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Di Maio: “Pronto ddl per tagliare 345 parlamentari”

Di Maio: “Pronto ddl per tagliare 345 parlamentari”

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Il taglio del numero di parlamentari è nel contratto di governo e per anni è stato uno dei cavalli di battaglia dei pentastellati. Ora sta per diventare realtà. “Stamattina abbiamo fatto una riunione” con la Lega “e la settimana prossima presentiamo una proposta di legge costituzionale per tagliare 345 parlamentari” ha annunciato il vicepremier Luigi Di Maio a Di Martedì.

Durante il talk show di La7, Di Maio parla del tema caldo dell’esecutivo: la manovra. “Sarà una legge di bilancio che manterrà le promesse – annuncia -. Una parte verrà dal taglio degli sprechi ma qualora non dovesse bastare anche facendo un po’ di deficit in più”. “Le metto per iscritto che il 3% non lo superiamo – assicura – perché non serve superarlo ma se l’obiettivo è quello di soddisfare quelle richieste noi possiamo tagliare gli sprechi ma anche, visto che rientreremmo nel debito perché tutti gli sprechi che stiamo tagliando nei prossimi 2-3 anni avranno degli effetti e ci daranno soldi insieme al varo di misure per fare crescere il Paese, magari potremmo aver bisogno di prendere un po’ di soldi in prestito dal deficit quest’anno per poi ripagarli nei prossimi anni con gli effetti positivi delle misure addottate”.

“Abbattere il debito pubblico è un impegno che prendiamo, ma una legge di bilancio non si fa per ridurre il debito – sottolinea -. La si fa per cominciare ad avviare iniziative importanti: mantenere le promesse e migliorare la qualità della vita degli italiani”. “Questa legge di Bilancio manterrà le promesse che abbiamo fatto su reddito di cittadinanza, flat tax, superamento della Fornero. Lo faremo”, aggiunge. “I soldi ci sono. Non sono uno di quei ministri che in campagna elettorale prometteva una cosa e poi al governo ne dice un’altra”.

Sulle pensioni, Di Maio garantisce che non ci saranno mai più minime inferiori ai 780 euro. “Avere una pensione per sopravvivere un intero mese è un principio di civiltà”, ribadisce.

Quanto al rapporto con la Lega di Matteo Salvini rimarca: “Si alimenta un giochino per farci dire cose diverse. Queste due forze politiche”, Lega e M5S “si sono messe insieme” sulla base di un programma, “ci sono cose su cui siamo d’accordo, altre sulle quale non siamo d’accordo. Ma si sta giocando a evidenziare le cose su cui non siamo d’accordo per provare a dividerci. Ma il governo che per ora è compatto e continua a combattere”.

Con Salvini “non c’è nessun rapporto difficile. Tutta questa telenovela che si costruisce su noi due serve ai giornali, ma il governo si giudica sui fatti” spiega Di Maio. Quanto alle uscite di Salvini, ad esempio sui migranti, il leader pentastellato nega che ci sia un “imbarazzo identitario” da parte degli elettori 5 Stelle. “Tutto questo fa parte di una considerazione che non viene dal Movimento perché il Movimento sa quali sono diversità e quali sono le cose che invece possiamo fare insieme”.

Flat tax, calo delle tasse da mille a 15mila euro

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Partite Iva. Con la flat tax il risparmio potrebbe andare da un migliaio fino a quasi 15mila euro con l’ampliamento del regime forfettario. Il tutto ovviamente a seconda delle professioni e del reddito. Secondo le simulazioni della Confederazione nazionale dell’artigianato, la flat tax al 15% (fino a 65mila euro di redditi, e al 20% fino a 100mila) porterebbe più vantaggi ai professionisti, che risparmierebbero tra i 2.241 e i 12.638 euro, seguiti dagli edili (tra 2.051 e 14.925 euro). L’attuale regime forfettario, in vigore dal 2016, prevede l’applicazione di un’aliquota del 15% (del 5% per i primi cinque anni di attività) in sostituzione della tassazione IRPEF, IVA ed IRAP, su un reddito determinato applicando delle percentuali di redditività sui ricavi generati. Il regime prevede, inoltre, l’esonero da quasi tutti gli adempimenti fiscali compreso lo spesometro, gli indici sintetici di affidabilità (prima studi di settore) e la fatturazione elettronica in vigore dal prossimo primo gennaio 2019.

