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Di Maio: “Attingiamo a un po’ di deficit”

Di Maio: “Attingiamo a un po’ di deficit”

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Dice di avere “piena fiducia nel ministro Tria”. E garantisce che “non si sfora il 3% e non si toccano i diritti essenziali dei cittadini”. Il ministro e vicepremier Luigi Di Maio parla dalla Cina, e in un video pubblicato su Facebook torna a parlare della manovra. “Un governo serio che ha fatto delle promesse i soldi li trova, e badate bene il mio non è un attacco al ministro Tria” afferma di Maio. Le risorse le “troviamo dai tagli? Sì. Ma qualora non si dovessero trovare dai tagli – premette il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico – noi sappiamo che nei prossimi anni potremmo tagliare tanti altri sprechi e mandare a regime le risorse che servono per finanziare a mandare a regime queste iniziative: ma non possiamo aspettare due 3 anni per mantenere queste promesse”.

Quindi snocciola la sua ricetta: “E’ per questo si attinge a un po’ di deficit per poi far rientrare il debito l’anno dopo o tra due anni: è quel che vogliamo fare, mantenendo i conti in ordini e senza voler fare nessuna manovra distruttiva. Quel che vogliamo mettere al centro non è l’obiettivo di rassicurare i mercati ma migliorare la qualità di vita degli italiani”.

“I soldi ci sono e non saranno toccati i diritti essenziali dei cittadini, come la Sanità, né sforeremo il 3%” garantisce Di Maio. Poi assicura: “Non esisteranno né tagli alla Sanità o interventi sul deficit che possano mandare fuori giri i conti dello Stato”. Di Maio esclude di tagliare “servizi essenziali – si pensi alla sanità in questi anni – né sforare il 3% per mandare in cortocircuito i conti dello Stato”.

“E’ chiaro – va avanti il vicepremier – che bisogna trovare il giusto equilibrio. L’obiettivo della legge di bilancio è migliorare la vita degli italiani, per questo hanno eletto noi e non gli altri. Questo lavoro di tagli e di modulare il deficit in modo tale da rispondere alle aspettative degli italiani è quel che si sta facendo in queste ore. Ho a cuore l’idea di far felici i cittadini dopo che per anni le manovre erano piene solo di marchette elettorali per far contente le banche e gli amici degli amici”.

Olimpiadi, pressing su Appendino. Lei: “Manca chiarezza”

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Ore decisive per la candidatura dell’Italia alle Olimpiadi invernali. Mentre salta il tridente Cortina-Milano-Torino, per i Giochi non è ancora detta l’ultima parola. Oggi a Losanna verrà presentato il dossier. Ma Torino potrebbe ripensarci e decidere di rientrare nel tridente. “Siamo ancora in tempo – ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ai microfoni di ’Radio Anch’Io’ -, Non credo che Losanna non ci prenda in considerazione, oggettivamente è assolutamente aperta. Con una candidatura a due è sicuro che l’Italia ha meno possibilità di vincere, non avendo le garanzie del governo”.

Il numero uno del Coni non ha voluto poi fare polemica con il vicepremier Di Maio, il quale, ieri aveva scaricato sul Coni le responsabilità del naufragio della candidatura a tre. “Non voglio fare polemica, credo che non serva a nulla. Riguardo al Coni le cose non stanno così, è fin troppo evidente. Da quando si è cominciato a parlare della candidatura abbiamo cominciato a parlare di ticket Milano-Torino, poi si è aggiunta Cortina e poi avendo tre candidature ci siamo rivolti al governo – ha spiegato Malagò -. E il governo ha detto che dovevamo procedere, ma ci doveva essere coesione totale e massima attenzione ai costi. L’ idea a tre era stata recepita dal governo e poi sostenuta dal Cio, noi abbiamo fatto quello che ci ha chiesto il governo”.

“Il governo ha fatto degli incontri e ognuno ha esposto le sue istanze, poi il governo ha preso atto e ha mandato una lettera nella giornata di giovedì chiedendo un giudizio sul tridente – ha scandito il presidente del Coni -. Sala aveva posto due condizioni, la governance e che nel nome Milano doveva essere per prima, una richiesta che non mi sembra una richiesta inaccettabile. Poi è arrivata la terza lettera della Appendino che rimaneva alla delibera del consiglio comunale che non faceva riferimento al tridente volendo far partecipare Torino da sola. E’ stato evidente che a fare saltare tutto è stata Torino. Poi Giorgetti è andato in audizione Parlamento dicendo che non c’era condivisione. Peccato stavamo a un centimetro da una idea vincente, il Cio ci ha detto ’grande idea’ e potevamo dimostrare di essere un Paese che supera gli steccati e che si vuole bene”.

