle “acque reflue” individuali attuato sulla ISS apre speranze per il futuro, Si risolverà una volta per sempre il problema dell’accesso all’acqua potabile. Il cerchio si chiuderebbe, permettendo di alimentare gli astronauti con meteoriti di passaggio, e a noi terrestri con tufo e calcari, senza più spargimento di linfa e / o di sangue…
Le divagazioni potrebbero continuare. Alla fine sorge spontaneo un senso di orgogliosa gratitudine per il cammino compiuto dalla materia con quella sintesi iniziata quattro miliardi di anni fa. Passata attraverso inimmaginabili mutamenti che fanno di “noi” i sopravvissuti alle mutazioni ambientali che hanno liquidato i Dinosauri Ci sono scienziati (= persone che conoscono i processi biochimici ecc.) che mettono in campo il Caso e la Necessità. Il geologo, paleontologo e teologo Téilhard de Chardin spiega l’evoluzione come una delle tante leggi inventate dal Creatore (al pari della gravitazione, dell’elettromagnetismo ecc.) per disciplinare l’Universo.
Trovo anch’io più appagante razionalmente e sentimentalmente l’idea che esista Qualcuno (Madre-Padre nostro celeste) con un progetto universale trascendente il mio comprendonio. Vediamo come va a finire.
Da qui,
Evoluzione.
Vertigini d’orgoglio al pensiero
di passato di specie mutate
e rimutate in ciò che sono.
Non so se il Tempo
che anima lo Spazio è Linfa
caduca d’una pianta eterna
che fa di ogni vita una pre-Vita
o musica di flauto incantatore
che trascina i sospiri delle cose
negli archivi di Dio. Certo è
il filo d’innocenza che lega
a lontani labirinti originali
e il desiderio della Conoscenza
che dà senso alla fatica di scavare
nell’agrodolce miniera dell’esistere.
Stella polare il lucore
che orienta la Speranza quando
rovino in fondo e, solo,
non voglio perdermi e arranco
su per impossibili pendii,
dove una forza profetica m’impegna.
E’ già in atto o tarda
un’ancestrale promessa
che mi filtra nelle limpide acque
del tuo Regno, Signore?
No, non saprò mai.
Ma so che la fine sempre,
solo la fine dà senso
all’inizio e al proseguimento.
E se il filo dell’incerto andare
si spezzasse improvviso proprio
quando più in fallo poso il piede,
vorrei essere l’acrobata
che lascia nell’urlo della pista
l’errore terminale, ma
non sentirmi per Te giammai perduto.
(da “Radiazioni di fondo”- Ed.Caramanica)