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DANILO DOLCI E PAULO FREIRE, IN DIALOGO – II^ Parte – Coscientizzazione e maieutica reciproca: le prospettive pedagogiche di Paulo Freire e Danilo Dolci

 L’educazione problematizzante

“Insegnare non è trasferire conoscenza, ma creare le possibilità per la sua produzione o la sua costruzione”.

(Paulo Freire, 2004)

“Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo”. 

(Paulo Freire, La pedagogia degli oppressi. Sugli uomini. Sul mondo)

L’educazione proposta da Freire viene definita educazione problematizzante o educazione liberatrice ed è un’educazione che, al contrario dell’educazione depositaria, non si pone come obiettivo quello di depositare all’interno di contenitori vuoti, gli educandi, il sapere in possesso all’educatore. Secondo Freire è fondamentale che l’educatore conviva con l’educando in una relazione piena di stima e di amore contraddistinta da un comportamento aperto e curioso, che da un lato si prenda cura dell’educando e dall’altro lo metta di fronte alla responsabilità della necessità di conoscere e di sapere.

L’educazione problematizzante rompe la struttura verticale dell’educazione depositaria e propone una struttura orizzontale nella quale l’educatore e l’educando, tramite il dialogo e la riflessione critica mediata dagli oggetti conoscibili, si educano a vicenda, tramite il dialogo e la riflessione critica. (Freire, 2002)

L’educazione problematizzante si pone come obiettivo quello di essere una pratica della libertà, favorendo la conoscenza. A differenza dell’educazione depositaria che non permette di sviluppare il confronto e la creatività dell’educando, l’educazione problematizzante è riflessiva e porta continuamente una messa in discussione critica della realtà. Le relazioni dialogiche tra educatore/educando e educando/educatore permettono di potenziare la capacità di lettura del mondo, riconoscendolo in un’ottica di sviluppo e non come un ambiente statico.

Se l’educazione depositaria nega il dialogo, l’educazione problematizzante riconosce in esso un processo fondamentale per la conoscenza della realtà, stimolando la riflessione, la creatività, l’azione dell’individuo sulla realtà esterna al fine di trasformarla al servizio della liberazione.

L’ approccio dialogico

L’atteggiamento dialogico è il fondamento dell’educazione: tramite il dialogo si rende possibile il superamento della concezione educatore/educando dell’educazione depositaria, rapporto contraddistinto da una posizione di potere dell’educatore nei confronti dell’educando.

Nel dialogo si riflette l’impegno a trasformare il mondo. “Non è nel silenzio che gli uomini si fanno, ma nella parola, nel lavoro, nell’azione-riflessione.” (Freire, 2002) Partendo dal presupposto che parlare autenticamente significa agire e riflettere al fine di trasformare il mondo, il dialogo è un incontro tra individui spinti dalla necessità di trasformare il mondo. Bisogna mettere le persone in condizione di riappropriarsi del diritto di parlare al fine di impedire che questo diritto sia loro negato. Proprio perché il dialogo è un’esigenza esistenziale degli esseri umani che riflettono e agiscono volti a trasformare la realtà, non può tradursi in una concezione depositaria dell’educazione: tramite il dialogo si stabilisce il reciproco coinvolgimento nel riflettere e agire in modo di trasformare il mondo al fine dell’emancipazione e la liberazione dell’uomo. (Freire, 2002)

E tuttavia, il dialogo autentico non esiste se non contiene alcune prerogative, tra cui l’amore, l’umiltà, la fede, la fiducia e il pensiero critico. L’amore è un atto di coraggio, l’atto di amore consiste nell’adoperarsi per la liberazione degli oppressi, tramite un approccio dialogico, quindi tramite riflessione e azione. Il dialogo non esiste se non è presente l’umiltà.

