Non c’è pace in questo periodo per Donald Trump. Dopo le pesanti rivelazioni inerenti all’inchiesta sull’assalto di Capitol Hill, che hanno peggiorato di molto la situazione per il tycoon, l’8 agosto scorso l’FBI ha condotto un clamoroso raid nella dimora di Trump a Mar-a-Lago, inerente a svariate ipotesi di accusa all’ex presidente, tra cui il “nucleare”. La perquisizione, con sequestro di svariati documenti, è la prima hai danni di un presidente americano. Le motivazioni che avevano spinto gli agenti federali a chiedere al giudice Bruce Reinhart della Florida di autorizzare il raid sono state quindi rivelate qualche giorno fa. Tre punti hanno spinto l’FBI ad agire: i documenti segreti che Trump si era portato a Mar-a-Lago contenevano informazioni su fonti umane di intelligence, che se rivelate potevano costare loro la vita. In secondo luogo diversi testimoni oculari hanno denunciato cosa accadeva nella residenza dell’ex capo della Casa Bianca e conseguentemente hanno riferito agli inquirenti. Infine l’FBI ha motivato l’irruzione, ritenendo di poter trovare potenziali prove del reato di ostruzione della giustizia durante la perquisizione.
Questi sono i tre punti cardine rivelati nelle 38 pagine dell’affidavit, ossia il documento per poter agire. Tante sono le parti mantenute segrete per nascondere informazioni che metterebbe a rischio il futuro dell’inchiesta e delle persone che la stanno aiutando. È chiaro però come la situazione e gravità del caso su Donald Trump sia enorme. Sempre secondo il testo, gli agenti avevano trovato 184 documenti classificati, di cui 67 “Confidential”, 92 “Secret” e 25 “Top Secret”. Alcuni contenevano informazioni sui metodi e soprattutto le fonti dell’intelligence americana, e quindi rappresentavano un serio rischio per la sicurezza nazionale e la vita delle persone coinvolte, se fossero stati rivelati. Oltre a ciò i documenti erano custoditi in maniera inappropriata e venivano frequentemente spostati, divenendo a rischio di divulgazione. L’FBI ha poi deciso di proteggere i vari testimoni, lasciando intendere che persone molto vicine a Trump hanno deciso di collaborare, e la portata delle loro testimonianze era tale da metterli sotto protezione. Infine, un’ultima conclusione del raid, è che gli agenti hanno agito in quanto gli avvocati dell’ex presidente avevano mentito, sostenendo che tutti i documenti segreti richiesti nei mesi scorsi erano stati consegnati.
La risposta di Trump non si è fatta attendere rispondendo che: “l’affidavit è pesantemente cancellato!!! Nulla menziona la parola “Nucleare”, è un totale sotterfugio dell’Fbi e del dipartimento alla Giustizia”. La difesa fin qui proposta dagli avvocati del tycoon si è basata sul fatto che i documenti erano stati declassificati e portati a Mar-a-Lago, e comunque la legge gli dava il diritto di usarli a piacimento. L’affidavit ha però fatto chiarezza su questo punto, specificando che la legge non sarebbe stata violata perché le carte erano segrete, ma perché in ogni caso non dovevano trovarsi in quell’edificio. Oltre ciò l’azione degli agenti era divenuta necessaria perché lo stesso Trump non stava collaborando con le autorità, mettendo a serio rischio la sicurezza nazionale e delle fonti. Tanti sono ancora gli interrogativi e domande intorno alla figura dell’ex presidente degli Stati Uniti, che è finito ormai nell’occhio del ciclone da un anno a questa parte.