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DONNE DI SICILIA (I^)

L’altra metà del cielo; anzi, buona parte del cielo, se non tutto.

La Sicilia è donna e lo è la Trinacria. L’Etna, come “muntagna” e non come vulcano, è orientata al femminile, specie se si intende come madre e nutrice.

Per una donna, trasse origine il Vespro; e due donne, Dina e Clarenza, diedero il segnale della riscossa.

Santa Rosalia a Palermo, Sant’Agata a Catania, Santa Lucia a Siracusa e la Madonna in quel di Messina ed Enna. Tra mito e religione, è epifania del femminile siculo. Ma v’è anche il segno tangibile della femminilità nella quotidianità, con muliebre massima visibilità o sottraendosi agli sguardi.

In Sicilia, nessuno pensi a una mera porzione dell’universo: qui, le donne sono madri, matriarche e dee, vale a dire molto più del quantificabile e del qualificabile. Testa e cuore. Non fidatevi di sguardi apparentemente remissivi e non fidatevi di immagini retrò o legate a una iconografia schiettamente sicul-maschilista: gli uomini, sostanzialmente, vengono dopo.

Cieli d’Alcamo, uno dei poeti siciliani cui ricondurre i primi passi del volgare italiano, nel suo celebre “contrasto” rappresenta la forza dialettica della donna rispetto all’uomo. Gioco delle parti? Tecniche di corteggiamento antiche come l’istinto? Certamente. Ma pensiamo pure al mondo femminile che, in Sicilia, sa “tener testa” al maschile. Così il poeta: “Se soffri a causa mia, è la follia che ti spinge a farlo. Potresti arare il mare, seminare ai venti, mettere insieme tutte le ricchezze di questo mondo: non puoi avermi a nessun costo e piuttosto mi taglio i capelli (nel senso di scegliere il monachesimo, sottraendosi all’uomo).

Le donne siciliane non si piegano, trovano il loro punto di fuga, sovente un commodus discessus nobile e dignitoso. No, nessuno le pensi inferiori, inespresse, ancillari. Le donne, del resto, sono esseri superiori persino se fiaccate e minimizzate (e Dio e la storia sanno quanta discriminazione han patito!). Ciò vale ovunque, Sicilia inclusa.

La nostra storia, la storia dell’isola è segnata dalle donne, dalla volontà delle donne, dalla scelta delle donne, che però mai appaiono sulla scena. Così intelligenti, così superiori, così convinte del proprio potere da lasciare la recita agli uomini accontentandosi di reggerne le redini. Mai è esistita la donna sottomessa, angelo del focolare, completamente ignara dei fatti e misfatti dei propri congiunti”. È quanto scrive Alfio Caruso nel suo bel libro “I Siciliani”, in un apposito capitolo dedicato alle donne di Trinacria. Il titolo del capitolo? Emblematicamente “Le padrone dell’Universo”.

Leonardo Sciascia, in una controversa intervista del 1974 resa a “L’Espresso”, fece cenno a un “dominio femminile”, pur pitturando di nero il matriarcato nell’isola. Sfrondato di alcuni aspetti il concetto, si ha la conferma della centralità della donna.

Il compianto Andrea Camilleri, presentando il monologo “Conversazione su Tiresia” a Roma, ebbe a dire: “Penso sinceramente che sia arrivato il momento di cedere le armi alle donne”.

Il mondo femminile, in Sicilia come altrove, è un prezioso mosaico; è un prato in cui brillano i colori dei fiori e i profumi più intesi ed eterni. E fra le tantissime rose, tra quelle che han raggiunto le altissime vette della cultura e quelle che han raggiunto le ancor più elevate vette di una silente quotidianità fatta di ordinari sacrifici e inesauribile amore, due nomi che ci ricordano l’epoca della nascita della nostra Costituzione repubblicana: Maria Nicotra e Ottavia Penna.

Maria Nicotra Fiorini. Coraggio, altruismo e fantasia.

cms_21602/1.jpgLe donne elette nel 1946 all’Assemblea costituente erano pochissime, 21 su 556. Insomma, circa il 3,8% degli eletti. Provenivano da ogni dove d’Italia, da diversi strati sociali, da diverse aree politiche. Si contavano 9 democristiane, 9 comuniste, 2 socialiste e 1 qualunquista, cioè esponente del “Fronte dell’Uomo Qualunque”. Nella diversità, qualcosa che le accomunava: avevano già dato grande prova di coraggio, altruismo e fantasia, per dirla con Francesco De Gregori; il cantautore, non l’omonimo comandante della brigata democristiana “Osoppo”, chiamato “Bolla”, ucciso da partigiani comunisti, del quale il primo è nipote. Due di loro, una comunista e una democristiana, Nilde Iotti e Maria Nicotra Fiorini, avevano un’altra cosa in comune: erano famose anche per le storie d’amore, con coprotagonisti Palmiro Togliatti e Graziano Verzotto.