Per poter dialogare e lavorare con il popolo è fondamentale essere umili ed essere consapevoli che nessuno educa nessuno, ma che ci si educa a vicenda nello scambio dialogico. Al fine di rendere fattibile il dialogo è necessario possedere una grande fede negli esseri umani. Bisogna essere fiduciosi del fatto che l’individuo ha le capacità di riflettere, di agire, di autodeterminarsi e che ha il desiderio e l’aspirazione di cambiare, di emanciparsi e che ciò non sia unicamente una caratteristica di alcuni. Senza questa consapevolezza e fede nel genere umano il dialogo diventa ingannevole e si trasforma in una sorta di manipolazione dell’individuo. E proprio all’interno di queste prerogative, tra cui l’amore, l’umiltà e la fede negli uomini che è possibile costruire una relazione dialogica orizzontale contraddistinta dalla fiducia.

La fiducia è il risultato di un rapporto dialogico, impensabile in una concezione anti-dialogica dell’educazione depositaria. Non può esistere dialogo se non vi è speranza nella continua ricerca da parte degli individui nella creazione di un mondo in comunione volto all’umanità, che oggi è negata dall’oppressione dettata dall’ingiustizia e dalle differenze sociali ed economiche fra le persone.

Soltanto il dialogo, inteso nelle dimensioni di riflettere e agire, comporta un pensiero critico e allo stesso tempo è in grado di crearlo: “Senza di lui non c’è comunicazione, e senza comunicazione non c’è vera educazione.” (Freire, 2002) Il dialogo è quindi fondamentale per confrontare le visioni dell’educatore e del popolo, non per convincere gli individui sulle visioni dell’educatore riguardo la realtà. (Freire, 2002) 

Coscientizzazione

Paulo Freire

Il processo di coscientizzazione, tramite un approccio problematizzante e dialogico, accompagna le persone ad interrogarsi su situazioni della propria vita, sviluppando coscienza e visioni critiche della realtà. L’approccio di coscientizzazione è immancabilmente costruito con gli altri, tramite lo scambio di opinioni, visioni e sapere in maniera reciproca. È un processo collettivo e politico, che si prefigge come scopo l’emancipazione individuale e l’emancipazione della comunità, tramite una presa di coscienza critica riguarda la realtà, finalizzata alla rivendicazione dei propri diritti e al raggiungimento di una realtà umanizzante e liberatrice.

Tale processo di liberazione e umanizzazione è rivolto sia agli oppressi, che possono rendersi conto in maniera oggettiva della realtà che stanno vivendo, comprendere le cause per le quali queste situazioni si stanno verificando e agire un processo di emancipazione, sia agli oppressori che, tramite un processo di coscientizzazione, possono rendersi conto del proprio ruolo opprimente e disumanizzante. (Reggio, 2018)

Se il processo di coscientizzazione si situa in un contesto pedagogico contraddistinto dai concetti di educazione problematizzante e approccio dialogico, tali concetti permettono agli individui di percepire il mondo tramite una visione critica riguardo alle situazioni vissute e, tramite la riflessione, la creatività e il dialogo, permettono agli individui di sviluppare una vera coscienza critica, a scapito di una coscienza superficiale dettata dall’immagazzinamento di nozioni depositate, dagli educatori, negli educandi.

L’elemento ispiratore del processo di coscientizzazione è l’educazione, intesa come ingranaggio di un processo di rivoluzione della realtà. Tale processo è ritenuto fondamentale al fine di leggere in maniera problematizzante la propria realtà e cultura, al fine di poterla trasformare e renderla liberatrice degli esseri umani. (Freire, 2002)

Il confronto dialogico è quindi produttivo di coscienza critica. Non si ascolta ed immagazzina, ma si ascolta e si riflette. Se un educatore sociale si pone come obiettivo quello di promuovere un cambiamento all’interno di una comunità, o in un individuo, è fondamentale che accompagna la comunità o la persona ad essere coscienti della propria situazione. Soltanto essendo consapevoli della situazione che stiamo vivendo, possiamo cambiarla.

“Lavarsi le mani dal conflitto tra i potenti e gli (im)potenti significa schierarsi con i potenti, non essere neutrali”.

