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DITTATURA, MANIE DI PROTAGONISMO E TANTO ALTRO

Ove l’uomo mette lo zampino, lascia un segno indelebile. Infatti c’è poco di incontaminato su questo pianeta, nemmeno i santi scampano alle nefandezze umane. Sin dai tempi remoti, l’umanità crea e poi distrugge secondo un circolo vizioso che si ripete ciclicamente. Adesso impaurisce l’emergenza nucleare, cosa da far mettere le mani nei capelli anche a Dio che, in fin dei conti, ne ha viste proprio tante. Chi possiede armi nucleari, trova nella necessità della difesa patriottica una scusa plausibile. Se esistessero gli alieni, guarderebbero la Terra allo stesso modo con cui si guarda un film comico. Che dire del caso umano? La follia ogni tanto prende il sopravvento sulle persone, di solito accade mentre l’incertezza del futuro coglie totalmente impreparati. La storia umana è fondata su contraddizioni evidenti: l’ipocrisia del bene, il piacere del dolore, l’amore per la materialità. La pazzia si fonde con la normalità, il dis-umano ingoia l’empatia e priva di qualsiasi capacità d’interazione. Poi, d’un tratto, solo cieco egoismo. Il prossimo non esiste più, la mania di protagonismo diventa il must degli uomini ambiziosi. L’importante è essere ricordati, il resto sembra una ciliegina su una torta fatta di strati di sofferenza altrui. Da un lato il presidente nord coreano, dall’altro quello americano. Si fronteggiano su un ring di parole, l’uno minaccia, l’altro sbeffeggia. D’altronde il dittatore utilizza la maggior parte del denaro pubblico per dedicarsi alla prodizione di indistruttibili armi. Il popolo, invece, muore di fame e vive di privazioni quotidiane. Addirittura cerca di fuggire al di là dei confini, tanto che il Giappone raccoglie corpi senza vita giunti sulle sue spiagge con navi di fortuna. La Corea del Nord vive condizioni abbastanza critiche: la popolazione elemosina a ogni lato della strada, i bambini in primis subiscono le conseguenze del regime. Non vige la libertà d’informazione perciò i turisti devono seguire delle regole ben precise e, ad esempio, porre assoluta attenzione alle foto scattate e ai video registrati perché macchine fotografiche, cellulari e tablet vengono controllati dagli agenti. Ovviamente periodici e riviste sono rintracciabili in numero esiguo e strettamente sorvegliati affinché seguano il diktat imposto. Le persone sono infarcite di nozioni politiche propagandistiche, l’America è in cima alla top ten dei Paesi odiati. L’indottrinamento chiude la mente e impoverisce i portafogli. Dall’altra parte del mondo, Trump risponde ai vaneggiamenti del dittatore con frasi di sbeffeggiamento, quasi a sminuirlo per evitare di ingigantire la questione. Kim, però, non molla la presa.

cms_7879/2.jpgLe sue prove missilistiche continuano e l’idea di voler diventare una potenza nucleare a ogni costo imperversa con profusa energia. Risoluto e svelto, uccide i traditori e toglie di mezzo gli oppositori. I campi di concentramento ospitano miglia di persone, ne sa qualcosa Shin Dong-hyuk che, lontano dal pericolo, racconta le condizioni di vita del campo. Shin dice che la vita media all’interno dei campi non supera i 45 anni e che le persone per sopravvivere sono costrette a cibarsi di insetti. Inoltre i prigionieri sono l’uno contro l’altro, poiché chi svela i nomi dei possibili fuggitivi riceve dei premi. Una storia come tante in quel luogo quasi sconosciuto. Il dittatore non è affatto uno sprovveduto e, garantendosi l’appoggio dei più abbienti, affama il resto del popolo attraverso le promesse di una invincibile e rispettabile Corea del Nord. La propaganda è letale, i nord coreani non possono accedere alle notizie del mondo e sanno solo ciò che gli viene mostrato. La normalità rappresenta lo scorrere inesorabile della vita quotidiana intrappolata in quattro mura di falsità ideologica.

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Seppur le bugie sul regime abbondino su Internet per il gusto di rendere la storia allettante, la verità che emerge è comunque penosa. Non poter esprimere un’opinione contraria uccide l’intelligenza e massacra lo spirito critico. Le persone smettono di pensare perché non v’è bisogno, tuttavia sentono l’esigenza di scappare al di là dei limiti imposti. I Paesi democratici osservano con cura le mosse di Kim, per comprendere il soggetto e carpirne le reali intenzioni. Un po’ difficile mettersi nei panni di colui che aspira a un posto di grande memoria nella linea del tempo a scapito del suo popolo. L’Occidente disegna questo progetto con il colore della malvagità perché, dopo Hitler, il sapore della dittatura lascia l’amaro in testa. La libertà, tutelata ormai dalle costituzioni di parecchie nazioni, assurge al titolo di dignità della persona. Che poi, parlare di libertà significa fare riferimento alla totalità delle opportunità esistenti, ossia alla possibilità di contrattare liberamente, di scegliere il lavoro desiderato, di parlare qualche volta a sproposito, di uscire con chi si vuole, di contrariare il potere… Tolta questa, rimane il vuoto.

Data:

5 Dicembre 2017