Per la sindaca di Torino Chiara Appendino ’’pare che sia stata Torino a tirarsi indietro, ma è assolutamente falso”. “Torino ha seguito il percorso come è stato indicato, mettendosi a disposizione del Governo. Ha chiesto chiarezza su certi elementi, la bozza di protocollo mandata venerdì sera dal sottosegretario Giorgetti, a cui dovevamo rispondere entro il lunedì mattina, non dava queste risposte’’. ’’Se si decide di fare un percorso il percorso deve essere chiaro, l’errore di fondo è stato decidere di provare a costruire una candidatura a tre -aggiunge Appendino ai microfoni di Sky Tg24-. Le candidature a tre sono molto complesse, non sono mai state fatte, non è chiaro chi garantisce, mentre si poteva scegliere la candidatura di una città, che sarebbe stata più semplice dal punto di vista della gestione ma anche dal punto di vista della costruzione dell’evento, perché c’è un unico territorio da gestire’’.

Favorevole al rientro di Torino il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino. “Credo ci siano tutte le condizioni per rimettersi al tavolo a Roma e riprendere la discussione – ha affermato -. Ho sentito telefonicamente il governatore del Veneto Luca Zaia questa mattina alle 8 e mi ha confermato, come aveva già dichiarato ieri, che preferirebbe il tridente”.

Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia tifa per la candidatura a tre. “Sono un inguaribile ottimista e penso che la soluzione del tridente sia ancora oggi la migliore – ha detto durante un incontro con i giornalisti -. Invito tutti a ripensarci, perché abbiamo chiuso un bel dossier e il Coni ha già ottenuto dal Cio la possibilità di far firmare i tre sindaci, il che è una cosa unica. Comunque, se non va a tre, c’è la soluzione della falange macedone Lombardia-Veneto. E’ vero che Cortina e Milano dovrebbero trovare 600 milioni di euro, e sono tanti soldi, ma è anche vero che se le Olimpiadi non si fanno, si perdono 980 milioni di finanziamenti del Cio”.

“Questo non è il momento delle polemiche – ha ribadito Zaia – ma di saper fare tutti un passo a lato. La verità è che ci sarà un logo e ci saranno i nomi delle tre città uno davanti all’altro. Pur di chiudere questa partita Cortina si mette in fondo senza problemi. Non esiste che si perdano le Olimpiadi, credibilità, finanziamenti, visibilità planetaria per un battibecco sulla posizione del nome”. Anche il leader della Lega, Matteo Salvini ha spiegato che “da cittadino italiano, padre di famiglia, da sportivo e da vicepresidente del Consiglio, farò tutto quello che è umanamente economicamente e politicamente possibile perché le Olimpiadi invernali vengano in Italia”.

Ieri, dopo lo stop al tridente da parte di Giorgetti, i governatori di Veneto e Lombardia Luca Zaia e Attilio Fontana hanno annunciato un ’piano B’, con l’appoggio del sindaco di Milano, Beppe Sala per una corsa a due, dopo che Torino si è sfilata. Il governo non ostacolerebbe una corsa autonoma degli enti interessati, ha garantito Giorgetti, sempre “se hanno la possibilità di mettere una garanzia”. “Se Lombardia e Veneto vogliono andare insieme naturalmente se ne faranno carico direttamente loro, anche in termini di oneri”, ha poi spiegato il sottosegretario, sottolineando che “se vogliono andare avanti da sole la garanzia del governo non ci sarà”. “Stesso discorso per Torino: “Se Torino – ha precisato – volesse fare altrettanto senza chiedere nulla allo Stato, poi sarà il Coni a decidere tra le due città candidate”.

Rai, Foa torna in corsa

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Il consiglio d’amministrazione della Rai proceda alla nomina del presidente dell’azienda entro mercoledì prossimo, senza escludere la candidatura di Marcello Foa. E’ l’invito contenuto nella risoluzione approvata oggi pomeriggio dalla commissione di Vigilanza, con i voti a favore di Lega, M5S e Fratelli d’Italia, l’astensione di Forza Italia e l’opposizione di Pd e Leu.

Il testo della risoluzione di maggioranza è cambiato rispetto alla stesura originaria ma non nella sostanza. Il testo originario della risoluzione, presentata da Paolo Tiramani (Lega) in Vigilanza giovedì scorso, impegnava il Cda Rai a “procedere con sollecitudine all’adozione di una nuova delibera di nomina del presidente, senza limitazioni all’eventuale candidatura di ciascun consigliere con l’esclusione del solo amministratore delegato, al fine di consentire alla commissione di esprimersi e dare quindi piena operatività al sistema radiotelevisivo”. Un testo che include quindi anche Marcello Foa.

Tre le modifiche più rilevanti accolte nell’accesa discussione di questa mattina sugli emendamenti: quella di Giorgio Mulè (Forza Italia), che impegna il consigliere Rai che sarà indicato dal Cda alla presidenza a farsi audire dalla Commissione di Vigilanza prima che questa esprima il parere su di lui; l’altra modifica riguarda l’inserimento della scadenza temporale nel testo, in cui si invita il Cda Rai a procedere alla nomina del presidente entro e non oltre il 26 settembre prossimo; infine l’acquisizione di tutti i pareri legali depositati che hanno permesso alla commissione di maturare una posizione sulla vicenda della riproposizione di Marcello Foa.

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20 Settembre 2018