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EPICARMO DI MEGARA HYBLAEA, L’INVENTORE DELLA COMMEDIA

Epicarmo. Uno strano destino il suo. L’inventore della commedia dovrebbe riempire d’orgoglio tutto il Paese, così come succede per il suo conterraneo Archimede. Invece, è poco ricordato anche a Siracusa dove pure abbondano le associazioni culturali e teatrali.

Tra tutte, l’Istituto Nazionale di Dramma Antico (INDA), nato come Istituto Nazionale il 7 agosto 1925 con R.D. n. 1767 per merito di Mussolini che aveva assistito nel 1924 alle rappresentazioni “I sette a Tebe” e “Antigone” e ne era rimasto entusiasta.

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Nella foto, Megara Hyblaea, antica colonia greca tra Augusta e Siracusa

L’INDA, nei primi decenni del secolo scorso ha ricordato Epicarmo. Nel suo bollettino del febbraio 1922 con l’articolo di Paolo Orsi: Ricordi di Epicarmo. In quello di giugno-luglio 1923, un secolo fa, con l’articolo di Vittorini: Epicarmo. Nel vol. VIII, anni 1940 -1941, con articoli di A. Oliveri (Epicarmo), E. Della Valle (Saggi di versione poetica di scene e spunti della commedia epicarmea); A. Colonna (Bibliografia epicarmea); B. Pace (Epicarmo e il teatro siceliota).

Ma, negli ultimi decenni, non si riscontrano particolari eventi o scritti dell’INDA in suo onore.

cms_30303/2v.jpgIl nome di Epicarmo (524 a.C. – 435 a.C.) è nella toponomastica di diverse città: Roma, Palermo, Catania, Siracusa, Augusta, Caltagirone, ecc. Da una ricerca su internet, non sembra che ci siano vie a lui intitolate a Milano, Torino e Genova. Incredibile!

A Siracusa, via Epicarmo è nel centro cittadino e incrocia corso Gelone e via Ierone I. Nel periodo dei due tiranni e fratelli, il primo governò dal 485 al 478 a.C. e il secondo dal 478-466 a.C., Epicarmo mette in scena le sue commedie a Siracusa.

A Roma, via Epicarmo è nel quartiere Acilia e incrocia via Eschilo e via Aristofane, quindi il più famoso drammaturgo greco antico e il più famoso commediografo greco antico, due habituè del Teatro Greco di Siracusa.

La poca fama di Epicarmo tra i non addetti ai lavori è dovuta anche al fatto che delle sue numerose commedie rimangono solo pochi frammenti e qualche titolo. Ma l’inventore della commedia dovrebbe essere ricordato “a prescindere”, come avrebbe detto Totò.

Gli studiosi hanno accertato che il megarese era attratto dalle parodie di temi mitologici. Sull’epos omerico scrisse: Odisseo disertore, Odisseo naufrago, Ciclope e le Sirene. Trattò in modo umoristico anche la vita quotidiana: Il contadino, Terra e mare, I furti, La Megarese sono alcuni titoli del suo repertorio. Introdusse la figura del parassita diventata poi un classico del teatro antico e moderno. Per Platone era il massimo rappresentante della commedia.

cms_30303/3.jpgSu di lui sono stati scritti diversi libri e almeno quattro edizioni critiche: quella di Kaibel, nel 1899; di Olivieri nel 1946; della studiosa spagnola Rodríguez-Noriega nel 1996 e di Kassel e Austin nel 2001. Anche delle tesi di laurea e di dottorato di ricerca sono state dedicate ad Epicarmo.

Per chi vuole conoscerlo meglio, rimandiamo alla tesi di laurea di Sara Tosetti: “Analisi linguistica dei frammenti ‘ex Alcimo’ di Epicarmo e la tradizione degli Pseudepicharmeia”, A.A.2012-2013, relatrice Ch.ma Prof.ssa Olga Tribulato, Università Ca’ Foscari Venezia. E alla tesi per il dottorato in studi umanistici – indirizzo filologia classica “Commento testuale ai frammenti di Epicarmo”, sempre di Sara Tosetti realizzata in cotutela dall’Università di Trento con l’Université Shs Lille 3 di Lille (Francia). A.A. 2016 – 2017. Entrambi i lavori hanno anche una pregevole bibliografia e sono rintracciabili su Internet.

Da leggere l’articolo “Epicharmus, Pirandello and Sciacca All Tell us Sicilians have no sense of humor” pubblicato il 13 agosto 2020 su “La voce di New York” e scritto da Gaetano Cipolla, presidente del Dipartimento di lingue straniere moderne presso la St. John’s University di New York City. Siciliano di Francavilla di Sicilia, ha fatto fortuna in America e veicola la letteratura e la cultura siciliana nel mondo. L’articolo cerca di confutare, con l’aiuto di Epicarmo e con “la filosofia del lontano” di Pirandello, vista dall’autore come una forma di “futtitinni” all’ennesima potenza, la reputazione del siciliano visto in America come persona cupa. Per Gaetano Cipolla, anche a causa de “Il Padrino”. Infatti, nei film della sagra, Marlon Brando, Robert De Niro e Al Pacino non ridono mai, sono sempre cupi e tristi. Ma anche a causa di Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo e Gesualdo Bufalino, che hanno ritratto spesso i siciliani come individui imbronciati, rassegnati, taciturni e disperati che non sanno né cantare né ridere. Per l’autore dell’articolo, l’umorismo siciliano è generalmente riflessivo, ironico, rivolto verso l’interno, autodiretto. Cipolla, cita e concorda con Cicerone: “una razza intelligente (i siciliani), ma sospettosa e dotata di un meraviglioso senso dell’umorismo”.

