Ex Ilva, Conte: “Su impegni saremo inflessibili”
Sull’ex Ilva “non stiamo parlando di un’acquisizione fatta tramite una vicenda di mercato. C’è stata una procedura di evidenza pubblica, c’è stata un’aggiudicazione a esito di una gara ed è stato stipulato un contratto. Ci sono impegni contrattuali da rispettare e su questo saremo inflessibili”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo la decisione di ArcelorMittal di recedere dall’accordo siglato un anno fa. “Non si può pensare di cambiare una strategia imprenditoriale adducendo a giustificazione uno scudo penale che peraltro non è previsto contrattualmente” ha aggiunto. Mercoledì alle 11 “incontro i vertici dell’azienda, non incontro Jindal. Il nostro interlocutore è chi c’è adesso e che deve rispettare gli impegni contrattuali” ha detto ancora Conte a chi gli chiedeva delle indiscrezioni secondo cui Matteo Renzi sarebbe in contatto con il gruppo Jindal per un nuova cordata per l’ex Ilva.
Ad ogni modo “sono fiducioso” ha risposto in serata il presidente del Consiglio ai giornalisti che a Montecitorio in merito all’incontro previsto a palazzo Chigi.
Sull’ex Ilva “a noi preme che non solo sia assicurata la continuità di questi investimenti produttivi ma che sia assolutamente rispettato il livello occupazionale” aveva già sottolineato in precedenza Conte, ricordando che “non sono solo in gioco 9mila famiglie, ma c’è tutto l’indotto molto più cospicuo e noi faremo di tutto per difendere questi investimenti produttivi e questa comunità di persone che lavorano anche estese all’indotto”. Inoltre “pretendiamo che siano rispettati gli impegni sulle bonifiche ambientali, un tassello fondamentale della complessa strategia imprenditoriale per quel polo industriale”, ha aggiunto Conte.
Slittato dunque il vertice governo-ArcelorMittal, viene nel frattempo definita una ’boutade’ l’ipotesi di una cordata che vede l’ingresso di Cassa e Depositi e Prestiti. A escludere questa eventualità sono fonti finanziarie interpellate dall’Adnkronos, in riferimento a notizie secondo le quali l’ex premier Matteo Renzi, starebbe al lavoro per un’alternativa che replicherebbe la cordata, scesa in campo contro ArcelorMittal, con gli indiani di Jindal, Arvedi e Cdp. “Non c’è assolutamente nulla”, riferiscono le stesse fonti evidenziando che Cassa Depositi e Prestiti, che non è un fondo salva imprese, da statuto non può intervenire in operazioni di salvataggio di aziende in crisi.
GUALTIERI – ’’Mi è piaciuto un titolo’’ sull’Ilva, ’’che citava un’espressione resa celebre da Mario Draghi: whatever it takes. Penso che un Paese serio deve fare tutto il possibile e il necessario per evitare un esito negativo e drammatico’’ afferma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nell’audizione della commissione Finanze della Camera. Il caso dell’ex Ilva “è una partita complessa e seria” dove serve “il concorso e il sosteno unitario del paese per affrontare una questione che va risolta positivamente”, ha aggiunto. “Il governo è impegnato, io penso debba essere impegnato il paese nel suo complesso” e non ci sia “in questa fase” una “distinzione delle posizioni dei singoli”, spiega riferendo che domani ci sarà un incontro “importante” sul caso. “Gli strumenti precisi devono essere valutati dal governo, domani c’è un incontro importante e il governo è impegnato per risolvere positivamente la questione e far sviluppare piano industriale e ambientale. C’è un impegno del governo condiviso e comune”, ha aggiunto Gualtieri.
PATUANELLI – Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli terrà un’informativa alla Camera sulla situazione dell’ex Ilva, giovedì 7 novembre alle 14. “Non permetteremo ad ArcelorMittal di ricattare lo Stato italiano mettendo sul piatto oltre 5mila esuberi” aveva detto in post su Facebook il ministro Patuanelli. “Gli impegni vanno mantenuti e i cicli produttivi in flessione possono essere accompagnati con strumenti di sostegno, non licenziando le persone. Specialmente quando un anno prima si è firmato un accordo per la piena occupazione”. “E’ stato depositato da Arcelor Mittal, presso il Tribunale di Milano, un atto di citazione nei confronti dei Commissari straordinari, sottoscritto da sette legali e composto da 37 pagine e 37 allegati. Questo a dimostrazione che da settimane, forse da mesi, l’azienda preparava l’abbandono dell’area”.