“Nessuno si educa da solo. Ci educhiamo gli uni gli altri, mediati dal mondo”.

In un presente effimero che corre tanto velocemente, Paulo Freire e la sua concezione dell’educazione è più importante che mai, un’educazione che non si basa sull’effimero presente, ma guarda all’uomo nel suo divenire, come uomo che agisce sul suo presente per cambiarlo.

Proprio per questo l’educazione è politica e il lavoro degli educatori è un lavoro politico. In uno dei suoi primi saggi, Paulo Freire descrive l’educazione come processo di liberazione, che è un fenomeno umano. Paulo Freire intende l’educazione in senso radicale: se educare significa fare politica, educare significa costruire la polis, generare comunità, esercitare il potere in modo solidale, egualitario, amichevole, cooperativo, democratico.

Al contrario, quando non è al servizio delle persone e della comunità, il potere agisce in un modo che non è solo disattento e insensibile, ma anche gerarchico e autoritario.  Proprio per questo l’educazione è politica e il lavoro degli educatori è un lavoro politico. Questo è tanto più importante oggi di fronte agli attacchi all’istruzione pubblica da parte di governi conservatori, non solo in Brasile, ma nel nostro stesso paese.

Nel distinguere fra l’educazione bancaria come deposito di nozioni dall’educazione problematizzante, Paulo Freire insiste che non bisogna dissociare la vita dal pensiero, né le idee dalla pratica. Nell’educazione politica si afferma una vita filosofica che non smette mai di interrogarsi, un’educazione filosofica, che Freire chiama educazione “problematizzante”, “emancipatrice”, “liberatrice” o “trasformatrice”, che tocca e incide politicamente sulla vita individuale e collettiva, alimenta le forze del vivere, a partire dall’esercizio dell’interrogazione, in primis, sul significato stesso della vita individuale e collettiva.

Fra i principi che alimentano l’educazione emancipatrice, se il primo principio è interrogarsi sulla vita stessa, il secondo principio è l’uguaglianza, che afferma che tutte le vite hanno uguale potenzialità nell’ imparare e uguale diritto a vivere.  In società tremendamente disuguali come le nostre, l’uguaglianza educativa è il principio di base per contrastare discorsi come “non sono capaci”, “non sono preparati”, che non sono ammissibili, né rispondono ad alcun criterio educativo.

In Paulo Freire, l’amore è una forma di politicizzazione. Quando afferma che “più ami, più ami”, significa che l’amore è una forza generativa, vitale per espandere, arricchire, rendere la vita più bella e giusta. L’amore educativo è amore per le persone che partecipano all’atto educativo, ma anche per il mondo, per la vita, per il posto che occupano gli educatori quando educano. 

Il mondo è aperto e il “viaggio educativo” darà origine a un altro mondo che non possiamo anticipare, ma che vogliamo costruire perché sia un mondo nuovo. Infine, l’ultimo principio che concerne la politicizzazione dell’educazione ha a che fare con l’infanzia, la propria e quella degli altri: l’infanzia non è solo il luogo dell’educare, ma il luogo che educa.

Per l’educazione pubblica e popolare, l’aspetto democratico risiede proprio nell’offrire a tutti la possibilità dell’apprendimento, non mettendo in primo piano il merito che scade nella competizione improduttiva, foriera di frustrazioni e disillusioni. L’educazione come amore significa viverla nella differenza, che la dilata, la moltiplica, la potenzia, la democratizza.

Se attraversano l’educazione problematizzante si mette al centro non solo la persona, ma anche il mondo, si apre la speranza e la possibilità che nasca sempre in un’altra forma, che il mondo possa essere sempre nuovo, e infine possa essere cambiato.

(Continua)

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La prima parte al link

https://www.internationalwebpost.org/danilo-dolci-e-paulo-freire-in-dialogo-i-parte-coscientizzazione-e-maieutica-reciproca-le-prospettive-pedagogiche-di-paulo-freire-e-danilo-dolci/

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Data:

8 Agosto 2024