In questi giorni il dorato mondo del fashion system che si divide tra sorrisi, coltelli e cambi di poltrone è diventato più appassionante del calciomercato. Le defenestrazioni sono all’ordine del giorno, i cambi di posizione e le strategie anche, ma tutto è lecito pur di compiacere l’unico Dio che conta: il fatturato. Dopo la defenestrazione di Sabato De Sarno alla direzione creativa della maison Gucci il totonome, del chi va e del chi viene, è diventato l’argomento di conversazione preferito tra gli addetti ai lavori.

Le ultime due bombe esplose sono state la nomina del designer Demna Gvasalia, ormai ex Balenciaga, alla direzione creativa della maison Gucci e quella dell’addio della designer Donatella Versace al timone dell’omonima maison sostituita dal designer Dario Vitale. Demna Gvasalia è stato direttore creativo della maison Balenciaga dal 2015 portando, almeno nei primi anni, ad un ingente incremento delle vendite grazie ad una spiccata predilezione per lo streetwear, per il mood gotico, per l’oversize esasperato e le provocazioni alquanto ipocrita contro il luxury e il consumismo facendo lui beni di consumo. Se molti sono stati felici per la “Balenciaga liberata”, molti altri temono per la “Gucci distrutta”, ma è stato proprio il CEO, Stefano Cantino a rassicurare addetti ai lavori, clienti e buyers affermando che quello fatto per la maison Balenciaga non sarà applicato alla maison Gucci. Il lavoro di Demna sarà giusto per Gucci senza scossoni, anche perché oggi non è più tempo di provocazioni, ma di vendere intercettando nuove fette di mercato. Del resto lo aveva detto anche lo stesso Demna Gvasalia durante la Parigi fashion week: non è più tempo di stravaganze e provocazioni portando in passerella una collezione con capi a tratti formali e senza troppe provocazioni a cui ci aveva abituato in questi anni, ma oggi alla luce delle ultime notizie, si potrebbe pensare che fosse tutto calcolato per il suo passaggio alla maison Gucci. La vera verità è che il massimalismo e le provocazioni non vendono più, del resto anche Balenciaga non se la sta passando benissimo in fatto di vendite. L’unico a tirare dritto per la sua strada è il designer Alessandro Michele, direttore creativo della maison Valentino, che anche a Parigi ci ha fatto capire che un’estetica minimal non è cosa sua e che lui continuerà a fare capi per compiacere sé stesso e non per compiacere la maison o il mercato. Sino a quando questa sua posizione resterà granitica c’è lo dirà solo il tempo o il prossimo defenestramento. Il colosso del lusso francese Kering, con una mossa a sorpresa porta, con buona pace di quelli che scommettevano sulla nomina del designer Hedi Slimane, Demna al timone di Gucci dove comincerà a lavorare il prossimo luglio, presumibilmente dopo aver presentato la sua ultima collezione di haute couture per Balenciaga.

Sarebbe stato davvero curioso vedere il designer Hedi Slimane da Gucci dopo aver portato in tribunale il colosso del lusso francese portandosi a casa due controversie vinte e un risarcimento di venti milioni di euro. Nel 2016, dopo il suo inaspettato licenziamento dalla direzione creativa della maison Saint Laurent, Slimane vinse la causa per l’annullamento unilaterale della clausola di concorrenza da parte del colosso senza avergli corrisposto l’indennizzo previsto. Nel 2018 il designer intenta un’altra causa per essere risarcito dall’uso di fotografie e video da lui realizzati quando lui non era più alla direzione di Saint Laurent. Ecco perché, nonostante le numerose speculazioni, mi sembrava alquanto bizzarro la sua nomina da parte di François Pinault, alla guida del gruppo Kering e non esattamente un estimatore di Hedi Slimane.

Dopo tre decenni Donatella Versace lascia la direzione creativa dell’omonima maison lasciando il suo posto al designer Dario Vitale. Ma la vera notizia sta dentro la notizia: Dario Vitale è stato il designer della maison Miu Miu e questo mi fa pensare che forse l’acquisizione di Versace da parte del Gruppo Prada può essere più concreta e più vicina di quanto si pensi. Donatella Versace assumerà il ruolo di Chief Ambassador della maison, ruolo che le calza a pennello e che assolverà benissimo. Io ho sempre avuto la sensazione che fosse più un’icona dello star system, nonché amica di tante celeb che una designer. L’acquisizione di Versace da parte del Gruppo Prada porterebbe, finalmente!, una maison italiana a restare italiana diventando parte di un gruppo solido e italiano. Non bisogna dimenticare che ad oggi Prada è l’unica maison che ha aumentato il proprio fatturato e il proprio hype, una realtà che potrebbe cominciare a dar fastidio ai colossi del lusso francese. Alcuni rumors si spingono ad ipotizzare anche l’acquisizione dell’iconico brand di calzature Jimmy Choo da parte del Gruppo Prada, ma una cosa è sicura: il gruppo Capri Holdings che detiene Michael Kors, Versace e Jimmy Choo è intenzionata a vendere queste ultime due tenendosi ben stretta la maison Michael Kors. Al netto di tutto questo rimpasto nel fashion system le domande da porsi sono: tutte queste defenestrazioni e le altre che verranno, tutti questi continui mutamenti di assetti strategici andranno a discapito della creatività e del tempo necessario che serve ad un designer per affermare e far stratificare il proprio senso stilistico all’interno di una maison e agli occhi del mercato? Tutti questi continui giri di poltrone, il voler trovare il nome giusto nel momento storico giusto per risollevare il fatturato può distruggere l’identica di una maison? Un’identità creata nel tempo, ma che oggi sembra non essere più un bene prezioso.