Molto interessante e con una ricca bibliografia anche “Epicharmus’Comedy and Early Sicilian Scholarship”, saggio di Anna Novokhatko pubblicato nel 2015 da The Israel society for the promotion of classical studiers.

Viaggiando per conoscere meglio Epicarmo, incontro, tra gli altri, Agostino Scilla e Luigi Tirrito che lo hanno ricordato con un dipinto e con un saggio. Non resisto al loro canto ammaliatore e mi fermo per scrivere brevemente di loro.

A Palermo, nella Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, tra i tanti dipinti esposti, tra i quali “L’Annunciata”, di Antonello da Messina (1430-1479), uno è dedicato al commediografo megarese: “Talìa incorona Epicarmo”. Proviene dalla collezione Agostino Gallo. È un olio su tela di cm 126 x 153, dell’artista Agostino Scilla (1629-1700), datato 1671. Talìa nella mitologia greca è la Dea musa della Commedia, figlia di Zeus e Mnemosine.

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“Talìa incorona Epicarmo”

In un contesto storico che vedeva gran parte dei dipinti avere come oggetto dame e cavalieri, paesaggi e nature morte, Santi e Madonne, il buon Scilla raffigura nel suo quadro la figlia di Zeus e Mnemosine (dea della memoria), l’inventore della commedia e il teatro simboleggiato dalle maschere e dal pappagallo. Penso che Mnemosine dovrebbe intervenire per fare ricordare Epicarmo agli smemorati.

Scilla – messinese come la bellissima e mitica ninfa Scilla trasformata da Circe, per gelosia, in un mostro – non è stato solo un famoso e bravo pittore. Nel XVII secolo, con i suoi studi sui fossili, ha contribuito a porre le basi alla moderna paleontologia.

Nel 1670, scrisse: “La vana speculazione disingannata dal senso” sui fossili marini. Ne riportiamo alcune frasi, attuali ancora oggi, riprese dalla sua nota ai lettori: Non ho saputo mai scorgere perché sia fatto costume, anche di persone goffissime, l’ingiuriare un galant’huomo, invece di ringraziarlo alla fine dell’opera che ha prestato, spacciandolo per trascurato, dormiglione ed ignorante; quando pure il commettere degli errori si è una faccenda cotanto facile per tutti gli huomini, che non se ne può immaginare un’altra, o di meno fatica o meno propria di chi scrive…. ed ho più tosto voluto ubbidire alla naturalezza del mio parlare, che rompermi il capo in andar cercando se la tal parola si debba scrivere più in una che in un’altra maniera. Così come ho saputo, ho dettato, ed ogni volta che averò spiegato il mio concetto in maniera che fosse inteso da tutti con facilità, non mi curo d’altro. Come curiosità, qualche anno fa al giornalista che gli chiedeva come mai nei suoi libri c’erano molti refusi, Giulio Andreotti, il “Divo Giulio” per Montanelli, rispose più o meno come Agostino Scilla.

Il libro ebbe notevole successo. Leibniz lo citò nella sua Protogaea sive de prima facie Telluris, scritta nel 1691-1692. Traduzioni in latino furono stampate a Roma nel 1752 e 1756. Nel 1997, Giunti Editore ha riproposto l’opera di Scilla, con curatore Marco Segala. Da rilevare che Scilla ed Epicarmo risultano “uniti” anche nella toponomastica di Siracusa e Palermo, Infatti, entrambi i comuni, li hanno ricordati e onorati intitolando una via a ciascuno di loro.

