Traduci

Di Maio: “Stop a Tav se non sta in piedi”

Di Maio: “Stop a Tav se non sta in piedi”

cms_11481/tav_tunnel_interno_fg_ipa.jpg

“Se dei tecnici ci dicono che quell’opera”, la Tav Torino-Lione, “non sta in piedi, ditemi che senso ha fare un’opera che non sta in piedi. Io credo che dobbiamo essere lineari: la soluzione migliore è sempre la più semplice. Se c’è un’analisi, quando la pubblicheremo vedremo….se ci dirà che non sta in piedi, si blocca il processo di costruzione. Poi tutto quello che verrà dopo, si vedrà”. Così il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, che interviene così a margine di una diretta Facebook davanti alla sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, sull’Alta Velocità.

Non ho ancora capito come lo si voglia celebrare, questo referendum” sulla Tav, ha continuato Di Maio, che ha aggiunto: “Con quali firme, in quale sede, comunale, regionale….non ho ancora capito tutto questo. L’unica cosa che so è che c’è un’analisi costi-benefici che, se ci dirà che non sta in piedi, non si fa“.

Anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è intervenuto in serata sull’argomento: “Parliamo di un’opera che costa 20 miliardi – ha detto nello studio di ’Otto e mezzo’ – e porterà a un risparmio di 20 minuti al trasporto delle merci, e che se inizia domani sarà finita tra 30 anni”.

Reddito cittadinanza e nodo disabili, platea resta di 260mila

cms_11481/euro_FtgIPA2.jpg

L’accordo sembra siglato, ma sul nodo disabili -al centro di un braccio di ferro M5S-Lega nel decreto su reddito di cittadinanza e quota 100 atteso in cdm giovedì- non sembrano esserci grosse novità. Nonostante il vicepremier Matteo Salvini abbia spiegato che “i soldi per i disabili ci sono, anzi c’erano già”, fonti di governo grilline assicurano all’Adnkronos che la platea resta invariata: la misura interesserà ’solo’ i 260mila disabili che vivono al di sotto della soglia di povertà. E stop. Perché i 5 Stelle sono convinti che il reddito di cittadinanza vada introdotto e previsto solo per chi ha un Isee al di sotto dei 9.360 euro e su questo punto non sono disposti a fare concessioni.

Per i disabili, viene spiegato, vengono comunque previste delle tutele in più nel provvedimento. Anzitutto, l’accesso al reddito viene svincolato dalla ricerca di lavoro e dalla trafila dei centri di impiego; chi ha un figlio disabile non sarà costretto ad accettare, dopo i 18 mesi, un lavoro che ricada in un raggio sopra i 250 km dalla propria abitazione per non perdere il sussidio e, in caso si decidesse comunque di non rinunciare alla proposta lavorativa ’fuori porta’, si avrà diritto a un incentivo di un anno: 12 mesi di reddito di cittadinanza garantito.

Inoltre, viene spiegato, per i disabili si allenta il vincolo finanziario previsto: sul conto corrente, in caso di disabilità, si potranno avere più soldi rispetto all’asticella di 6.000 euro previsti per la platea degli aventi diritto: altri 5mila euro aggiuntivi. Ma chissà se queste tutele saranno sufficiente alla Lega per chiudere. Fonti di governo del Carroccio parlano infatti di un nuovo testo del decreto atteso domani e in cui la Lega spera di vedere accolte le proposte avanzate settimana scorsa per superare lo scoglio.

Pronta la norma per i rider

cms_11481/ragazze_bici_rider_fg.jpg

È pronta la norma che regolerà il contratto di lavoro per i rider, i moderni ciclofattorini. Entro marzo ai lavoratori che effettuano consegne per conto delle app di food delivery saranno assicurati tutele su malattie, infortuni e paga minima. E’ una nota del ministero del Lavoro ad annunciare tempi brevissimi per la legge sui fattorini del food delivery. “L’Italia si prepara ad essere la prima nazione europea a normare questa professione. Qualche giorno ancora per chiudere i dettagli” spiegano ancora i tecnici del dicastero di via Veneto.

Aperti al dialogo con le istituzioni e pronti a lavorare per una soluzione che garantisca maggiori tutele ai rider. Così in una nota Assodelivery, che raggruppa le imprese del food delivery di cui fanno parte Deliveroo, Glovo, Just Eat, SocialFood, Uber Eats, accoglie l’accelerazione del governo. “Flessibilità e sicurezza restano per noi i punti cardine. Vogliamo lavorare con il governo in questa direzione, in attesa di una nuova convocazione del tavolo ministeriale per discuterne”, si legge.

Autostrade, Di Maio: “Sì a tariffa unica europea”

cms_11481/casello_autostrada_ftg.jpg

“Se vogliamo parlare di Europa dobbiamo parlare di una rete autostradale europea che ha una tariffa unica su tutte le reti autostradali. In Italia deve sparire il casello: se devo usare l’autostrada posso usare un abbonamento a livello nazionale, pago 30-40 euro all’anno e i soldi vanno in una società statale per fare gli investimenti”. Questa la proposta lanciata via Facebook da Luigi Di Maio, durante il viaggio ’on the road’ di oggi con Alessandro Di Battista verso Strasburgo.

A stretto giro, arriva la replica di Autostrade per l’Italia al vicepremier e all’ex deputato. Le tariffe autostradali sulla rete di Aspi, sottolinea infatti la società, sono “in media le più basse d’Europa nei Paesi comparabili: sono circa il 40% più basse rispetto a quelle applicate in Spagna e circa il 15% inferiori rispetto a quelle francesi (rete ASPI: 7,36 centesimi di euro/km; Francia: 8,73 centesimi di euro/km; Spagna: 12,13 centesimi di euro/km)”. E questo, sottolinea ancora la società, “senza voler entrare in alcun modo nel dibattito politico ma con l’intento di fornire informazioni utili ai cittadini”.

