La confusione tra i termini “Europa” e “Unione Europea” si sta rivelando sempre più foriera di incomprensioni
Diamo per scontato che un Paese, uno Stato, non sempre è adeguatamente rappresentato dal Governo di quello Stato. Con la democrazia rappresentativa, dove il Parlamento è frutto di libere elezioni e gli elettori sono adeguatamente formati e informati, l’abisso tra realtà e rappresentanza è stato ridotto, non colmato.
I cittadini[1] possono ben essere orgogliosi di appartenere a uno Stato, e nonostante ciò odiare il proprio Governo; nessuno potrà quindi scandalizzarsi quando una parte o tutti gli elettori vogliono cambiare il Governo, cioè le “persone” che li governano e le “scelte politiche” compiute da queste persone.
Generalmente ogni Governo che non vuole essere sostituito cerca ogni argomento, valido e anche non valido, per opporsi e resistere. Un trucco molto sottile, usato molto frequentemente perché difficile da percepire da parte delle masse , è il giocare sull’identificazione fra Governo e Stato.
La sottile menzogna viene agita proclamando che contestando il Governo si vuole distruggere lo Stato, che si vuole demolire lo Stato, che coloro che attaccano quella forma di Governo odiano la Patria, vogliono distruggere i valori su cui si basa la convivenza dei cittadini in quello Stato, mentre invece quel che questi sottilissimi avvocati difensori veramente vogliono è mantenere immutato quel Governo, cioè la classe dirigente da cui viene estratto il personale che di fatto governa.
Applicando questa strategia le “persone” che sono al governo (direttamente o indirettamente) cercano di identificarsi con lo Stato, per sfruttare questa identificazione a fini elettorali. Ovviamente questo vale ovunque vi sia una classe dirigente inamovibile, anche nelle dittature.
“Lo Stato sono io” del Re Sole rendeva inconcepibile un cambiamento del Governo francese e della classe dirigente aristocratica, senza la demolizione dello Stato con a capo il Re e l’aristocrazia. Funeree previsioni furono proclamate, disastri preconizzati, nere profezie lanciate se la Francia fosse divenuta Repubblica, allora…
Ebbene, la Francia, dopo una Rivoluzione sanguinosa, è divenuta Repubblica, e la società francese si è evoluta in una civiltà migliore: le parole “libertà, eguaglianza, fraternità” da rivoluzionarie sono
divenute scontate; non più “sudditi”, ma “cittadini”. Dopo cinquantasei anni dalla presa della Bastiglia fu proclamata la Repubblica Romana, e la nostra Costituzione repubblicana, cento anni dopo, ha preso anche da quella.
Tante forme di governo e governi sono scomparsi, eppure gli Stati sono rimasti. A volte persino migliorati.
Forse quel che sta accadendo in questi anni nella parte di Europa che è la UE, che ne comprende circa due terzi della popolazione, dove si è votato nel 2024, ripete lo stesso percorso: non l’idea di Unione Europea, ma la classe dirigente, il Governo dell’Europa, in tutte le sue istituzioni, viene in realtà attaccato. Gli europei[2] sono furiosi non contro l’ideale di Europa, ma per come la UE è governata; la classe che governa la UE cerca retoricamente di far credere che quella che è una normale opposizione ad essa e al suo modo di governare sia invece un rifiuto dell’idea stessa di Europa Unita. Paradossalmente votando in stragrande maggioranza per alimentare una guerra che sta dividendo in due l’Europa. In realtà si potrebbe affermare che non esistono gli antieuropeisti, intesi come coloro che si oppongono a una Europa Unita, ma certamente esistono gli oppositori di questo governo della UE: non sono antieuropeisti, né populisti (quello lo sono alcuni politici), ma antigovernativi.
Finché le azioni del governo UE sono state per decenni poco percepibili, e poco avvertite, l’opposizione a questo governo è stata scarsa o nulla. Man mano che l’influenza del governo della UE è diventata sempre più percepibile e pesante da subìre, fino a diventare dopo il 2009 causa di miseria e rovina per molti, dopo il 2022 concausa di una guerra che ha già fatto un milione di morti, tanto più è divenuta percepibile e tanto più è proporzionalmente cresciuta l’opposizione alle sue scelte politiche; tantissimi cittadini della UE europei vogliono ancora più Unione in Europa, ma non vogliono “queste” scelte politiche.
Se per cambiare le scelte politiche è necessario cambiare il Governo (gli uomini al governo), allora questi elettori vogliono”che si cambi”. In questa visione i partiti anti europei non sono contro una Europa unita, ma si rivelano essere la coalizione di opposizione alla coalizione (non esplicita, anzi si atteggiano spesso tra loro ad antagonisti) di governo; esattamente com’è accaduto in Italia, dove correnti antiUE si oppongono alla coalizione di governo (FI+ FdI + Lega), ma anche a Partiti che sono formalmente all’opposizione.