cms_30303/5v.jpgNel 1836, la Tipografia Pedone di Palermo stampa il “Saggio storico sulla vita di Epicarmo, con frammenti delle di lui opere raccolte ed illustrate” scritto da Luigi Tirrito (1801-1886) di Castronovo di Sicilia, l’antica Castro, che alcuni studiosi erroneamente indicarono come il luogo di nascita di Epicarmo. Tirrito, nato in una povera famiglia di agricoltori, grazie ai suoi talenti e a un sacerdote del paese che lo istruì e gli insegnò a leggere e a scrivere, diventò avvocato e storico. Narrano le cronache che difese più volte con successo la povera gente contro i soprusi dei nobili e delle ricche classi borghesi che mal vedevano quell’uomo che, proveniente da un’umile famiglia, era diventato popolare e rispettato da gran parte della popolazione. Cercarono in tutti i modi di ostacolarlo, come era di norma in quel periodo storico, e forse un poco anche oggi. Orami anziano, ma sempre combattivo, nel 1880, Tirrito fondò a Castronovo la Società Operaia di mutuo soccorso e si può a ragione considerare uno dei precursori del diritto del lavoro in Italia. È stato un uomo sapiente e acuto come si evince dai brani che riportiamo dal suo saggio su Epicarmo: L’ingorda sete del comando ha fatto sovente anteporre la gloria dei conquistatori alla sapienza e alla celebrità dei grandi filosofi. Questa matta opinione, che in tutti i tempi ha trionfato, fece accordare il nome di grande a quelle folgori di guerra, che grandi furono per l’immenso danno recato all’umanità, e che tali divennero colle vite di milioni di uomini sacrificati alla loro ambizione. I Ciri, gli Alessandri, i Cesari, i Carli, i Napoleoni, furono grandi distruttori di Imperi, di Regni, di province, di città, di uomini. È di questi la mania del secolo tutto giorno si occupa, lasciando negletti nell’oblio quei sommi filosofi, che a buon diritto meritano il nome di grandi, per aver nei secoli dell’ignoranza tracciato un aringo laborioso, onde propagare le scienze e le arti, facendosi con tante belle invenzioni benefattori delle società, senza altro guiderdone che la sola riconoscenza dei posteri, i quali ne ammirano la sapienza e ne propagano il merito.

L’occhio però indagatore del savio crede la fama dei sapienti più luminosa di quella dei conquistatori…Gittando uno sguardo fuggitivo nei prischi secoli della storia letteraria greca – sicula vedesi celebrato un Epicarmo filosofo, medico, inventore della commedia, di molte cose utili alla vita e di più lettere del greco alfabeto…

Tirrito, contemporaneo di Giuseppe Verga (1840 – 1922), non si può certo considerare un vinto verghiano. Partendo da una condizione sociale ed economica precaria è riuscito a riscattarsi e ha contribuito orgogliosamente e consapevolmente alla giustizia sociale.

cms_30303/6v.jpgRiprendo il viaggio. In questi giorni, mentre a Milano si discute e si pensa al prossimo derby tra Inter e Milan valido per la semifinale di Champions League, mentre a Roma si chiedono se le due squadre della Capitale l’anno prossimo giocheranno in Champions League, mentre a Napoli si festeggia lo scudetto, a Siracusa si organizzano le commedie e le tragedie greche che si rappresenteranno nella città aretusea e a Palazzolo Acreide. Così il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano sulle rappresentazioni classiche 2023: ”Una magia che si ripropone ai giorni nostri, a oltre un secolo di distanza, restituendo a un monumento dell’antichità la sua funzione”. Il ministro Sangiuliano ha appena nominato la premiere donna sovrintendente dell’INDA, è Valeria Told, di Merano.

Al Teatro Greco di Siracusa dall’11 maggio al 2 luglio 2023, con l’organizzazione dell’INDA, si rappresenteranno Prometeo Incatenato di Eschilo, Medea di Euripide, La Pace di Aristofane e Ulisse l’ultima Odissea di Omero. Sarà la 58° stagione. La prima fu nel 1914. Moltissime le prenotazioni già effettuate per assistere agli spettacoli. Si prevedono nuovi record di presenze e di incassi. Come ogni anno, saranno probabilmente presenti le massime autorità dello Stato. Quasi certamente, è stata scelta la commedia “ La Pace” di Aristofane per l’attuale contesto storico, con la guerra tra Ucraina e Russia. Si parlerà quindi di Pace. Di Pace, implicitamente parlano anche i brani sopra riportati tratti dal saggio di Luigi Tirrito: ricordate i saggi non i conquistatori! Con Ulisse l’ultima Odissea di Omero, si parlerà anche di Scilla, la bellissima ninfa trasformata per gelosia in mostro. In Medea, invece, si parlerà della madre che per gelosia uccide i figli. Un dramma che periodicamente si ripete anche ai giorni d’oggi (sic!).

Al Teatro Greco di Palazzolo Acreide dal 13 maggio al 6 giugno ci sarà invece la 27° edizione Festival Internazionale del Teatro Classico dei giovani. Circa 3000 studenti si esibiranno sul palco. Dal punto di vista simbolico l’evento è più importante di quello di Siracusa. Ma, anche a Palazzolo di ricordare Epicarmo non se ne parla. Almeno fino ad oggi.

Nel concludere l’articolo, mi viene di fare una proposta. Visto che si parla di Omero, considerato che nel 1923, nel suo bollettino bimensile di giugno/luglio, l’INDA ha pubblicato un articolo di Vittorini su Epicarmo, perché l’INDA 100 anni dopo non ricorda Epicarmo e le sue parodie sull’epos omerico? Sarebbe un omaggio dovuto al grande commediografo megarese. Certo, leggere che il 10 giugno ci sarà la consegna dell’ Eschilo d’oro, un premio istituito nel 1960 dall’INDA che premia le personalità distinte nel mondo del teatro classico e degli studi sull’antichità fa venire un po’ di tristezza pensando ad Epicarmo. Almeno a me. Di certo non ad Epicarmo che oltre ad essere commediografo era anche saggio e filosofo.

Data:

30 Aprile 2023