Le autorità egiziane hanno arrestato Mohammed Basheer, il direttore amministrativo dell’Eipr, una Ong per i diritti umani con cui collaborava Patrick Zaky. L’accusa è di “appartenenza a un gruppo terroristico”, “diffusione di notizie false sui social” e di “finanziamento del terrorismo”. L’uomo sarebbe stato arrestato in casa sua. L’Eipr ha dichiarato che Basheer è stato interrogato dalla Procura suprema per la sicurezza dello Stato (Sssp) sul lavoro dell’organizzazione e una visita specifica all’inizio di questo mese al suo ufficio del Cairo “da parte di un certo numero di ambasciatori e diplomatici” (tra cui quello italiano) per discutere dei diritti umani. Posto in custodia cautelare, inizialmente per 15 giorni, sarà interrogato in seguito.
È prevedibile che al direttore amministrativo dell’Eipr accadrà esattamente ciò che da ormai quasi un anno sta succedendo a Zaky. L’Egitto, infatti, con la scusa della custodia cautelare, trattiene i prigionieri politici in carcere anche per interi anni, rimandando continuamente i processi e le decisioni. Anche per Zaky, le accuse sono di fomentare le manifestazioni e il rovesciamento del governo, pubblicare notizie false sui social media minando l’ordine pubblico, promuovere l’uso della violenza e istigare al terrorismo. La prossima udienza di Zaky sarebbe teoricamente fissata per il 21 novembre, ma è molto probabile che verrà rinviata per l’ennesima volta, costringendolo a rimanere ancora sotto chiave.
L’Egitto del presidente al-Sisi è ormai uno Stato sempre più autoritario e sempre più sprezzante del diritto internazionale e dei diritti umani. Complice l’accondiscendenza dei Paesi occidentali, Italia in primis, che fanno orecchie da mercante di fronte alle palesi violazioni egiziane pur di mantenere rapporti commerciali privilegiati col Paese africano. Secondo quanto riferito da Eipr, “La detenzione di Mohammed Basheer e’ solo l’ultimo episodio della repressione in corso che mira a intimidire e spaventare i professionisti legali e dei diritti umani, nonchè gli attivisti”. Non per niente, Basheer è accusato insieme ad altri soggetti in prima linea per la lotta per i diritti umani, tutti in un unico caso giudiziario, noto come 855/2020.