L’azione dei partiti di opposizione (comunque li si chiami, in qualunque area politica si collochino) mobilita le piazze, eccita l’opinione pubblica, contesta, critica; che è proprio quel che ci si aspetterebbe da partiti di opposizione “vera”. Essi sono accusati dai Partiti dell’area di governo di ogni nefandezza, di essere inesperti, incapaci, di non avere una visione equilibrata…esattamente quel che ogni Partito di Governo (magari diviso in più sotto partiti che baruffano) ha sempre fatto.
Le indagini statistiche sono spietate: già nel 2014 esprimeva fiducia nel Governo dell’Unione Europea così come fino ad allora era stato esercitato il 27% degli elettori in Italia, il 38% in Spagna, e il 55% in Germania. Evidentemente non per caso la percentuale di approvazione del Governo UE cresce quanto più quel Paese ha tratto guadagno dall’operato del Governo UE stesso; e viceversa l’opposizione alle scelte cresce quanto più si sono rivelate disastrose: in Italia solo il 12% riteneva nel 2014 che l’euro fosse vantaggioso; il che significa che l’88% lo rifiutava. Un plebiscito.
L’opposizione a come il Governo UE agisce è particolarmente forte nelle fasce sociali che più ne sono state danneggiate: operai, casalinghe, disoccupati, pensionati, piccoli imprenditori, piccoli professionisti, cioè tutte le fasce a reddito basso e insicuro.
Sono quelli che un tempo non si temeva di chiamare “poveri e miseri”; ma oggi chiamarli così è considerato “politicamente scorretto”, anche se sicuramente a un povero non piace l’essere chiamato “povero”.
Si preferisce la definizione “a basso reddito”, o “meno abbienti”, o “fragili”, perché emotivamente colpisce meno, scatena meno reazioni; in fondo anche sui nostri media nessuno muore più, ma scompare!
Si viene chiamati “europeisti”, se si approva ciò che il Governo UE (nei suoi organismi) ha compiuto. Sicuramente qualche lettore starà pensando a una obiezione: un Governo UE di fatto non c’è;non esiste né un Capo del Governo formale, né dei ministri (formalmente i Commissari non lo sono), né è possibile che un voto del Parlamento possa destituirli tutti di colpo e sostituirli con altri. E’ vero che di fatto esiste in Europa un gruppo di persone che, realisticamente, determina e indirizza la vita dei popoli europei. Chi fa questo a un popolo, di fatto lo governa.
Oggi si considera un governo positivamente se viene eletto democraticamente, in modo libero e visibile, ma questi sono attributi di un possibile tipo di Governo; i governi democratici in Europa hanno poco più di due secoli.
Un tale governo di fatto è peggio di quello ufficiale, proprio perché non appare, non viene eletto, né quindi può essere revocato; se fosse chiaramente revocabile, oggi la campagna elettorale non direbbe UE sì, UE no; avremmo sondaggi sui partiti politici, e non sondaggi generici sul gradimento dell’idea di Europa Unita.
Una parte degli europei sta rifiutando tutto il Partito Trasversale che ha governato (per quel che ha potuto) la UE finora, e a questa classe dirigente politica si considerano uniti, come fossero un tutt’uno (e forse lo sono) , banche e mercati, euro burocrati ed euro commissari.
L’Europa dei popoli, delle nazioni, è contro una UE nazionale, apopolare, contro coloro che si muovono da un capo all’altro del continente cambiando lavoro facilmente, avendo amici ovunque, ovunque ospitati da qualcuno; sono coloro per cui l’Europa è un non-luogo da attraversare in aereo, mentre per chi li contesta è il luogo dove sono costretti a vivere e quasi sempre a morire.
Il massimo della astuzia politica lo raggiungono coloro che, saldamente radicati in questo Governo UE, pur ne prendono le distanze e lo attaccano come se non ne fossero stati parte essenziale; in Italia (e in tanti altri Paesi) il partito trasversale che ha assunto questo ruolo è stato quasi sempre al governo UE per trenta anni, eppure si comporta e lancia accuse come se fosse stato per più di venti anni sulla Luna. Le stesse persone che hanno agito per tagliare gli accordi con la Russia per la fornitura di gas a basso costo lamentano l’alto costo del gas che la UE è adesso obbligata a pagare.
Forse quel che viene chiamato antieuropeismo è sì un “contro”, ma contro un modo di concepire la UE; non contro l’ideale di una Europa unita. In Italia questa opposizione è espressa da Lega e M5S, candidi coniglietti rispetto ai “lupi” della politica UE.
