Da Lunedì 9 marzo il bazooka della Bce sarà pronto e operativo per fare fuoco. 60 miliardi al mese saranno iniettati all’interno della ormai morente zona euro. Pura liquidità per rinvigorire la crescita economica del vecchio continente e salvare l’euro. Un ultima mossa disperata (l’ultima arma a disposizione di Draghi) che arriva molto in ritardo rispetto ad altre nazioni. La Federal Reserve Usa ha iniziato il quantitative easing nel 2008, seguita poi a breve da Bank of England e ancora dopo dall’istituto centrale di Tokyo.
Draghi, Giovedì 5 Marzo ha illustrato i primi dettagli del Quantitative Easing in salsa europea.Nessuna variazione è stata decisa sui tassi, che restano al minimo dello 0,05%. Intanto l’euro ha toccato oggi un nuovo record nei confronti del sul biglietto verde, scendendo fino a 1,1027 dollari, livello più basso da undici anni a questa parte. L’orientamento dei mercati sembra chiaro. Si vende Usa e si acquista Europa. Stando agli ultimi dati Epfr Global, da inizio anno i fondi azionari Usa hanno registrato riscatti per 39,6 miliardi di dollari. Liquidità che è stata dirottata in buona parte sulle azioni europee.
Nello stesso lasso di tempo sui fondi equity specializzati nel Vecchio Continente si sono riversati flussi di capitale per 26,4 miliardi di dollari. Liquidità che ha alimentato la brillante performance dei listini continentali: da inizio anno l’indice S&P Europe 350 ha guadagnato il 14,3% facendo nettamente meglio dell’S&P500 americano (+1,96%). “Questa rotazione di portafoglio dagli Usa all’Europa– spiega il Sole 24 ore- ha molto a che vedere con il passaggio del testimone tra la Fed e la Bce. La prima ha interrotto ad ottobre i piani di acquisti di titoli (Qe) e si prepara ad alzare i tassi di interesse in ragione del miglioramento del quadro macroeconomico. La Bce invece sta per lanciare ufficialmente il suo Quantitative easing e ci si attende che renda noti i dettagli tecnici dell’operazione”.
Mario Draghi ha preparato da tempo i mercati a questa eventualità. E questo ha avuto effetti positivi in primo luogo sui corsi dei titoli di Stato. Per buona parte dello scorso anno gli investitori hanno comprato a piene mani titoli governativi dell’area euro. Sui fondi obbligazionari europei si sono riversati 59 miliardi di dollari di flussi netti di capitale nel corso del 2014. Questa liquidità ha fatto salire i prezzi e crollare i rendimenti ai minimi storici. Una fetta consistente di bond sovrani nell’area euro oggi ha tassi negativi.
Un altro fattore determinante è quello valutario. La mossa di Draghi ha comportato una forte svalutazione della moneta unica che, nel cambio con il dollaro, viaggia su livelli inferiori di quasi il 20% rispetto a un anno fa. La moneta unica oggi sta sui minimi dal 2003. Questo significa che per i grossi investitori americani (carichi di dollari stampati in questi anni dalla Fed) oggi è molto conveniente comprare azioni europee. I tassi negativi dei titoli di Stato, così come sulla liquidità parcheggiata alla Bce, negli obiettivi di Draghi dovrebbero incentivare le banche a dare più credito a famiglie e imprese. La ripresa della domanda interna, così come di quella estera grazie al deprezzamento dell’euro (altro effetto del Qe), dovrebbe così dare una spinta agli utili delle società quotate e quindi al prezzo delle loro azioni.
Sul fronte Grecia, il Governatore della Bce è stato molto freddo e lapidario: nessun ripristino della deroga per accedere ai finanziamenti della Bce fino a quando l’Eurotwer non riterrà “che il Paese va verso una probabile conclusione positiva” del programma di riforme, e nessun innalzamento del tetto di emissione dei titoli di Stato a breve termine. In pratica: rubinetti chiusi fino a quando non saranno più chiare le intenzioni del governo greco rispetto all’ampio programma concordato a fine febbraio con l’Eurogruppo.”Finora la Bce ha prestato 100 miliardi di euro alla Grecia“, ha detto Draghi. “Negli ultimi due mesi abbiamo moltiplicato per due i nostri aiuti portandoli da 50 a 100 mld di euro. I prestiti alla Grecia rappresentano il 68% del pil greco, la percentuale più alta nella zona euro. Possiamo dire che la Bce è la Banca centrale greca ma è anche la banca centrale degli altri Stati membri dell’area euro“.