Venticinque anni (…) “lavorando sola, per calcolare […] sulla carta millimetrata mi stanca a lungo andare […] quando la mia pazienza che, lo riconosco, non è molta comincia a esaurirsi, non sono capace che di fare errori […]. Dedico a questi calcoli tutte le mattine […]”.
Venticinque anni, lavorando da sola in un’attività che richiede impegno cerebrale notevole. Il riferimento ai calcoli e alla carta millimetrata rimandano allo studio scientifico. L’autrice di queste parole, che giungono a noi come testimonianza esemplare di grande attualità, è stata una matematica e fisica che ha dedicato la vita intera alla ricerca lavorando con passione al fianco di due illustri scienziati: Vito Volterra e Orso Mario Corbino. Al fianco ma nell’ombra come sovente accade quando l’allievo, senza alcun contributo della personale volontà ma solo per merito delle proprie capacità, eguaglia i maestri. Accade in ogni ambito, da quello lavorativo a quello accademico, e la cosa genera, ancora oggi, due diverse e opposte reazioni che potrebbero essere definite “da manuale” in ragione della statura umana del detentore del potere (docente, dirigente ma anche la famiglia non ne è esente ) rispetto al subalterno: il merito lo si incoraggia nei suoi punti di forza, lo si favorisce riconoscendo in umiltà (in primis dinnanzi a se stessi) che il talento va premiato o, viceversa, lo si lascia nell’ombra condannandolo al silenzio tombale, anticamera dell’oblio eterno. Statisticamente sono variabili endemiche nella vita di tanti, dai primordi del cammino “evolutivo” della civiltà e che resisteranno fino a quando un “qualcosa” non ne decreterà la fine. Tra le due esiste una terza “variabile” meno esponenziale ma mostruosamente presente nelle dinamiche interumane in cui uno dei due individui percepisce l’altro come impareggiabile, un alieno da eliminare per colmare quella diversità abissale che li divide. E’ la sindrome dell’invidioso che non accetta che l’altro possa eccellere e che, vedendo in lui un antagonista, si ingegna per distruggerne le qualità (se proprio non ci riesce cerca di impedirgli in tutti i modi di farlo notare). Si tratta di individui bipolari che ostentano verso la loro vittima sentimenti di pseudo stima mentre scavano nel fango per riversarlo sulle competenze della loro preda sacrificale. Uomo o donna che sia… l’invidia è democratica.
Premessa lunga ma necessaria per introdurre Elena Freda, matematica e fisica.
Nata a Roma il 25 marzo 1890 Elena Freda si era laureata in Matematica a Roma nel 1912 con Guido Castelnuovo e aveva continuato gli studi per laurearsi in Fisica nel 1915 con Orso Mario Corbino.
Nello stesso anno fu borsista presso l’appena fondato “Seminario Matematico”. Nel 1918 ottenne la libera docenza in fisica matematica e in quell’anno accademico tenne un corso integrativo di meccanica superiore nel medesimo ateneo.
Dopo aver insegnato nelle scuole medie, nel 1923-24 fu incaricata di fisica matematica e di meccanica razionale all’ateneo di Messina. La mancanza di una sicura prospettiva di carriera la spinsero l’anno seguente a tornare a Roma, dove svolse corsi di fisica matematica, analisi, complementi di meccanica alternando nei vari anni corsi su “Equazioni integrali e loro applicazioni”, “Equilibrio e movimento dei corpi elastici”, “Onde elettromagnetiche” (inserendovi anche Relatività e Meccanica quantistica) fino al 1959 quando fu messa a riposo per limiti di età.