Due storie che all’epoca suscitarono scandalo. Nilde Iotti fu la compagna di Togliatti, uomo di fiducia di Stalin e un mito per i comunisti italiani, almeno per parecchi anni. Era più anziano di Nilde, ben 37 anni li separavano. Per di più, era già sposato con un’altra “madre costituente”, la comunista Rita Montagnana che, dopo la separazione da lui, si allontanò sempre di più dalla politica e, nel 1958, si ritirò a vita privata. Nilde Iotti ebbe invece una lunga carriera politica. Eletta ininterrottamente alla Camera dal 1946 sino al 1999, è stata la prima Presidentessa della Camera dei Deputati e ha ricoperto questo incarico dal 1979 al 1992. Ha sfiorato l’elezione a Presidente della Repubblica nel 1992. Nilde Iotti ottenne 256 voti al quarto scrutinio, superando proprio Ottavia Penna – della quale si dirà – che, nel 1946, aveva ottenuto 32 voti ed era stata la prima candidata donna indicata da Guglielmo Giannini, padre del succitato Fronte. Era un omaggio alla Donna Italiana, un atto di rispetto e di ideale riparazione per la Sicilia da ottant’anni sfruttata e delusa.

Fu, con la Iotti, la volta buona per una Presidentessa? No. Il 23 maggio 1992, con la strage di Capaci e la morte di Giovanni Falcone, qualcosa sembra che cambiò. Dopo due giorni, il 25 maggio, venne eletto Oscar Luigi Scalfaro. Per la cronaca, il 12 marzo 1992 era stato ucciso il palermitano Salvo Lima e si disse che quell’evento mandò in frantumi la possibilità di Giulio Andreotti di essere eletto.

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Maria Nicotra Fiorini, fu, a sua volta, la moglie di Verzotto, nato nel patavino Comune di Santa Giustina in Colle, di umili origini, più giovane una decina d’anni. Partigiano prima rosso e poi bianco, politico e manager rampante, uomo di fiducia di Mattei e di Fanfani, già all’epoca del matrimonio con Maria. Dopo il matrimonio, Verzotto, stabilitosi in Sicilia, ebbe importantissimi incarichi politici e manageriali, essendo per anni segretario regionale della Democrazia Cristiana, Presidente dell’Ente Minerario Siciliano (EMS), Senatore. Fin qui nulla quaestio, forse. Ma fu anche testimone di nozze del boss mafioso di Riesi, Giuseppe Di Cristina, in buoni rapporti con Lucky Luciano e amico di Vito Guarrasi “uomo intelligente e chiacchierato”. Verzotto, inoltre, fu al centro di casi giudiziari importanti. Mattei, Sindona, De Mauro: casi scottantissimi.

Maria Nicotra Fiorini, proveniente da una famiglia ricca e aristocratica, non fu solo “madre costituente”, potendosi in lei scorgere una vita intensa, caratterizzata da incarichi lavorativi prestigiosi, prima e dopo l’elezione all’Assemblea Costituente. Con il matrimonio, visse per lo più all’ombra del marito, aiutandolo ad emergere e ad avere successo in politica e nel mondo del lavoro, senza comunque mai essere coinvolta nelle vicende reputate “poco chiare” che hanno interessato e visto come protagonista Graziano Verzotto.

Nata il 6 luglio 1913 a Catania, è morta il 14 luglio 2007 a Padova. È nata ed è morta in piena estate. Nella stagione più bella. Già, in Sicilia le stagioni sono tutte belle … . E probabilmente, anche gli anni della prima giovinezza e della vecchiaia – stadi dell’esistenza così diversi – sono stati belle stagioni per Maria. Da giovane aristocratica, forse prendendo esempio da Donna Franca Florio – la “Regina senza corona della Sicilia”, che all’inizio del secolo scorso abbandonò per un periodo la bella vita di Palermo e andò a Messina ad aiutare i terremotati –, Maria, lasciati gli agi della sua splendida casa e forse deludendo qualche pretendente, si impegnò, da fervente cattolica, nel servizio per la Croce Rossa durante il secondo conflitto mondiale. Coraggio, altruismo e fantasia. Ebbe la medaglia d’oro come crocerossina e, nel dopoguerra, la Democrazia Cristiana la candidò per l’Assemblea Costituente. Fu un successo, superiore alle aspettative. Venne eletta, a soli 33 anni, con 22.838 preferenze, nel collegio XXIX, che comprendeva Catania, Messina, Siracusa, Ragusa ed Enna.

Dal giugno 1946 al gennaio 1948, fu quindi membro dell’Assemblea Costituente. Nelle successive votazioni per la prima legislatura, ottenne un altro successo elettorale, giungendo presso la Camera dei Deputati e rimanendovi dall’8 maggio 1948 al 24 giugno 1953.

Maria Nicotra, nelle votazioni per la seconda legislatura fu la prima dei non eletti. Un buon risultato, considerando che, a quei tempi, era difficilissimo emergere per una donna. Infatti, nella seconda legislatura, le donne elette al Parlamento erano solo 35, di cui 34 alla Camera e una al Senato, meno delle elette nella prima legislatura che erano 49, di cui 45 alla Camera e 4 al Senato.

