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EMILY DICKINSON – La poesia come antidoto  contro l’estinzione – Seconda Parte

L’eco-scrittura

Se la prosa è una casa, la poesia è un uomo in fiamme                 che la attraversa velocemente. (Anne Carson)

Parlando di eco-scrittura, essa non è un sottogenere o una categoria letteraria, ma piuttosto può essere considerata come un genere indipendente dal suo argomento e dalla sua forma. Ciò è in stretta sintonia con la nostra visione secondo cui l’emergenza climatica ed ecologica è la “metanarrativa” per eccellenza, ovvero la storia che definisce tutte le storie.

Ciò solleva la questione: l’eco-scrittura è un atto intrinsecamente politico? O è l’eco-scrittura un termine restrittivo che esprime una visione limitata e intrinsecamente occidentalizzata, secondo cui non abbiamo letto la crisi espressa in tutte le sue forme perché non hanno l’etichetta green? Questa è una metanarrazione e ogni scrittura contribuisce a creare un resoconto sociale, un quadro più ampio che molti di noi non sono stati in grado di vedere formarsi (o non abbiamo voluto vedere).

Ma che ruolo può svolgere la poesia nell’aiutarci a capire concetti totalizzanti ma astratti e sfuggenti come l’“iper-oggetto” di Morton, cioè fenomeni talmente grandi ed estesi da mandare in frantumi le nostre tradizionali nozioni su cosa significa abitare il pianeta Terra? Il mondo per come lo conosciamo è già finito. Fenomeni come i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale ci obbligano non solo a prendere coscienza del cosiddetto Antropocene, la nuova era geologica segnata dall’impatto del genere umano sull’ambiente che lo circonda, ma anche a riconsiderare gli stessi concetti di spazio e tempo.

Come può la poesia aiutare le persone a comprendere e affrontare l’emergenza climatica? La poesia ci permette di aprire il mondo, concettualmente parlando. È, come nota Roger Robinson, una “macchina dell’empatia”. La poesia risplende intensamente, distillando le idee, siano esse materiali o esperienziali, nel loro stato più raffinato e impattante.

Laddove una casa è statica e passiva, sebbene piena di contesti, dettagli e ricordi, un essere umano, sull’orlo della morte o della sopravvivenza, è pieno di adrenalina e cortisolo. La poesia è, in questo senso, galvanizzante; l’oratore, che si tratti di un oratore fisico o di un narratore silenzioso, è in grado di trascinare i lettori in uno spazio immaginario e di suscitare una risposta immediata.

La poesia è anche sinestetica, che come libera figura retorica,  nell’accostamento di due parole, di solito un sostantivo associato a un aggettivo, che appartengono a differenti sfere sensoriali, provoca nel lettore un potente senso di poetico straniamento, unendo i sensi e attivando la nostra comprensione di un dato argomento in modi inquietanti e inspiegabili. Immaginate la lenta acidificazione degli oceani attraverso suoni stridenti e immagini sgradevoli e pesanti, o il persistente abbattimento delle foreste pluviali rappresentate attraverso sapori persistenti e aspri sulla lingua: lacerazioni fisiche che permangono nella mente.

Nel contesto dell’emergenza climatica, l’uomo in fiamme di Carson è una metafora appropriata. La poesia è forse il mezzo più ideale, quasi logico, per visualizzare, comprendere e apprezzare la piena portata della crisi climatica. Scrivere poesia è un’azione o un antidoto all’azione? La poesia può fare la differenza sia per i poeti che per ciò che potremmo chiamare “la politica”?

Quale ruolo può svolgere la letteratura?


A word is dead
When it is said,
Some say.
I say it just
Begins to live
That day.
Una parola è morta                                                                                                                                   quando è detta,
taluni dicono.
Io dico che invece
inizia a vivere
quel giorno.                                                                                    
Algunos dicen que                                                                                                                                                          Cuando la palabra ha sido dicha,                                                                                                                                                 La palabra muere.                                                                                                                                                                     Yo digo en cambio que                                                                                                                                             Justamente ese día                                                                                                                                                                  Comienza a vivir.                                                                                                                                                      (Emily Dickinson, (n.1212, 1872)

Intorno agli anni ’70 per le crescenti preoccupazioni per il clima, nasce la letteratura che cerca giustizia sia per gli umani che per i non umani, a lungo oppressi dalle violente gerarchie, dai patriarcati e dalle plutocrazie che governano il nostro mondo, anche se al momento non abbiamo un vocabolario sufficientemente ampio per parlare dell’emergenza. Tuttavia, abbiamo consapevolezza che il linguaggio e la creatività costituiscono un tassello fondamentale e antidotico del puzzle, apparso in un momento cruciale. Ciò è in stretta sintonia con la visione secondo cui l’emergenza climatica ed ecologica è la “metanarrativa” per eccellenza, ovvero la storia che definisce tutte le storie.