Manovra, spunta taglio ticket

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C’è anche l’ipotesi della riduzione del ticket sanitario nelle misure della manovra allo studio del governo. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, nel suo intervento ieri all’apertura della riunione del Comitato Oms Europa, ha annunciato l’intenzione dell’esecutivo di tagliare il ticket sanitario e le liste d’attesa per visite ed esami in strutture pubbliche. “Abbiamo bisogno di rilanciare la sanità pubblica – ha detto Grillo -, i cittadini devono avere accesso alle cure senza pagare più del necessario e per questo stiamo lavorando, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, alla riduzione del ticket, ossia della compartecipazione economica del cittadino alla spesa per le sue cure”.

E ancora: “Agiremo su un altro dei punti che ostacolano l’accesso alle cure, ossia le lunghe liste d’attesa per le visite e per gli esami diagnostici nelle strutture sanitarie pubbliche. I cittadini – ha affermato il ministro – non possono e non devono aspettare tempi infiniti per avere una diagnosi o per effettuare una visita specialistica”.

“La mappa della salute in Italia – ha detto – è piena di luci e ombre con differenze enormi nella stessa città o nelle Regioni. C’è una emergenza che riguarda la mancanza di medici, anche specialisti, e infermieri. In questi giorni stiamo preparando un decreto di emergenza su una situazione – ha sottolineato il ministro – che si trascina da anni”.

Rai, la Lega affila le armi

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Forte dell’accordo di massima raggiunto ad Arcore tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, la Lega vuole accelerare sulla Rai e punta a portare a casa la presidenza di Marcello Foa, d’intesa con i Cinque stelle, in settimana senza ulteriori strascichi e polemiche. Allo stato, la partita si dovrebbe chiudere con ogni probabilità venerdì, più per un fatto procedurale e non certo, riferiscono fonti azzurre, perchè Fi preferisce aspettare l’esito del nuovo vertice tra i leader del centrodestra rinviato a giovedì. Di certo, il Carroccio è determinato fare presto.

In queste ore, però, è circolata anche un’altra voce, secondo la quale c’è chi tra gli azzurri vorrebbe vederci chiaro e prima dell’ok definitivo a Foa chiederebbe assicurazioni che la presidenza di viale Mazzini sia parte di un accordo complessivo per il centrodestra, a cominciare dalle alleanze alle regionali con la conseguente scelta dei candidati governatori. Da qui la proposta di chiedere un’audizione di Foa in Commissione prima della ratifica finale: un modo per ricompattare il centrodestra attorno a un nome condiviso, quello appunto dell’ex cronista de ’Il Giornale’, per non dare l’immagine di ’meri esecutrice’ della volontà di Salvini.

In caso di bocciatura dell’audizione da parte della maggioranza, il partito del Cav potrebbe astenersi sul documento (un’opzione sponsorizzata soprattutto dall’ala moderata che fa capo a Letta-Tajani) e a quel punto i tempi si allungherebbero. Allo stato, due sono gli appuntamenti previsti per domani: alle 8 si riunirà la Vigilanza con all’odg la discussione e l’eventuale voto della ’risoluzione sull’adozione da parte del cda Rai di una nuova delibera di nomina del presidente’, poi, nel pomeriggio, è atteso il cda di viale Mazzini. La strada, assicurano in serata fonti azzurre, “è in discesa, la Lega ha chiesto di fare presto e solo per motivi procedurali si arriverà al voto su Foa venerdì, al massimo martedì prossimo’’. Giorgio Mulè, ai microfoni di Skytg24, assicura che ’intesa su Foa è a portata di mano: ’’Adesso certamente ci sono tutte le condizioni per un sì di Fi a Foa. Su questo nome c’è stato un cambiamento a 180 gradi”.

