L’andamento dei consumi finali nazionali per abitante in Italia, misurati a prezzi concatenati del 2020, fornisce un’interessante prospettiva sulla dinamica economica del paese nel corso dell’ultimo decennio. Analizzando questi dati dal 2014 al 2023, emergono tendenze significative che possono essere ricondotte a diversi fattori economici, sociali e politici, tra cui la lenta ripresa post-crisi finanziaria, l’impatto devastante della pandemia di COVID-19 e il successivo processo di recupero caratterizzato da una forte ripresa iniziale seguita da un rallentamento nel 2023.
Nel 2014, i consumi finali per abitante si attestavano a 22.833,30 euro. Da questo punto di partenza, si è assistito a un progressivo aumento nei cinque anni successivi. Nel 2015, i consumi sono cresciuti di 345,92 euro rispetto all’anno precedente, con un incremento percentuale dell’1,51%. Questo dato riflette una fase di moderata crescita economica in Italia, successiva alla crisi finanziaria globale del 2008-2009 e alla crisi del debito sovrano europeo che aveva colpito duramente il paese nei primi anni del decennio. Sebbene il ritmo di crescita non fosse particolarmente elevato, il segnale era positivo, indicando un rafforzamento della domanda interna. Nel 2016, la tendenza al rialzo è proseguita, con un aumento dei consumi di 251,79 euro, corrispondente a una crescita dell’1,09%. Sebbene il tasso di crescita fosse inferiore a quello dell’anno precedente, il dato rimaneva comunque positivo, suggerendo che il paese stava ancora attraversando una fase di recupero, seppur con un’espansione più lenta rispetto al periodo iniziale della ripresa.
Nel 2017, i consumi finali per abitante hanno raggiunto i 23.708,13 euro, registrando un incremento di 277,12 euro, pari a una crescita dell’1,18%. Questo dato suggerisce che la crescita dei consumi stava mantenendo una certa stabilità, oscillando tra l’1% e l’1,5% annuo. Tuttavia, nel 2018 si nota un primo rallentamento significativo: la variazione assoluta è stata di soli 140,50 euro, con una crescita percentuale dello 0,59%. Questa frenata può essere attribuita a diversi fattori, tra cui l’incertezza politica interna e il rallentamento dell’economia globale. L’Italia, in quegli anni, ha affrontato una crescita economica modesta, con problemi strutturali legati alla produttività stagnante e a un mercato del lavoro caratterizzato da un’elevata disoccupazione giovanile e una crescita salariale contenuta. Nel 2019, la crescita dei consumi è quasi arrivata a un punto di stallo: l’aumento è stato di appena 30,88 euro, corrispondente a un incremento dello 0,13%. Questo segnale di stagnazione riflette la fragilità del ciclo economico italiano in quel periodo, con il paese che già mostrava segni di debolezza prima che la pandemia colpisse l’economia mondiale.
Il 2020 segna un punto di svolta drammatico nella serie storica dei consumi finali nazionali per abitante. Con la pandemia di COVID-19 che ha investito l’Italia e il mondo intero, il paese ha affrontato uno dei periodi più difficili della sua storia economica recente. I consumi finali sono crollati da 23.879,51 euro nel 2019 a 22.080,61 euro nel 2020, registrando una variazione assoluta negativa di 1.798,90 euro e una contrazione del 7,53%. Questo drastico calo è direttamente attribuibile agli effetti delle misure di contenimento della pandemia, come i lockdown, le restrizioni alla mobilità e la chiusura di numerose attività economiche. La crisi ha colpito in particolare i settori del commercio, del turismo e della ristorazione, con un impatto devastante sui consumi delle famiglie. L’incertezza economica ha spinto molti consumatori a ridurre drasticamente le proprie spese, mentre il mercato del lavoro ha subito un duro colpo con licenziamenti, cassa integrazione e una riduzione complessiva del reddito disponibile. Il crollo dei consumi del 2020 rappresenta quindi una fotografia chiara delle conseguenze economiche della pandemia.
