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ETICHE DEL RICONOSCIMENTO E ETICA DELLA LIBERAZIONE – Fraser, Dussel, Taylor, Honneth, Habermas – II Parte

Riconoscimento e liberazione: Enrique Dussel

Partendo dai processi di negazione, di esclusione o reificazione dell’altro,  Dussel  – filosofo latino-americano che ha dato vita all’ etica della liberazione – centra la sua riflessione sulla povertà come sinonimo di marginalità, esclusione, alienazione e impossibilità di autorealizzazione. L’appello del povero implica un riconoscimento etico della sua condizione e il rispetto della sua dignità, che va promossa e salvaguardata.

In questo senso il discorso di Dussel si avvicina a quello avanzato da Fraser, prendendo spunto da Levinas e dai teorici dell’etica del discorso come Apel, anche se in Dussel, i modelli formalistici del riconoscimento hanno come limite teorico il reale cambiamento e la promozione umana. Senza cadere nell’economicismo o nel materialismo, nella proposta di Dussel, le condizioni materiali e politiche assumono una rilevanza essenziale. Il bene della persona è il vero fine del discorso morale, ma questo non può essere conseguito senza il soddisfacimento di precondizioni che garantiscano il riconoscimento dell’individuo in quanto parte della famiglia umana e titolare per natura di diritti sociali, civili e politici.

Se l’angolo visuale da cui muove l’appello di Dussel è quello latino-americano, Dussel osserva anche le nuove marginalità che l’Occidente al suo interno ha prodotto, che risuonano come una ferita rispetto alle idee fondative dello spirito democratico. Le condizioni di sottosviluppo, e le nuove povertà occidentali, sono delle autentiche forme di misconoscimento della dignità dell’umano e di negazione dell’altro in quanto persona.

Criticando l’ontologismo della filosofia contemporanea e l’eccesso di teoria dell’etica discorsiva, l’etica della liberazione come teoria della prassi, assume la forma di un’etica della responsabilità e della solidarietà centrata sul riconoscimento a partire dal superamento di condizioni che l’hanno resa storicamente di difficile implementazione, in un contesto di decolonizzazione del discorso e delle pratiche sociali. Nella filosofia della liberazione, l’essenziale non è solo l’“io” o il “noi”, ma ingloba il “tu”, il “voi”, l’“altro” di ogni comunità di comunicazione.

La condizione di schiavitù e della condizione disumana presente in tante aree del pianeta è il vero scandalo del pensiero morale. Per Dussel l’altro, il, povero, l’escluso, deve diventare la condizione di possibilità del discorso etico: “Tutto inizia col “riconoscimento” (Anerkennung) della persona, attribuendole la ‘dignità’ che merita”.

Si tratta di eliminare le condizioni di svantaggio, spirituale e materiale, per poter implementare la possibilità di un’inclusione reale nella comunità dei parlanti. Ciò chiama la filosofia pratica all’impegno ontologico per la liberazione dell’altro e il suo effettivo inserimento nella comunità, grazie al riconoscimento.

Nell’esigenza etica che implica la liberazione dell’Altro, del povero, c’è la condizione di possibilità dell’argomentazione reale; è permettere all’Altro-povero di “partecipare” al nuovo “noi” argomentativo. Nell’impianto generale della filosofia della liberazione, “solo l’irruzione dell’Altro può permettere di progettare (e realizzare) una comunità futura più giusta, su altre basi, come nuova alternativa”.

Il riconoscimento in Dussel, si svincola da ogni formalità o legalità per divenire processo reale che, a partire dalle negazioni storiche e fattuali che hanno negato la dignità dell’altro, si inscrive in una vera e propria prassi di liberazione che può assumere i tratti di una “ristrutturazione istituzionale” del mondo della vita, o quelli più forti e decisive, del conflitto rivoluzionario, che scaturisce dalla reazione a forme strutturali di negazione dell’umano, con cui la teoria morale deve fare i conti.