Forse l’eco-scrittura necessita di un’ulteriore classificazione perché si oppone a sistemi che cercano di soffocarla. Questi sistemi sono dannosi e non possono continuare a esistere, altrimenti non ci sarà più posto per la scrittura o il pensiero che non sia intrinsecamente fondato sul salvataggio e sul mantenimento di un ambiente equilibrato e fiorente. Tuttavia, anche se gran parte della scrittura non parla esplicitamente di emergenza ecologica, riferimenti e allusioni si possono trovare ovunque con un vasto elenco di contenuti.

L’etica riguarda la crisi e mette in evidenza le modalità e livelli di ingiustizia che agiscono sul nostro pianeta. È evidente che il cambiamento sistemico globale deve essere affrontato da decisori politici, governi e leader, mentre si stima l’innalzamento delle temperature per cui il Pianeta corre verso il disastro. Le temperature globali continuano infatti a salire, con il pianeta che si avvia verso un preoccupante aumento di 2,7°C entro il 2100. Nonostante gli impegni dei governi, le azioni concrete sono insufficienti per contenere l’innalzamento delle temperature entro il limite di 1,5°C. Ogni frazione di grado conta per il futuro dell’umanità e della Terra.

Certo, il potere dell’individuo, così come l’attivismo di base, nelle arti, nella letteratura e in altre sfere del lavoro creativo e culturale sono importanti, anche se troppa responsabilità posta sull’individuo e sulle sue decisioni personali può distogliere l’attenzione dai poteri istituzionali, governativi e commerciali, i veri responsabili, in ultima analisi, delle decisioni politiche.

Tuttavia, il linguaggio è manifesto e molteplice. Poiché azione e comunicazione vanno di pari passo, la poesia esiste per mettere in discussione il modo in cui parliamo al mondo e del mondo. Il linguaggio plasma la nostra percezione e può riconfigurare gli elementi costitutivi della nostra realtà. Oltre alla capacità di memorizzare musica e testi attraverso secoli di tradizione orale, nella lettura e nella scrittura della poesia, ci viene chiesto di concentrarci sui dettagli: il linguaggio indica  i modi in cui esistiamo, come ci inseriamo, ci influenziamo e parliamo gli uni con gli altri in una comunità, in un universo, su un pianeta.

Nella poesia entrano in gioco molteplici meccanismi, simili alle leggi fisiche e psicologiche che ci governano e che utilizziamo per comunicare con gli altri. Considerando questi meccanismi, entriamo più in sintonia con il microcosmo, con il modo in cui una piccola idea o un piccolo atto possono mettere in moto qualcosa di più grande.

Per una visione di futuro

Esistiamo da appena 200.000 anni, lo 0,005% della durata totale della vita sulla Terra, e ci sono molte prove che suggeriscono che il pianeta e i suoi ecosistemi continueranno a esistere senza di noi, anche se ovviamente in una capacità molto diversa e su una scala temporale molto diversa. Da questo punto di vista, il futuro sarà senza dubbio rigenerativo.

Tuttavia, attraversiamo tanto un’emergenza geologica concreta quanto una crisi dell’immaginazione. Per garantire la nostra continuazione come specie, dobbiamo iniziare a compiere passi molto più egoistici, in una nozione molto più radicale di cosa significhi essere “egoisti”, non nel senso di diventare più consumisti o materialisti, ma piuttosto riconoscendo che abbiamo già tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ed è nel nostro interesse proteggerlo.  

Per essere radicalmente egoisti, dobbiamo considerare il problema a lungo termine. Per preservare il nostro posto sul pianeta, come fanno i nostri geni a livello molecolare, dobbiamo abbandonare la retorica individualistica che fa parte – ironicamente – di un mondo sempre più omogeneizzato, e trovare una nuova idea di cosa può essere e significare il “sé”.

