Dopo aver dichiarato la propria indipendenza, il 16 marzo 2014, la Crimea con referendum popolare ha optato la propria annessione alla Russia. Dal 1954 era parte dell’Ucraina a seguito della cessione da parte dell’attuale Federazione Russa.
Il governo ucraino, l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America non hanno riconosciuto l’annessione e ad oggi considerano la penisola di Crimea un territorio occupato illegittimamente e di appartenenza ucraina. Hanno attuato politiche restrittive con l’obbiettivo di ripristinare l’assetto territoriale precedente al referendum come il congelamento di beni, il divieto di viaggi, il divieto di importazione di beni, il divieto totale sugli investimenti e comminano sanzioni economiche alla Russia, considerata unica responsabile dell’esito del referendum.
In realtà, il referendum di Crimea ha messo in evidenza che, nonostante le continue politiche di integrazione e condizionamenti economici a cui i popoli si sottopongono per volontà di chi governa lo scenario internazionale, le origini storiche di una popolazione hanno un ruolo fondamentale nella scelta e presa di posizione politica in un determinato periodo storico. Infatti, la Crimea è popolata da circa il 60% di russi e non raggiunge il 25% di ucraini. Era prevedibile l’esito del referendum, anche per effetto delle pressioni di un leader come il presidente della Federazione Russa.
Vladimir Putin, Presidente della Repubblica Bielorussa, recentemente ha ammesso che l’annessione della Crimea era stata decisa prima del referendum e che indipendentemente da questo avrebbe egli stesso provveduto alla sua realizzazione. A seguito del referendum inoltre, alcuni manifestanti nell’aprile dello stesso anno occuparono palazzi governativi nelle regioni dell’Ucraina dell’Est proclamando la nascita e l’indipendenza della Repubblica Popolare di Donetsk, manifestando la volontà di un’annessione anche per essi alla Russia o la realizzazione un federalismo in Ucraina.
Alla guerra civile che nel frattempo si è creata e che vede Kiev, la capitale, centro di interessi geopolitici ed economici non si è trovata soluzione. Non solo. Questo mese si è assistito ad un aumento notevole delle forze di polizia a Kiev per difendere gli interessi degli ucraini dai “militanti filorussi” che continuano a rivendicare la propria indipendenza dall’Ucraina, creando preoccupazioni ad Obama che momentaneamente è sprovvisto di “armi” contro l’avanzata di Putin nel mercato economico mondiale.
Nel frattempo, mentre i paesi europei sono concentrati sulla questione Greca e nella “spirale” di proposte per la salvezza del popolo ellenico dal fallimento, in Crimea si assiste ad una trasformazione totale del Paese, a partire dall’istruzione e dal giornalismo. E come accadde durate la seconda guerra mondiale, gli unici luoghi che fanno sentire gli ucraini ancora “a casa” sono le chiese.