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Oggi la parità non è stata raggiunta, ai vertici prevalentemente ci sono uomini, ma la situazione è molto migliorata per le donne e il “trend” va in questo senso, non solo in politica. Si tratta di step di maturazione, evoluzione, civiltà. Tappe importantissime. Alcuni esempi: con la riforma del diritto di famiglia del 1975, è stata abolita la figura del capofamiglia e per i coniugi si è sancita parità di diritti e doveri; nel 2018, sono state elette 206 deputate e 93 senatrici, che rappresentavano circa il 30% dei Parlamentari; dal 1963 le donne possono partecipare ai concorsi per la magistratura, ed oggi sono più degli uomini, sicché nel marzo del 2019 – fonte CSM – erano 5103, il 53% del totale; nel 2019, Marta Cartabia è stata la prima Presidentessa della Corte Costituzionale. Recentissima, del 12 aprile 2021, è la notizia che Maria Chiara Carrozza sarà la prima Presidentessa a guidare il Consiglio Nazionale delle Ricerche per i prossimi quattro anni. Potremmo dire che questa è la normalità: perché precludere a una donna quel che le sue coordinate consentono, al pari se non meglio degli uomini?

Maria Nicotra, anche se non venne rieletta, non disperse le sue capacità e non smarrì la sua voglia di fare. Riscosse sempre la piena fiducia dei vertici del partito e ottenne incarichi di rilievo. Nel 1954, fu nominata, dalla Democrazia Cristiana, Vice Delegata nazionale del movimento femminile e, dal 1960 al 1965, presiedette l’Istituto Autonomo Case Popolari di Catania. Nel 1975, divenne la prima donna presidente di una società di calcio professionista, il Siracusa Calcio, ricevendo, nella amena cornice di Cefalù, il premio dell’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana).

Giusto chiarirlo: Maria fu Presidentessa degli azzurri aretusei suo malgrado, per motivi di forza maggiore. Infatti, prese il posto del marito che, per motivi giudiziari relativi a una vicenda di “fondi neri” legati alla banca del ben noto Michele Sindona, lasciò l’Italia per Beirut e poi Parigi, capitale in cui visse per circa 16 anni. Maria rimase in Sicilia e, oltre al Siracusa calcio, seguì altre attività prima gestite dal marito. Con la sua determinazione e il suo talento, si palesò come protagonista.

Nel 1991, grazie all’indulto, Verzotto rientrò in Italia, a Padova, nella sua terra d’origine, ritenendo opportuno non rimetter piede in Sicilia. Maria, ormai anziana 78enne, lo raggiunse. Vivranno insieme altri 16 anni . Evidentemente, era innamorata di Graziano e gli perdonava tutto. Sarebbe bello sapere quanto lui fosse innamorato di lei, se ci fosse equipollenza. Perché no? Forse per questo motivo non l’ha mai coinvolta nelle sue iniziative alquanto rischiose. Forse per questo ha voluto vicino Maria nell’ultimo periodo della sua vita. Forse anche per Graziano Verzotto l’inverno della vita è stato bello come l’estate.

Il 27 ottobre 2006, per il sessantesimo anniversario dell’Assemblea Costituente, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferì a Maria la massima onorificenza della Repubblica, quella di Cavaliere di Gran Croce. Trattasi dell’ultimo riconoscimento pubblico. Meno di un anno dopo, Maria si spense a Padova, a 94 anni. Nel 2008, Graziano pubblicò, a 85 anni, il libro di memorie “Dal Veneto alla Sicilia. Il sogno infranto: il metanodotto Algeria-Sicilia”, edito da “La Garangola” e lo presentò nel suo paese natale. Riportiamo un estratto dell’articolo del 26 aprile 2008 che gli dedicò il Mattino di Padova: Si è compiuta l’altra sera, nella sala consiliare del municipio stracolma di pubblico, la completa riabilitazione di Graziano Verzotto nel suo paese di origine… .. L’anno dopo, lo presentò a Siracusa e ricevette attestati di stima e di affetto (es., si veda il giornale on line Siracusa news del 16 aprile 2009). Sono le ultime soddisfazioni per il Senatore, dal 1955 al 1975 capo indiscusso della Democrazia Cristiana di Siracusa ed uno dei politici più influenti a livello regionale e non solo. Ma ormai è all’inverno (o all’estate?) della sua vita. Raggiunse la sua Maria il 12 giugno 2010.

Dieci anni dopo, il Mattino di Padova riporta la notizia che il 2 giugno 2020 Maria Nicotra è stata ricordata dall’ANPI di Padova… con una cerimonia di commemorazione che si è tenuta nel cimitero del Comune di Santa Giustina in Colle, dove Maria Nicotra, per sua volontà testamentaria, è sepolta nella tomba della famiglia Verzotto, accanto al marito Graziano.

Maria ancora oggi risplende di luce propria, come è giusto che sia per tutto quello che ha fatto per gli altri. Non bisogna dimenticare mai, nel valutare i risultati che ha raggiunto, il contesto storico che non dava molto spazio alle donne che dovevano proprio lottare con Coraggio, Altruismo e Fantasia…

(la II^ parte domani)

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Data:

17 Aprile 2021