Dobbiamo credere in un futuro rigenerativo, e in un certo senso questo già lo fanno tutti gli scrittori. Abbiamo il potenziale per realizzare modi di vivere veramente sostenibili, ma ciò richiede azioni e riflessioni molto più grandi di quelle che abbiamo fatto finora, e una revisione completa dei nostri valori. È qui che i modi del linguaggio diventano importanti.

Al fine della nostra comprensione dei sistemi della Terra, il linguaggio si evolve come noi, man mano che l’ambiente circostante cambia, anche se molto più rapidamente. Le parole possono letteralmente scomparire insieme alle specie che descrivono, ma, a differenza degli esemplari estinti, possono essere riportate in vita, preservate e considerate. Se riusciremo ad attribuire valore alle proprietà riparatrici della linguistica, potremo ampliare le nostre modalità di  comprensione e consapevolezza di questa crisi.

Fine

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Bibliografia

Kate Simpson, Out of Time. Poetry from the Climate Emergency, 2021 (anthology)

Ben Lerner, The Hatred of Poetry, 2016

Seán Hewitt, Tongues of Fire, 2020, awarded the 2021 Laurel Prize.

Timothy Morton, Iperoggetti Produzioni Nero, 2018

Timothy Morton, All Art is Ecological (part of Penguin Classics’ new Green Ideas series), 2021

Alice Oswald & Paul Keegan, Gigantic Cinema: A Weather Anthology, 2020

Mark A. Maslin, How to Save Our Planet, 2021

Jason Allen-Paisant, Thinking with Trees, 2021

Susanne Wedlich, Slime, 2022 

Gabriella Bianco, Nest. La metafísica de la ausencia, Corregidor, Bs As, 1992

Gabriella Bianco, En el camino de la palabra, Torres Agüero Editor, 1995

Emily Dickinson, The Poems of Emily Dickinson, Harvard University Press, 1955

Emily Dickinson, Face to Face, per Martha Dickinson Bianchi, Houghton & Mifflin Co., III, 868, Boston 1932

Innocenzo Cipolletta, L’arma politica della cattiveria è il velo stracciato di Trump. L’aggressività violenta di Trump farà tornare i più biechi nazionalismi, con annesse un aumento delle tensioni internazionali e la fine della collaborazione multilaterale per la salvaguardia del pianeta, in, Domani, 28 febbraio 2025

Nota:  COP 16  a  Roma :  25-27 febbraio 2025. La sessione bis della COP16 si è conclusa con la sospirata risoluzione dei nodi che erano ancora in sospeso per l’attuazione della strategia globale per la biodiversità. Il secondo appuntamento si è tenuto presso la sede della FAO a Roma, dal 25 al 27 febbraio, per riprendere il discorso interrotto bruscamente a Cali, in Colombia. “Siamo qui per trovare un consenso e approvare una policy veramente buona, basata anche sulla scienza e sul punto di vista di numerosi stakeholders, inclusi quelli che sono ogni giorno in prima linea a fronteggiare la crisi della biodiversità” ha detto nel suo discorso di apertura Susana Muhamad, presidente della COP, che ha fortemente voluto portare a termine, nonostante le dimissioni da ministro dell’ambiente colombiano. “Questa policy ha il potere di tenere unito il mondo nonostante il contesto geopolitico attuale, e qui abbiamo l’opportunità di pianificare per il nostro futuro”.

Lo scopo della COP16 è di “fare pace con la natura” e dobbiamo concentrare tutti i nostri sforzi in questi tre giorni per riuscirci» ha continuato la presidente nell’inaugurazione. La potenza del multilateralismo in questi tempi di equilibri rovesciati è stato in effetti uno dei risultati più importanti della COP16, come ribadito da più voci nei discorsi di chiusura dei lavori, nelle prime ore del 28 febbraio. Una animata negoziazione ha visto un pesante rimaneggiamento degli articoli 19 – 25 che definiscono la roadmap per lo stanziamento e l’accesso ai fondi, e che è stato approvato il 27 febbraio 2025. Il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework prevede lo stanziamento di almeno 200 miliardi di dollari all’anno per la biodiversità, e un contributo a favore dei paesi meno sviluppati e gli Stati insulari di 20 miliardi di dollari all’anno per il 2025 e 30 miliardi entro il 2030.

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Data:

18 Aprile 2025