E sul caso la Lega affila anche le armi legali depositando due pareri, in particolare sulla legittimità del procedimento di nomina di Foa alla presidenza del Cda Rai, quindi, sulla reiterazione della nomina con la possibilità di nuova sottoposizione al parere della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Un parere, a quanto apprende l’Adnkronos, porta la firma dello studio legale Villarboito e Zuffanti e l’altro dell’avvocato Federico Freni. Entrambi, in ogni caso, concordano nel ritenere che un Foa bis, a guardare la legge in materia, sia assolutamente a norma.

Secondo gli avvocati dello studio Villarboito il Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici “non pone alcun limite alla presentazione (e alla ri-presentazione) del candidato del Cda né alcun limite all’espressione consultiva della Commissione Parlamentare” che in quanto espressione del potere politico (il Parlamento appunto) è certamente “libera di rielaborare, sviluppare, modificare il proprio parere in relazione al medesimo candidato”. Il parere della Commissione parlamentare è, infatti, “un atto di indirizzo politico e, pertanto, non soggiace alle limitazioni degli atti amministrativi in senso stretto (in relazione ai quali, peraltro, non vige alcun principio di immutabilità)”.

Secondo lo studio legale Villarboito “la legge non pone alcun limite alla modificabilità del parere che, per sua natura, risponde alle esigenze e alle istanze politiche del momento in cui il parere medesimo viene reso”. ma c’è di più. “Il parere della commissione parlamentare – secondo gli avvocati dello studio Villarboito e Zuffanti – non può essere oggetto di controllo (o etero-valutazioni)”, considerato che la giurisprudenza, ben prima dell’entrata in vigore del Testo unico, ha stabilito “un principio fondamentale” che di fatto conferma “l’autonomia del parere richiesto alla Commissione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il parere dell’avvocato Federico Freni che sottolinea come “nessuna disposizione di legge faccia divieto di adottare una nuova deliberazione che abbia carattere confermativo della designazione già effettuata”, né tantomeno “lo Statuto della Rai non limita in tal senso i poteri del Cda che, dunque, è libero di determinarsi nuovamente in senso analogo rispetto ad una precedente decisione”.

Il veto della Commissione, avvenuto prima della pausa estiva, secondo l’avvocato Freni, “obbliga unicamente il Cda Arai a rideterminarsi in ordine al soggetto da nominare quale presidente, svolgendo una nuova valutazione che tenga conto della posizione espressa dalla Commissione”. In sostanza, “il parere della Commissione è vincolante unicamente rispetto alla produzione degli effetti della delibera di nomina, efetti che in mancanza di una positiva determinazione dell’organo parlamentare non si producono, ma non costituisce un vincolo conformativo rispetto alle successive deliberazioni del Cda (potere che, invece, hanno le pronunce giudiziali)”.

Nel parere dell’avvocato Freni non mancano poi specifici riferimenti ad un “significativo numero di precedenti” che confermano la tesi della ’riproponibilità’. Uno su tutti “più immediatamente sovrapponibile” è il caso della proposta di nomina di Alessandro Ortis a presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas: nella seduta del 13 novembre 2003, infatti, la decima commissione (Industria, commercio e turismo) del Senato espresse parere contrario, salvo poi, nella seduta del giorno successivo, esprimere parere favorevole, a fronte della riproposizione della candidatura”. Ma non basta. L’avvocato Freni mette giù, nel corso di un lungo documento, diversi altri precedenti per poi soffermarsi sul fatto che, sebbene la persona fisica del candidato sia la medesima (quindi Foa, ndr), si sarebbe in presenza, però, di “un nuovo procedimento e di un nuovo atto di nomina, sorretti da inedite e autonome valutazioni”. Di qui la legittimità di un “nuovo parere”.

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19 Settembre 2018