Elena Freda con un gruppo di sue allieve
Pur avendo esordito con una ricerca in Geometria proiettiva suggeritale da Guido Castelnuovo, i suoi interessi di ricerca furono presto indirizzati nella tradizione di Vito Volterra e Orso Mario Corbino (Analisi funzionale, Fisica matematica e Fisica sperimentale). Volterra, docente di fisica matematica e preside della Facoltà di scienze dal 1907 al 1919, godeva all’epoca di una solida reputazione anche internazionale grazie ai suoi studi di analisi funzionale e, in particolare, per aver introdotto fin dal 1887 il concetto di funzioni che dipendono da altre funzioni (poi funzioni di linea).
La traccia documentale più antica dei rapporti professionali che unirono la Freda a Volterra per oltre venticinque anni risalgono ad una lettera del 23 settembre 1915 nella quale ella esponeva tempi e modalità del proprio lavoro: «[…] lavorando sola, per calcolare […] sulla carta millimetrata mi stanca a lungo andare […] quando la mia pazienza che, lo riconosco, non è molta comincia a esaurirsi, non sono capace che di fare errori […]. Dedico a questi calcoli tutte le mattine […]» [E. Freda a V. Volterra, Roma 23.09.1915, Archivio Volterra, Roma].
È di quell’anno il primo contributo di Elena al campo dell’analisi funzionale, Teorema di Eulero per le funzioni di linee omogenee, stampato sui «Rendiconti» dell’Accademia dei Lincei.
Sempre nel 1915 apparve sul «Nuovo cimento» l’articolo Sul voltometro con un elettrodo di alluminio che aprì una serie di lavori, tutti editi nei «Rendiconti» lincei tra il 1916 e il 1919, nella quale fornì una trattazione analitica dei fenomeni elettromagnetici ricollegandosi a precedenti ricerche di Volterra e di Corbino.
Sul finire degli anni ’20 si era ulteriormente orientata verso il paradigma volterriano di matematizzazione della Biologia, ma il suo maggior contributo scientifico è forse rappresentato da un libro in francese (sempre con prefazione di Volterra) sui “Metodi d’integrazione delle equazioni alle derivate parziali del secondo ordine di tipo iperbolico” (Paris 1937), che è sostanzialmente la trascrizione di un suo corso di lezioni del 1931.
Sul rapporto tra Elena Freda e Vito Volterra è interessante il libro di Sandra Linguerri, “Un matematico un po’ speciale: Vito Volterra e le sue allieve”, Pendragon, Bologna, 2010.
Nel libro l’autrice, attraverso la corrispondenza di Volterra con le allieve, riesce a riportare alla luce l’attività (finora poco visibile) di studiose quali Cornelia Fabri (la prima laureata in matematica d’Italia), Elena ed Eleonora Freda, Emma Sciolette, Cesira Orlandi, Pierina Quintili, Giuditta Graziani e Gina Zanoni.
http://operedigitali.lincei.it/rendicontiFMN/rol/visart.php?lang=it&type=mat&nome=Elena&cognome=Freda
Volterra enunciò poi un «principio di reciprocità fra caratteristiche di distorsioni e sforzi da essa generati», applicandolo poi a un caso particolare ma emblematico come quello di «una lamina metallica carica disposta secondo una superficie di livello di un campo magnetico» (V. Volterra, Sulle correnti elettriche in una lamina metallica sotto l’azione di un campo magnetico, «Rendiconti della R. Accademia dei Lincei», 1915).
A sua volta, Corbino «elaborò la teoria della birifrangenza» (scomposizione di un raggio di luce in due raggi che avviene quando esso attraversa particolari mezzi anisotropi) «prodotta in un anello di materiale trasparente dalle tensioni meccaniche generate nel modo descritto da Volterra» [Segreto, 1983, p. 761].
Nel 1916 la Freda si inserì in questo ambito di ricerche con una nota, Sopra un teorema di reciprocità relativo alla propagazione di correnti elettriche in un conduttore sottoposto all’azione di campo magnetico, presentata da Volterra medesimo ai Lincei, nella quale forniva una verifica sperimentale del teorema di reciprocità di Volterra nel caso di lamine cariche elaborando un teorema, esteso poi da Orazio Lazzarino, Vittorio Gori e Umberto Puppini al caso in cui vi sia variazione di induzione magnetica e di correnti indotte in circuiti [Pastrone, 1998, p. 445].