La Lega proclama l’Europa dei popoli, l’M5S tuona contro la poca democrazia delle istituzioni europee, altri contro la dittatura dei mercati e intermediari finanziari.
I partiti anti-governo UE hanno il merito di porre l’organizzazione istituzionale al centro del dibattito, di criticare la classe che finora è stata classe dirigente; paradossalmente, sono loro i veri europeisti, sono loro i veri partigiani dell’Europa; sono loro che respingono una Europa ottenuta “incollando” chiunque si ritenga conveniente associare per farci affari ( realizzando una specie di mini-ONU, che non è Europa né geograficamente né culturalmente), perché prendono sul serio l’idea di una Europa degli europei, e non la vedono solo come una area di libero scambio commerciale.
Nei sondaggi sugli europei la contestazione delle prassi di governo UE è complessa: nel 2014 il 30% degli italiani voleva ancora l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira. Il 70% non voleva.
Due percentuali indicative non di una volontà di distruzione delle istituzioni europee, ma di una volontà di profondo cambiamento nelle istituzioni UE.
Perché i cittadini UE si rendono conto, più e meglio di una classe dirigente super-protetta e che non subisce gli effetti della la globalizzazione sulla pelle, che nel mondo moderno l’Europa[3] o è una, o non è; può forse essere Europa, ma non può essere contemporaneamente anche Africa o Asia, Germania e Francia.
Un problema per la classe di governo UE è che far passare l’approvazione delle scelte politiche di chi finora ha governato la UE come se fosse l’approvazione del progetto di Europa unita è … sempre più difficile, e dopo l’appoggio dato al governo Zelenskj dopo il 2022 rischia di diventare impossibile. Nei singoli Stati europei il processo si ripete in miniatura: quel che si vorrebbe far passare per dibattito pro e contro l’Europa Unita si rivela uno scontro su “come “ va gestita l’Europa. E i problemi nuovi crescono di dimensione, e sorge il dubbio che il conflitto per il Donbass sia quasi usato per mascherare problemi più seri.
Secondo una indagine di WordPress.org già nel 2014 due terzi dei cittadini cechi vedevano l’islamismo come un pericolo; e di questa problematica (non solo cèca) non c’è stata traccia nel dibattito politico dei partiti al governo in UE fino a che il problema ha avuto ripercussioni elettorali. Abbiamo scelto un argomento a caso, ma l’elenco dei problemi percepiti dai popoli e oscurati dai Governi e media UE sarebbe assai lungo.
E’ questa forte differenza di argomenti all’ordine del giorno che ha trascinato i partiti di governo sul campo di battaglia un tempo dei partiti di sinistra, la piazza.
Al di là dello scontro mediatico, la novità è proprio questa: non avveniva da decenni che delle forze politiche di centro-destra andassero in piazza, costringendo a muoversi e a tornarci di nuovo quelle che erano avvezze ad essere “loro” la piazza, e al massimo si erano ridotte a usarla per concerti di pseudo protesta o “girotondi”.
In quasi tutti i paesi UE c’è almeno un partito che si rivolge alle piazze (la Lega è uno zuccherino rispetto ad altri partiti in altri Stati), che le mobilita, che le eccita perché non riesce a modificare le scelte politiche costrette nel rigido alveo delle moderate spartizioni; che non si comporta come un equilibrato piacevole parlatore, ma come un “di parte”, che poi è il significato di Partito.
Il cambiamento si conclude nei Parlamenti, ma comincia nelle piazze, con buona pace di chi crede che si possa fare politica solo via web o scrivendo dotti articoli. Solo uscendo dalla discussione moderata, quella secondo le regole consuete, è possibile cambiare le regole. Non siamo originali, né pretendiamo di scrivere qualcosa di nuovo: questa idea ha più di venti secoli. Uscendo però dalle consuetudini fossilizzate si rischia che i cosiddetti “antieuropei” si rivelino essere fautori dell’Europa Unita nel “vero” spirito dei fondatori.
Per chi crede veramente che l’Europa debba essere fatta dagli europei, da tutti e soli gli europei, secondo i valori che sono propri della storia europea, questa è una fonte di speranza per il futuro.
[1] Qui per “cittadini” si intendono solo ed esclusivamente coloro che possiedono la cittadinanza di uno Stato, e possono votare per la elezione del Parlamento
[2] Qui si intendono come “europei” solo i cittadini di Stati membri della UE, anche se possono intendere con “europei” anche coloro con cittadinanza di Stati con territorio tutto nell’Europa ma non membri della UE
[3] Qui per “Europa” si intende l’Europa geografica, da Gibilterra agli Urali.