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Decine di suicidi in France Télécom

Colpevole di mobbing morale e istituzionale: questa la sentenza pronunciata nei confronti di Didier Lombard, ex amministratore delegato della France Télécom.
L’importante manager francese, così come l’ex collega e dirigente Louis-Pierre Wenès e il direttore delle risorse umane, Olivier Barberot, sarà costretto a scontare un anno di carcere, di cui otto mesi previsti con la condizionale. L’azienda, tenuta a pagare una multa della bellezza di 75 mila euro, è accusata di aver messo in pratica politiche di riduzione del personale totalmente forzate e abominevoli, volte ad alimentare il volontario congedo dei dipendenti. L’obiettivo aziendale pianificato, il cui raggiungimento era previsto tra il 2007 e il 2010, consisteva infatti in un abbondante taglio del personale, con l’uscita di circa 22 mila lavoratori e la mobilità di altri 10 mila dipendenti dei 120 mila costituenti l’azienda. Innumerevoli gli abusi psicologici perpetrati: la vita dei lavoratori divenne insostenibile, una realtà assolutamente infernale. Tutto ciò che i manager ottennero, infatti, fu soltanto un inaspettato numero di suicidi, 19 per l’esattezza, tra la primavera del 2008 e l’estate del 2009, nonché una crescita smisurata dei livelli di depressione, dilagante tra i dipendenti.

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La condanna rappresenta certamente un sollievo per le famiglie di tutte quelle vittime ancora in vita. Tuttavia, questa sentenza non porterà indietro i nostri amati colleghi che hanno rinunciato alla propria vita, come risultato delle violente e terribili pratiche adottate dal management”. Sembra però che l’avvocato di Lombard sia assolutamente intenzionato a presentare ricorso contro la sentenza emessa, al contrario dell’azienda disposta ad accettare invece il destino delineato per essa.

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Si tratta del primo grande processo francese di mobbing riguardante una società quotata, nonché del primo processo il cui principale oggetto di accusa risultino essere le inadeguate politiche aziendali adottate e non i singoli comportamenti illeciti messi in atto nel corso di rapporti interpersonali tra colleghi. Senza ombra di dubbio non si tratta di una realtà isolata, e questo processo potrebbe rappresentare lo spartiacque utile per cominciare a individuare aziende e società colpevoli di aver imbastito simili circostanze nelle loro “case”.

Ogni singolo dipendente ha il diritto di sperimentare benessere e pace sul posto di lavoro: salute mentale e fisica devono essere preservate con cura ed estrema attenzione dall’azienda, dimostrandosi così pronta a scongiurare ogni possibile sopruso perpetrato a danno di un qualsivoglia lavoratore.

Data:

21 Dicembre 2019