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ESSERE ASCOLTATI DALLO PSICOLOGO

Ascoltare deriva da “auscultare”, ovvero il sentire con sensibilità e cura, cercare la verità dell’altro, tenerla nella dovuta considerazione, accogliere l’altro nella sua dimensione.

L’ascolto che avviene all’interno della relazione con uno psicologo è un ascolto differente da ciò che si pensa e che avviene tra le persone nel quotidiano.

Il modo di ascoltare, dello psicologo, è differente dall’ascolto naturale, in quanto si genera all’interno di una richiesta di aiuto, ove al centro del processo d’aiuto c’è la persona.

L’aiuto da parte della figura professionale si rivolge non già al dover fornire delle risposte al paziente, piuttosto nell’ascoltare e nell’aiutare ad ascoltarsi.

Lo psicologo non si limita solamente all’ascolto delle parole che vengono pronunciate, ma estende la propria attenzione al tono di voce, ai gesti, alle espressioni facciali e al contesto generale in cui avviene la comunicazione; egli l’applicazione delle tecniche di ascolto attivo.

L’ascolto attivo è una tecnica di comunicazione che richiede al ricevente di ascoltare in maniera molto attenta, comprendere, ricordare e rispondere a ciò che viene detto.

Carl Rogers[1], negli anni 50, aveva messo in risalto la funzione dell’ascolto attivi, per lui ascoltare l’altro significa porre attenzione, mettere in atto del rispetto, in modo tale che l’altro non si senta giudicato e ciò permette di costruire un rapporto di fiducia tra chi parla e chi ascolta.

Il potere dell’ascolto empatico è ciò che è in grado di riuscire a modificare una relazione.

Goleman ha affermato: “Impariamo ad ascoltare se sappiamo afferrare in pieno quanto l’altro sta dicendo, manifestando di averlo compreso con riformulazioni, se riusciamo a sottolineare gli aspetti più salienti e significativi e rispettiamo le pause dell’altro, se non imponiamo il nostro stile comunicativo, ma siamo capaci di adattarci allo stile dell’altro, se evitiamo di fare domande su domande ma ci dedichiamo ad approfondire un tema alla volta, se nell’ascolto riusciamo ad essere noi stessi”.

Affinchè possa avversarsi un buon ascolto sono fondamentali le seguenti caratteristiche: il Contatto Visivo (Visual Contact): difatti per riuscire a comunicare bene con l’interlocutore è fondamentale guardarlo; il Tono della voce (Vocal quality): tono e timbro di voce raffigurano la parte integrante del messaggio che viene trasmesso, ed è dunque molto utile imparare a decifrarlo; l’Aderenza verbale (Verbal tracking): comunica meglio colui che non modifica l’argomento ed ascolta fino in fondo la storia che è stata narrata dal suo interlocutore; il Linguaggio corporeo che dimostri attenzione ed autenticità (Body language): sebbene inconsciamente, il soggetto con cui parliamo percepisce il nostro interessamento alle sue parole in particolar modo se ci poniamo di fronte a lui in maniera aperta, se ci incliniamo lievemente in avanti, se abbiamo un viso espressivo e se utilizziamo dei gesti incoraggianti e facilitanti.

La comunicazione deve essere collaborativa, mentre lo psicologo vi accede in maniera esplorativa cercando di andare a comprendere il punto di vista del paziente, promuovendo empatia.


[1] figura molto importante nella storia della psicologia, ha lasciato un’impronta indelebile grazie al suo contributo rivoluzionario all’approccio terapeutico ed alla comprensione dell’essere umano, nato nel 1902 in Illinois

Data:

25 Aprile 2024
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