Le elezioni presidenziali in Bielorussia del 26 gennaio 2025 si sono svolte in un clima di paura e repressione, segnando un altro capitolo oscuro nella storia politica del paese. Il presidente Aleksandr Lukashenko, al potere dal 1994, ha cercato di consolidare ulteriormente il suo controllo attraverso un processo elettorale che molti osservatori internazionali hanno definito una “farsa”. Questo articolo esplora il contesto politico, le dinamiche elettorali e le reazioni internazionali a queste elezioni.
Contesto Politico
La Bielorussia è stata governata da Aleksandr Lukashenko per oltre tre decenni. Durante il suo mandato, il paese ha visto una crescente repressione del dissenso, con arresti arbitrari, torture e persecuzioni contro oppositori politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani. Le elezioni del 2020, segnate da accuse di frode e manipolazione dei risultati, hanno portato a proteste di massa che sono state brutalmente repressa dalle autorità. Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione democratica in esilio, ha definito le elezioni del 2025 una “farsa”, sottolineando che non soddisfano alcuno standard democratico.
La Campagna Elettorale
La campagna elettorale del 2025 si è svolta in un clima di tensione e paura. I media indipendenti sono stati chiusi, e le organizzazioni non governative (ONG) sono state costrette a cessare le loro attività. Secondo i dati di Viasna, un’organizzazione per i diritti umani, ci sono attualmente 1.246 prigionieri politici in Bielorussia, inclusi attivisti e giornalisti. Molti di loro non hanno avuto contatti con familiari e avvocati per oltre un anno.
I Candidati
Oltre a Lukashenko, i candidati alle elezioni del 2025 includevano Oleg Gaidukevich del Partito Liberal-Democratico di Bielorussia, Alexander Khizhnyak del Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia, Sergei Syrankov del Partito Comunista della Bielorussia e Hanna Kanapackaja, formalmente indipendente ma considerata dall’opposizione come un’emanazione del regime. Tuttavia, la vittoria di Lukashenko era scontata, data la mancanza di una vera competizione elettorale e la repressione dell’opposizione.
Repressione e Violazioni dei Diritti Umani
Amnesty International ha denunciato la brutale campagna di repressione delle autorità bielorusse, che ha creato un clima soffocante di paura e silenzio. Dal 2020, oltre 50.000 persone sono state arrestate arbitrariamente per aver partecipato a proteste pacifiche o per averle appoggiate. Di queste, 6.500 sono state processate e condannate, e 3.697 hanno ricevuto pene detentive. Molti detenuti sono stati sottoposti a maltrattamenti e torture, e almeno sette prigionieri politici sono morti in carcere dal 2021.
Reazioni Internazionali
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per la situazione in Bielorussia. Il Parlamento europeo ha adottato diverse risoluzioni, chiedendo il rilascio immediato e senza condizioni di tutti i prigionieri politici e condannando la repressione di Lukashenko. La risoluzione del 19 settembre 2024 ha espresso “massima preoccupazione per la situazione di molti prigionieri politici”, tra cui il vincitore del premio Nobel per la pace Ales Bialiatski.
Conclusioni
Le elezioni presidenziali del 2025 in Bielorussia hanno evidenziato ancora una volta la mancanza di democrazia e il clima di paura e repressione che pervade il paese. Nonostante le proteste internazionali e le richieste di riforme, il regime di Lukashenko continua a mantenere il controllo attraverso la violenza e l’intimidazione. La comunità internazionale deve continuare a fare pressione sul governo bielorusso per garantire il rispetto dei diritti umani e la libertà di espressione.