Traduci

ETICHE DEL RICONOSCIMENTO E ETICA DELLA LIBERAZIONE – Fraser, Dussel, Taylor, Honneth, Habermas (I^ Parte)

“L’ ‘onore’, la ‘dignità’ o, in termini moderni lo ‘status’, di una persona, è da intendersi come il grado di considerazione sociale che, nell’orizzonte culturale di una società, attiene al modo di autorealizzazione che una persona persegue”. (Honneth, 1993)

“La domanda di riconoscimento esprime un’attesa che può essere soddisfatta solo in quanto mutuo riconoscimento, sia che quest’ultimo resti un sogno inaccessibile, sia che richieda procedure e istituzioni tali da elevare il riconoscimento al piano politico”. (Ricoeur)

Nell’attuale società multiculturale “lo sviluppo democratico del sistema dei diritti include il perseguimento non soltanto di obiettivi politici generali, ma anche di quei fini collettivi che si articolano nelle lotte di riconoscimento”.

Introduzione

La questione del riconoscimento può esser considerata come fondativa di un modo di intendere l’ontologia sociale e di interpretare le dinamiche politiche ed etiche. Una teoria del riconoscimento presuppone, da un lato, una specifica idea dell’identità umana e del suo valore e, dall’altro, una lettura del conflitto come dinamica implicita a ogni avanzamento storico che assicuri l’integrità dell’altro e il miglioramento della sua condizione di vita.

Il conflitto, classico tema della scienza politica e della filosofia pratica moderna, torna sotto forma di lotta per i diritti umani e di Kulturkampf, sia come dialettica, interna alle società democratiche, per lo status e i beni (Fraser), sia come lotta contro il misconoscimento e l’esclusione (Honneth, Dussel), sia come opposizione tra forme di vita (Taylor), sia come contrasto dinamico tra agire comunicativo e agire strategico (Apel, Habermas).

Altre alternative teoriche liberali come Rawls e Dworkin propongono un ordinamento giuridico eticamente neutrale, che assicuri a ciascuno pari opportunità nel perseguimento della sua personale concezione del bene. Per contro comunitaristi come Taylor e Walzer contestano la neutralità etica del diritto, e pretendono dallo stato di diritto la promozione attiva di determinate concezioni di “vita buona”.

Incrociando il portato ermeneutico di alcune tra le più note teorie del riconoscimento, in questo articolo percorriamo i nodi centrali di una visione relazionale e anti-individualistica dello spazio sociale e il legame che questa visione ha con un’idea intersoggettiva dell’identità personale.

Nancy Fraser e i conflitti per il riconoscimento: come sviluppare una prospettiva programmatica che integri redistribuzione e riconoscimento.

Nancy Fraser 

Il modello di Fraser si pone sul piano di una teoria della giustizia che ha al suo centro le questioni strutturali alla base dei conflitti e delle dinamiche sociali che marginalizzano ed escludono: la riflessione sull’ontologia sociale e sulla giustizia sposta il suo angolo visuale dai processi di reificazione e distribuzione alle pretese di riconoscimento pubblico dell’altro in quanto individuo titolare di diritti personali e comunitari. “Ciò che rende – scrive Fraser – il mancato riconoscimento moralmente ingiusto è il fatto che nega ad alcuni individui e gruppi la possibilità di partecipare all’interazione sociale su un piano di parità con gli altri”. Come sottolinea ancora Fraser: “oggi la giustizia richiede sia redistribuzione che riconoscimento”, si tratta cioè di individuare in ambito etico una concezione della giustizia che incorpori l’esigenza del riconoscimento della differenza, nel tentativo di superare le polarità riconoscimento/distribuzione, moralità/eticità, autorealizzazione/status.

Non è solo una questione redistributiva in senso economicistico, ma si tratta di una parità di dignità pubblica dei soggetti, che assicurano la partecipazione piena alla vita pubblica e il godimento sostanziale dei diritti. Sul piano teorico ciò ha prodotto una vera e propria polarizzazione tra differenti impostazioni rispetto alla domanda di fondo: redistribuzione o riconoscimento.  Per questo Fraser propone lo sviluppo di “una concezione bidimensionale della giustizia”, che considera la distribuzione e il riconoscimento come prospettive differenti sulla giustizia, all’interno di una teoria generale più ampia, secondo la nozione di parità di partecipazione.

Questo impianto teorico prevede che le istituzioni sociali permettano a tutti i membri di una comunità sociale di interagire e cooperare su un piano paritetico. Ciò comporta il soddisfacimento almeno di due condizioni fondamentali:

a) la distribuzione delle risorse deve essere tale da garantire a ogni individuo indipendenza e possibilità di parola;

b) i modelli culturali istituzionalizzati devono essere includenti a tal punto da garantire il rispetto per ogni forma di vita e opportunità di stima sociale. Queste condizioni complementari risulterebbero determinanti per ottenere una effettiva possibilità partecipativa alla vita comune.

A differenza delle società arcaiche, fondate sui legami parentali, dove lo status è determinante per la condizione economica, e della società mercantile dove la classe determina lo status, nelle società avanzate queste condizioni appaiono internamente intrecciate, per cui il mancato riconoscimento deriva o da una cattiva distribuzione o da una redistribuzione insufficiente.

Di fronte alla differenziazione, alla divergenza e all’interazione di queste due sfere, per Fraser separare la sfera economica da quella culturale risulta inadeguato e insufficiente. Serve una prospettiva critica che sappia assumere entrambi i punti di vista incrociandoli continuamente, in modo da mettere in evidenza i legami esistenti tra l’economico e il culturale. Questa impostazione, che Fraser ha definito “dualismo prospettico”, intende fornire chiavi ermeneutiche per attivare un’indagine ontologico-sociale che intrecci la dimensione culturale e quella economica, sapendo che si tratta di due livelli teoricamente distinguibili, ma sempre praticamente interconnessi.

(Continua)

Data:

5 Settembre 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *