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DRAGHI PROVA A RILANCIARE L’ECONOMIA EUROPEA

Potrebbe trattarsi di un successo ma anche di un errore. Di certo è un rischio, approvato con fiducia e gaudio dal Consiglio Bce. L’operazione era attesa da tempo e da mezzo mondo. Mario Draghi ha annunciato il Quantitative Easing, un piano d’azione più potente di quanto si potesse immaginare: 1.140 miliardi di euro di liquidità sui mercati in 19 mesi di acquisti di titoli sovrani. Gli acquisti di bond da parte della Banca centrale europea saranno pari a 60 miliardi al mese, da marzo 2015 e fino al settembre 2016. Il nuovo intervento ingloberebbe i precedenti programmi di acquisto di prestiti bancari cartolarizzati (Abs) e di obbligazioni bancarie garantite (covered bond). La condivisione del rischio di spesa ricadrebbe solo per il 20% sulla Bce stessa, il restante alle banche centrali nazionali. Una questione, ha detto sorpreso il Presidente della Bce, non molto centrale ma che ha sollevato molti dubbi.

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Germania in primis. I tedeschi, diffidenti e scettici, hanno dovuto democraticamente adeguarsi alla scelta della maggioranza dei loro partners europei. Una maggioranza schiacciante: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Austria, Belgio, Finlandia, Estonia, Irlanda, Slovenia, Cipro e Malta si sono schierati a favore dei maxi acquisti dei titoli di stato. Contrari, più che alla necessità di un intervento, ai tempi e ai modi, sono stati Germania, Olanda, Lussemburgo, Slovacchia, Lituania e Lettonia. Unanimità in consiglio, non si è dovuto nemmeno ricorrere al voto data una così ampia maggioranza.

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L’euro aggiorna ancora i minimi da oltre 11 anni e scende sotto quota 1,13 dollari: un livello che non si vedeva da settembre del 2003. Anche il tasso del Btp a 10 anni tocca un nuovo minimo storico scivolando sotto la soglia dell’1,5%, all’1,492%. Le Borse europee hanno accolto con gaudio il piano di Draghi, da Milano (+2,44%) e Parigi (+1,52%) a Francoforte (+1,32%).

cms_1769/mario-draghi-may-have-just-dropped-a-hint-about-tomorrows-ecb-interest-rate-decision.jpg“La politica monetaria resta comunque unica”, dichiara Draghi, motivando la spinta a reagire con riferimenti a dinamiche inflazionistiche più deboli del previsto e scarsi miglioramenti a livello quantitativo sui mercati finanziari. Inoltre il Pil reale dell’Eurozona ha avuto una crescita di appena 0,2% nel terzo trimestre 2014 e lo spettro della disoccupazione continua ad incombere. Il Quantitative Easing, come suggerisce la sua traduzione, altro non è che un allentamento della politica monetaria realizzato non con una riduzione dei tassi di interesse ma con un aumento della quantità di moneta in circolazione. In altre parole, stampare moneta per acquistare titoli e debiti di paesi super indebitati. Stando alla teoria questo dovrebbe far ripartire i prezzi e l’inflazione. In pratica, si vedrà.

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La manovra inanella una serie di effetti positivi/benefici: primo fra tutti il risanamento delle finanze pubbliche dei Paesi più deboli che vedranno ridursi gli interessi sui loro titoli. Il rialzo dei prezzi di titoli pubblici e privati innescato dal QE rende meno appetibili quei titoli sul mercato internazionale, gli investitori investiranno altrove. L’euro si deprezzerà ma in questo modo saranno favorite le esportazioni. L’effetto ricchezza misto all’export è uno stimolo che dovrebbe rianimare l’economia e riavviare l’inflazione. Il tema della moneta unica, sempre molto caro al mondo finanziario, è in questo momento più importante che mai. Politici, economisti, ministri e cittadini discutono su pro e contro del tanto atteso e dibattuto piano di crescita. Si dice che il presidente della Bce abbia giocato la sua ultima carta, si dice che sia stata una mossa avventata ma allo stesso tempo necessaria.

Draghi ha escluso che le cedole sui titoli di Stato che verranno comprati dalle banche centrali nazionali possano essere utilizzate in futuro per un alleggerimento nei bilanci nazionali. “Sono d’accordo che alcuni effetti del QE sono già prezzati dai mercati, ma solo una parte – ha detto il presidente. E ancora: “C’è differenza fra aspettative e annuncio effettivo”. Nessuna eccezione per la Grecia, solo una deroga che consente di comprare titoli con rating speculativo ma unicamente in presenza di un programma di assistenza. Una volta varata la misura, i politici sono chiamati ad operare con riforme e provvedimenti mirati alla ripresa. “È meglio di quello che si era pensato, è il benvenuto” commenta il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria a margine dei lavori del Worl Economic Forum di questi giorni. Non sarà una soluzione definitiva ma sicuramente un valido coadiuvante/coadiutore.

Data:

24 Gennaio 2015