Il discorso di Dussel mette in luce il fatto che la prassi umana tende storicamente a posizioni di dominio sull’altro e che questo dominio è di natura politica. L’atto del riconoscere conferisce dignità e rispetto a quanti vengono riconosciuti, mentre il codice morale profondo che accompagna l’etica della liberazione implica “riconoscere l’altro come imperativo morale fondamentale”.

Taylor e Honneth: La teoria del riconoscimento come fondamento dell’etica sociale.

Sul piano della scienza sociale è metodologicamente decisivo comprendere la relazione tra status economico e status culturale. L’impianto proposto da Taylor e da Honneth, pur avendo matrici distinte, appartiene al paradigma che potremmo definire del “riconoscimento come autorealizzazione”.

Taylor o la sociologia dell’esistenza umana nel suo carattere dialogico.

Taylor suggerisce che “la nostra identità è plasmata, in parte, dal riconoscimento o dal mancato riconoscimento o, spesso, da un misconoscimento da parte di altre persone, per cui un individuo o un gruppo può subire un danno reale, una reale distorsione, se le persone o la società che lo circondano gli rimandano, come uno specchio, un’immagine di sé che lo limita o sminuisce o umilia. Il non riconoscimento o misconoscimento può danneggiare, può essere una forma di oppressione che imprigiona una persona in un modo di vivere falso, distorto e impoverito”.

Rispetto alla sociologia dell’esistenza umana, secondo Taylor, il bisogno della relazione riconoscitiva è cruciale nello sviluppo della propria individualità. Per capire “quanto sia stretta la connessione fra identità e riconoscimento, dobbiamo prendere in considerazione un aspetto cruciale della condizione umana, che è stato reso pressoché invisibile dall’orientamento prepotentemente monologico della filosofia moderna, nella sua tendenza principale. Questo aspetto cruciale della vita umana è il suo carattere fondamentalmente dialogico, la genesi della mente non è monologica, non è qualcosa che ciascuno realizza per conto suo, ma è dialogica”.

Infatti, “noi definiamo sempre la nostra identità dialogando, e qualche volta, lottando con i contenuti che gli altri vogliono vedere in noi”.  La formazione e la conservazione della nostra identità rimane un fatto dialogico, dipende sempre dal tessuto relazionale che il soggetto sperimenta e concorre a realizzare espandendo i suoi legami di vita.

Nel riconoscimento, la relazione si espone alla reciprocità e alla solidarietà, permettendo così al pluralismo di comporsi in un quadro non destabilizzante. Per questa via, Taylor intende fondare una teoria politica del riconoscimento della differenza culturale nel quadro multiculturale delle società avanzate. Si può leggere la dinamica del riconoscimento su due livelli: un livello per così dire intimo, che attiene alla formazione della identità individuale, ed un livello pubblico, in cui il riconoscimento si gioca, per un verso, sulla corretta interpretazione dello statuto dello spazio sociale e, per l’altro, nell’incontro con la diversità culturale, etnica, religiosa.

Taylor riflette sulla dinamica esistente tra legami sociali e opzioni individuali, sia sul piano teorico che su quello pratico, anche circa il nodo dell’identità sociale di una comunità politica e su come questa influisca sulla concezione della sfera pubblica. In chiave politica, la logica del riconoscimento prevede un correttivo all’impianto procedurale del liberalismo contemporaneo, attraverso la possibilità dell’accettazione piena di forme di vita e idee di bene, purché queste non contrastino con i fini comuni che l’assetto democratico è chiamato ad esprimere.

Il discorso in questo modo si sposta sul piano della teoria della democrazia, la quale esprime strutturalmente, ma in modo certamente perfettibile, il concetto moderno di dignità dell’uomo, quale essere unico, irripetibile, titolare di diritti inalienabili, bisognoso di relazioni significative di riconoscimento e di legami intersoggettivi. Se l’identità è per costituzione ontologica aperta e discorsiva, e se essa si nutre della parità naturale di tutti gli individui, la democrazia adotta il codice morale del riconoscimento come propria logica fondativa.

(Continua)

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La prima parte al link: https://www.internationalwebpost.org/etiche-del-riconoscimento-e-etica-della-liberazione-fraser-dussel-taylor-honneth-habermas-i-parte/

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Data:

12 Settembre 2024

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