Nel 2021, con la progressiva uscita dalla crisi sanitaria e la riapertura delle attività economiche, si è assistito a un significativo rimbalzo dei consumi. Il valore per abitante è risalito a 23.282,73 euro, con un aumento di 1.202,12 euro rispetto all’anno precedente e una crescita del 5,44%. Questo forte recupero è stato sostenuto da diversi fattori, tra cui la ripresa della fiducia dei consumatori, la ripartenza del mercato del lavoro e le politiche di sostegno economico messe in atto dal governo e dall’Unione Europea. Gli stimoli fiscali, inclusi i sussidi diretti alle famiglie e gli incentivi per la ripresa dell’economia, hanno contribuito a rilanciare la domanda interna, che ha beneficiato anche della riduzione delle restrizioni e del ritorno alla normalità in molti settori. Tuttavia, nonostante questa ripresa, il livello dei consumi nel 2021 era ancora inferiore a quello del 2019, indicando che la strada verso una piena normalizzazione dell’economia era ancora in corso.
Nel 2022, il processo di recupero è continuato, con un ulteriore incremento dei consumi finali per abitante di 946,97 euro, pari a un aumento del 4,07%, portando il valore a 24.229,70 euro. Questo miglioramento è stato probabilmente determinato dalla piena ripresa dell’attività economica, dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro e dall’attuazione delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha contribuito a stimolare l’economia. Tuttavia, il 2022 è stato anche caratterizzato da un aumento dell’inflazione, dovuto principalmente alla crisi energetica e alle tensioni geopolitiche legate alla guerra in Ucraina. L’aumento dei prezzi ha avuto un impatto sul potere d’acquisto delle famiglie, che hanno dovuto affrontare costi più elevati per beni essenziali come energia e alimenti, riducendo così la capacità di spesa per altri beni e servizi.
Nel 2023, i consumi finali per abitante hanno continuato a crescere, raggiungendo i 24.538,55 euro, ma con un incremento più contenuto rispetto agli anni precedenti. L’aumento assoluto è stato di 308,85 euro, con una variazione percentuale dell’1,27%. Questo rallentamento nella crescita può essere attribuito a diversi fattori. Da un lato, l’inflazione elevata ha continuato a erodere il potere d’acquisto delle famiglie, limitando la capacità di spesa in termini reali. Dall’altro, il processo di ripresa post-pandemia ha raggiunto un punto di stabilizzazione, con una domanda che, dopo il forte recupero del 2021 e del 2022, ha mostrato segni di rallentamento. Il contesto economico globale, caratterizzato da un aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali per contrastare l’inflazione, ha contribuito a frenare la crescita, rendendo il credito più costoso e riducendo la propensione al consumo e agli investimenti.
L’analisi di questo decennio mostra quindi un ciclo economico complesso, con una fase iniziale di crescita moderata, un crollo improvviso dovuto alla pandemia e una ripresa che, sebbene vigorosa nei primi anni post-crisi, ha iniziato a rallentare nel 2023. Il futuro dei consumi dipenderà da vari fattori, tra cui l’andamento dell’inflazione, le politiche economiche adottate dal governo e il contesto macroeconomico globale.
Metodo: Prezzi Concatenati 2020.
Consumi finali nazionali per abitante | Variazione Assoluta | Variazione Percentuale | |
2014 | 22.833,30 | ||
2015 | 23.179,22 | 345,92 | 1,51 |
2016 | 23.431,01 | 251,79 | 1,09 |
2017 | 23.708,13 | 277,12 | 1,18 |
2018 | 23.848,63 | 140,50 | 0,59 |
2019 | 23.879,51 | 30,88 | 0,13 |
2020 | 22.080,61 | -1.798,90 | -7,53 |
2021 | 23.282,73 | 1.202,12 | 5,44 |
2022 | 24.229,70 | 946,97 | 4,07 |
2023 | 24.538,55 | 308,85 | 1,27 |

Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it