Nel 1927 l’articolo Biologia matematica, edito nel «Bollettino dell’unione matematica italiana», segnò l’apertura di un ulteriore campo di analisi che si inseriva a pieno titolo nel programma di Volterra volto a matematizzare la biologia.
La Freda, nel già citato saggio Biologia matematica, si propose di spiegare i principali risultati contenuti nelle formule con cui Volterra aveva espresso le variazioni numeriche delle popolazioni di specie che hanno fra loro relazioni predatorie evidenziando, tra l’altro, l’interesse di questi studi per l’agronomia, la medicina e alcune attività produttive come l’industria della pesca e della caccia. Dello stesso tenore fu pure la recensione del volume di Volterra del 1931, Leçons sur la théorie mathématique de la lutte pour la vie, edita sul «Bollettino di matematica» nel medesimo anno.
Nelle pubblicazioni della fine degli anni Trenta Elena ritornò ai temi di analisi e fisica matematica pura dando alle stampe nel 1937 un libro in francese, con prefazione di Volterra, Mèthode des caractéristiques pour l’intégration des équations aux dérivées partielle linéaires hyperboliques; libro che raccoglieva un corso di lezioni tenuto nel 1931 «sui metodi d’integrazione delle equazioni alle derivate parziali del 2° ordine di tipo iperbolico» [Guerraggio, 1998, p. 148] e che – a giudizio di Beppo Levi – ordinava in modo originale la materia relativa «alla teoria delle equazioni differenziali nel dominio reale» [Levi, 1937, p. 233].
Il lavoro, pur essendo un manuale rivolto a coloro che volevano acquisire una conoscenza di base dello sviluppo del «metodo delle caratteristiche», presentava punti di vista innovativi soprattutto nella parte in cui la Freda analizzava l’impiego dello strumento matematico nello studio dei fenomeni naturali, manifestando una sensibilità verso i problemi di tipo applicativo in linea con l’insegnamento di Volterra.
La sua attività didattica, che spaziò dalle equazioni integrali e loro applicazioni all’equilibrio e movimento dei corpi elastici, dalle onde elettromagnetiche fino alle teorie della relatività e della fisica quantistica, proseguì sino al 1959 quando fu esonerata dall’insegnamento per motivi di età.
Per correggere la misoginia urbana romana sarebbe ora di intitolare a donne di scienza e d’arte gran parte delle prossime strade.
E a partire dalle scienze, che registrano in tutta la città soltanto nove targhe femminili, a far compagnia a scienziati, ornitologi, studiosi e naturalisti. Ad esempio le intitolazioni stradali omaggiano scienziati di ogni disciplina, da Guglielmo Marconi a Enrico Fermi, da Albert Einstein a Quirino Majorana, da Gerolamo Cardano a Guido Castelnuovo, da Federigo Enriques a Giuseppe Peano… Mancano all’appello le tante donne che hanno dedicato la vita alla scienza. Nessuna matematica o fisica ha avuto l’onore di analoga attenzione nei municipi della Capitale, che soffrono di bassi indici di femminilizzazione odonomastica della città. Si spera nella fine dei meccanismi di discriminazione delle donne e nella creazione di spazi più ampi e paritari di identificazione femminile nel Paese al quale hanno dedicato tutta la loro vita.
Elena Freda si è spenta a Roma nel 1978. A Elena Freda dedico la puntata settimanale del mio programma radiofonico Storia e Storie.
La puntata andrà in onda in diretta martedì p.v. alle 12.15 e, in replica, giovedì p.v. alle ore 17.30 su RadioRegional (AM – Onde Medie sulla frequenza 1440 kHz o al link: https://www.radio-italiane.it/regional-radio
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