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EDUCAZIONE AL MONDO DEGLI ADULTI: UN COMPITO PIÙ CHE ARDUO

Una bambina di dieci anni muore a Palermo soffocata da una cintura utilizzata per affrontare una challenge social, così dicono i primi riscontri. Secondo le ricostruzioni, la bambina sarebbe rimasta vittima di una improbabile sfida chiamata blackout challenge che, tuttavia, per il momento sembra non avere un riscontro effettivo su Tik Tok. La piccola era di casa sui social, navigando su diversi account di Instagram, di Tik Tok e di Facebook che usava quotidianamente salutando i suoi follower e imitando le influencer delle nuove generazioni. I social, probabilmente, erano il mondo dove lei trascorreva intere giornate cercando di imitare qualcuno di noto e avere successo su una piattaforma conosciuta da tutti. Perché, purtroppo, il messaggio che giunge ai piccoli è quello di una notorietà a tutti i costi, fatta di lussi e finzioni da rincorrere continuamente.

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In un mondo in cui il numero di like determina quanto vali, c’è un errore di partenza che concorre ad aumentare i rischi inconsapevoli del virtuale. D’altro canto occorre anche comprendere che c’è una età per tutto e che lasciare un cellulare in mano ad una bambina di dieci anni senza alcun controllo è una questione che comporta un grado elevato di rischio. I problemi sono molteplici e riguardano, soprattutto, l’incapacità di saper gestire il mondo sconosciuto degli adulti, su cui i bambini si affacciano spesso con spirito di curiosità accompagnato da forte desiderio di emulazione. Una volta era la televisione ad allarmare gli esperti con i suoi comportamenti violenti e fuori dal comune, ora la nuova normalità sono i social media di ultima generazione che, però, hanno una controindicazione in più rispetto alla TV: consentono una interazione con il mondo circostante a 360 gradi. Questo significa che non ci si limita ad osservare, bensì v’è la possibilità di intervenire dinamicamente modificando i fatti e le situazioni poiché il virtuale è semplicemente un modo di estendere il più possibile la realtà in maniera attiva. Sicuramente serve una educazione ai social media, seguita dalla consapevolezza dell’adulto che ha il compito di tutelare costantemente il bambino poiché fin troppo spesso la scuola cerca di sopperire alle mancanze educative della famiglia.

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L’educazione è un compito più che arduo nel mondo di oggi e richiede la collaborazione di più nuclei operativi, perciò scuola, famiglia e stato dovrebbero cooperare in sinergia per aiutare i bambini a capire cosa è giusto e sbagliato con la necessità di indirizzarli e accompagnarli verso la direzione migliore per la loro tenera età.

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Data:

23 Gennaio 2021