Sono trascorsi ormai quattro anni dallo scoppio della guerra civile nello Yemen. Drammatici e sconvolgenti i numeri registrati fino ad oggi: decine di migliaia di vittime civili, compresa un’altissima percentuale di bambini, milioni di sfollati interni, costretti ad abbandonare la propria casa, sopravvissuti solo grazie ad aiuti esterni. Testimoni di orrori di ogni sorta, aggressioni e stupri all’ordine del giorno. Nonostante gli accordi di Stoccolma del dicembre 2018, continuano a morire, in media, quotidianamente, almeno tre civili. La guerra ha messo in ginocchio il paese, devastandolo, rendendolo lo Stato arabo più povero e bisognoso.
Gli indicatori umanitari peggiorano di ora in ora, le emergenze idriche e sanitarie si fanno sempre più gravi: circa 18 milioni di cittadini non hanno la possibilità di accedere ai servizi igienici e ad acqua pulita e potabile, il che comporta, inevitabilmente, un proliferare incontrollato delle epidemie. Il colera, infatti, ha contagiato milioni di cittadini, causando migliaia e migliaia di vittime. “In questo momento, quasi 14 milioni di yemeniti sono ormai sull’orlo della carestia a causa dell’azzeramento dell’economia del Paese e della chiusura dei principali porti” ha affermato qualche mese fa Paolo Pezzati, consulente politico per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, ai microfoni de La Repubblica. “Intere generazioni potrebbero non vedere il proprio futuro per via del blocco totale di qualsiasi tipo di attività civile”.
L’estrema fragilità dello Stato unificato nel 1990 è sfociata in una serie di conflitti armati tra Nord e Sud del paese. La presidenza di Hadi ha comportato un sostanziale peggioramento, provocando l’aumento delle proteste e l’avvicendarsi delle azioni degli Houthi, gruppo armato sciita zaydita, fino alla presa della capitale Saana nel 2014. La guerra in atto, dunque, è data dallo scontro tra forze pro-governo guidate da Hadi e ribelli Houthi, inizialmente alleate con l’ex presidente Saleh, ucciso poi dagli stessi a causa del tentato riavvicinamento ai Sauditi. Gli efferati conflitti continuano a perpetrarsi incontrollati. Molte delle armi adoperate sono di origine italiana. L’appello alla coscienza collettiva risulta, quindi, inevitabile: non rendiamoci complici del massacro yemenita, favoriamo piuttosto un “cessate il fuoco”, dando voce e giustizia ai drammatici avvenimenti arabi, rimasti sconosciuti all’opinione pubblica per troppo tempo.