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Donna:: No oggetto, no vittima!

Comunicare è difficile!! Fare comunicazione lo è ancora di più, soprattutto se lo sguardo si sofferma su immagini mediatiche e sulla rappresentazione pubblicitaria stereotipata e alienante della donna“usata”!

Oggetto di rappresentazione esclusivamente voluttuosa per una società di mercato, di audience, passante attraverso lo sfruttamento del corpo femminile, svilendolo nel sacrificarlo alla mercé, rivolta a una platea esclusivamente maschile. L’immagine pubblicitaria femminile è testimonianza di come le donne sono identificate: oggetto!

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Nel solito rituale di degradazione, discriminante perché offre, nei messaggi, mistificazione di ciò che in realtà dovrebbe esprimere. Quale messaggio dovrebbe passare, per far scuotere le coscienze, attraverso quelle rappresentazioni di volti appoggiati su corpi ammiccanti nelle pose, nel senso di quelle scritte pubblicitarie che diffondono pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità delle donne?

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La pubblicità, attraverso le sue “ambiguità” non presenta solo stereotipi, ma alimenta e consolida vecchi pregiudizi che hanno influenzato il comportamento di chi vi è esposto generando distorsione dei rapporti uomo-donna, creando disparità. Non si deve mai dimenticare che la visione mentale di questi stereotipi, frutto e causa di una cultura patriarcale, è spesso motivo delle violenze psicologiche e materiali che si nascondono nei rapporti tra uomo e donna generando squilibri.

Si dovrebbero utilizzare e far passare altri tipi di messaggi. Se si “vogliono” cambiare le cose è necessario che il modello da proporre rispetti il femminile, senza considerarlo debole, oggetto, vittima! Messaggi e situazioni pubblicitarie ispirati a criteri di rispetto, per pari opportunità, tra uomini e donne, in una corretta rappresentazione di genere pur mantenendone le differenze.

Data:

27 Settembre 2014