Per quanto riguarda gli investimenti la società ha investito dalla privatizzazione a fine 2017 13,6 miliardi di euro, con un livello medio annuo di investimenti pari a 757 milioni di euro l’anno contro i 127 milioni di euro annui medi della gestione pubblica. Inoltre Autostrade per l’Italia spende in manutenzione, per km di infrastruttura, circa 108mila euro l’anno (periodo 2013-2017), cinque volte di più rispetto ad Anas e tre volte di più rispetto alle principali concessionarie francesi e spagnole.

Tutte queste informazioni, sottolinea infine Aspi, sono certificate, desumibili dai bilanci e consultabili da chiunque sul sito www.autostrade.it nella sezione “Dati e fatti sulla nostra attività”, visibile in homepage.

Pd, è scontro sugli scrutini dem

cms_11481/Nicola_Zingaretti_Fg_22.jpg

Nel Pd basta la diffusione di dati parziali dei congressi tra gli iscritti a far scatenare le polemiche. Dalle mozioni dei candidati stanno uscendo i risultati dei primi scrutini nei circoli dove si è votato in questo week end. Da Milano città fino a piccoli e piccolissimi comuni. Compreso quello di Rignano dove abita Matteo Renzi e dove, nonostante l’area che fa riferimento all’ex-premier stia con Maurizio Martina, ha stravinto proprio il ’turborenziano’ Roberto Giachetti.

Insomma, secondo i dati fatti girare dai comitati, Nicola Zingaretti sarebbe ampiamente in testa, a un passo dal 50%. Seguito a distanza da Maurizio Martina. E il terzo in classifica (dato non irrilevante perché alle primarie del 3 marzo si accede soltanto in tre) sarebbe Giachetti. Il diretto interessato spiega che commenterà solo i dati ufficiali. Mentre Francesco Boccia, che viene dato a percentuali bassissime, non ci sta e denuncia il tentativo “di condizionare il congresso con la diffusione di dati parziali e incompleti”.

Ma anche dalla mozione Martina, la portavoce Simona Malpezzi è critica. I renziani, che dopo il forfait di Marco Minniti si sono spostati su Martina, restano convinti che le percentuali dei congressi tra gli iscritti avranno un segno diverso. “Possiamo essere primi”, dicono dirigenti dell’area Renzi che in questi anni hanno guidato il Pd.

Intanto, nell’attesa dei risultati ufficiali dei primi congressi di circolo da parte della commissione congresso Pd, il sito Youtrend ha rielaborato i dati ufficiosi arrivati fin qui. Dopo weekend di convenzioni (5000 voti) Zingaretti sarebbe in testa al momento con il 48,8%, segue Martina con il 36,1 e quindi Giachetti con il 12,8. Infine Maria Saladino guadagna lo 0,9%, Dario Corallo e Francesco Boccia lo 0,7%.

“Vabbè – dice Boccia all’Adnkronos – se fossimo partiti dalla Puglia, io sarei già segretario… Ma di che stiamo parlando? Sono dati parziali e incompleti. Diffusi ad arte per condizionare il congresso. Ancora si deve votare in tutto il Sud e dove si è votato, gli scrutini sono appena partiti. E’ una cosa di una gravità inaudita”, sottolinea. “Qui già rischiamo di fare un congresso tra apparati, se poi si reiterano le peggiori pratiche del passato, non si va da nessuna parte. E poi -sottolinea- non stiamo parlando di un voto aperto e libero ma di un voto limitato e ristretto”, ovvero quello della fase del congresso aperta solo agli iscritti dem, “quindi la diffusione dei risultati sia fatta dal partito”. Verrà fatta “domani”, assicura il presidente della commissione Congresso, Gianni Del Moro.

Boccia contesta ma anche dalle parti di Martina, la portavoce della mozione, Simona Malpezzi, è critica: “È curioso che girino dati parziali sul #congressoPd veicolati da siti magari di consulenti di uno dei candidati (no, non siamo noi). È un vecchio modo di fare e anche un po’ triste. Noi, con il sorriso, attenderemo i dati ufficiali. Senza ansie. Buon congresso a tutti!”.

I dati ufficiali dovrebbero essere diffusi domani. “In riferimento ai risultati seppur parziali delle votazioni nei circoli -dice il presidente Dal Moro- la Commissione nazionale del Congresso ha deciso nei giorni precedenti all’unanimità che il Pd onde evitare distorsioni o forzature sui risultati seppur parziali di raccogliere entro le ore 18.00 dei giorni 14-21-24 gennaio i dati parziali ufficiosi per tutte le votazioni che si sono svolte nei circoli fino al giorno antecedente la data di rilevazione”.

“Tutto ciò al fine di avere una visione attendibile e non di parte del confronto interno evitando così da parte di tutti interpretazioni o annunci di risultati parziali sull’andamento del voto privi di qualsiasi riscontro ufficioso. I dati della prima rilevazione seppur molto parziale saranno comunicati quindi nella giornata di domani, dopo aver ricevuto tutti i risultati ufficiosi dalle insediate commissioni provinciali”.

Intanto, Martina che annuncia per il 29 gennaio a Milano l’iniziativa ’Cambiare l’Europa, cambiare l’Italia’ “con i contributi, fra gli altri, di Carlo Calenda, Graziano Delrio e del Sindaco Beppe Sala”, fa sapere che in chiave elezioni europee, il 23 gennaio chiuderà “il giro nei congressi di circolo andando a presentare #fiancoafianco al circolo Pd di Bruxelles”.

Autore:

Data:

15 Gennaio 2019