In Italia, la crisi economica che sta mettendo in ginocchio l’intero paese, non lascia scampo a nessun settore. Gli Italiani sono sempre più attenti al risparmio e scelgono con cura come spendere il poco denaro che riescono a guadagnare. Siamo, infatti, uno dei paesi europei in cui si guadagna meno. Siamo anche, noi italiani, uno dei popoli che paga più tasse.
Il nostro è il paese nel quale chiudono una media di 34 negozi e aziende al giorno. Avete letto bene, sì, al giorno. Aumentano le tasse, è aumentata l’iva (passando dal 21% al 22%), aumenta il debito pubblico, aumentano i costi della politica e farne le spese è, come sempre, il singolo cittadino. L’effetto più eclatante della riduzione del potere d’acquisto degli italiani è il taglio dei consumi alimentari, che sono tornati indietro di oltre 30 anni, sui livelli minimi del 1981.
La crisi ha fatto retrocedere il valore della spesa alimentare, che è stata sempre tendenzialmente in crescita dal dopoguerra, fino a raggiungere l’importo massimo nel 2006 per poi crollare, da allora, progressivamente ogni anno. E, forse, non ha ancora toccato il fondo. Cambia, dunque, il carrello della spesa degli italiani dove trovano più spazio le materie prime per la preparazione dei cibi a scapito di pietanze già pronte.
Oltre ad un ritorno del fai-da-te casalingo assistiamo anche ad un calo nelle quantità di alimenti acquistati ma soprattutto all’affermarsi di prodotti low cost in vendita nei discount, che sono gli unici a far registrare un aumento nel commercio al dettaglio. Il fenomeno più preoccupante è la crescita esponenziale di persone che consumano prodotti alimentari ben oltre la data di scadenza, a scapito della propria salute. Anche il settore turistico risente della crisi: sono oltre 30 milioni gli italiani rimasti a casa quest’estate, e il 70% di coloro che sono riusciti a partire per le vacanze ha scelto soggiorni non superiori a tre giorni.
I giovani sono i piu penalizzati. Il 75% dei ragazzi tra i 20 e i 30 anni non trova lavoro, molti di loro hanno addirittura smesso di cercarlo, non possono permettersi ” il lusso” di pensare al futuro, di sognare una famiglia o l’indipendenza. Sono moltissimi i trentenni che vivono ancora con la famiglia d’origine e hanno come unica entrata economica la “paghetta” che gli passano i genitori. La crisi toglie il lavoro, la dignità e la speranza di poter avere un futuro. La crisi ci nega il futuro.