“Come è stato ampiamente spiegato all’azienda, l’articolo 51 del codice penale già prevede – puntualizza Patuanelli – che ’l’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorità, esclude la punibilità’. Si tratta del noto principio di non contraddizione. Visto che il piano ambientale è stato adottato con Dpcm, le relative prescrizioni sono di carattere normativo. Dunque, il corretto adempimento delle stesse non può dar luogo a responsabilità. Detto questo, si può valutare l’inserimento di una norma di rango primario che espliciti questo principio già presente nel nostro ordinamento, come ho già dichiarato. Ma senza alcuna norma ad personam per Arcelor Mittal”.
“Per dovizia: non esiste alcuna clausola di recesso legata al cosiddetto scudo penale. Esiste una clausola di recesso in caso cambi il piano ambientale (DPCM 29 settembre 2017, che ha integrato e modificato altro DPCM del 2014), cosa mai avvenuta”, aggiunge il ministro.
FUOCO INCROCIATO – Intanto prosegue il fuoco incrociato di accuse. “In Senato non permetteremo la ripresa dei lavori finché il presidente del Consiglio non verrà in Parlamento a dire che nessun posto di lavoro è a rischio” dice il leader della Lega Matteo Salvini, a Napoli per un’iniziativa del partito.
“Parlare dello scudo penale significa guardare il dito mentre il dito indica la Luna. Qui il problema è capire se qualcuno vuole chiudere Taranto, uno degli stabilimenti potenzialmente migliori in Europa, per togliersi dai piedi un potenziale concorrente. È un rischio che molti hanno evocato fin dai tempi della gara, nel 2017” scrive Matteo Renzi nella sua enews. “Ma proprio per questo credo che si possa agevolmente recuperare la questione dello scudo penale anche con un emendamento al DL fiscale che sta per arrivare in Parlamento (lo ha già preparato la collega Lella Paita e lo firmeranno molti di noi) – prosegue il leader di Iv -. Tuttavia il problema è che io ritengo che Mittal se ne voglia andare e stia cercando pretesti. E penso che in un Paese serio si dovrebbe agire insieme per trovare una soluzione, anziché litigare”. “I populisti passano il tempo in TV a cercare un colpevole, le persone serie invece provano a cercare una soluzione. Ho detto al Ministro Patuanelli che noi siamo pronti a tutto pur di trovare una soluzione. E Italia Viva c’è perché a noi non interessa ottenere visibilità ma salvare oltre diecimila posti di lavoro. Io non mi rassegno alla chiusura di Ilva. E lavoro per evitarla”.
CONFINDUSTRIA – “La vicenda di Ilva è emblematica e consegue a una scelta fatta in Parlamento nelle scorse settimane di revocare uno dei punti qualificanti del contratto che l’investitore aveva firmato con lo Stato italiano. Mi auguro che chi deve capisca quali sono le conseguenze di scelte irragionevoli e non meditate” afferna il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, a margine dell’audizione sul dl fisco in commissione Finanze alla Camera sul caso ArcelorMittal. “I continui cambiamenti di norme, gli interventi a gamba tesa sulle norme penali, l’instabilità del quadro non solo non attraggono investimenti ma fanno scappare quelli che ci sono”.
NO COMMENT UE – La scelta di ritirarsi dalla gestione dell’ex Ilva di Taranto annunciata dal gruppo siderurgico Arcelor Mittal “è la decisione di una società privata”, pertanto la Commissione europea “non ha alcun commento da fare” dice la portavoce capo della Commissione Mina Andreeva, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.
Zingaretti bacchetta Renzi
“Se noi mostriamo alle persone un litigio continuo, quella destra che si è presentata a piazza San Giovanni crescerà sempre più. Quindi io combatto anche per Matteo Renzi, perché se pensa che fare le polemiche è un modo per conquistare voti ha capito male”. Lo dice Nicola Zingaretti a ’Di Martedì’ su La7.
“Io ho detto in maniera molto esplicita: il Pd non sta al governo per occupare le poltrone dei ministeri o fare le nomine degli enti, tante, che verranno. Il Pd sta al governo se cambia e migliora l’Italia. Se queste condizioni vengono meno, è chiaro che viene meno anche il motivo per cui stiamo dentro questo governo”.
E ancora “dico ai miei alleati: o la smettete, la smettiamo di litigare tutti i giorni o non rappresenteremo un’alternativa credibile” alla destra. “E’ un po’ ipocrita dire che non possiamo permetterci l’elezione di un presidente della Repubblica sovranista e non fare nulla affinché gli italiani percepiscano una alternativa più credibile a quello che le destre stanno mettendo in campo”.
“A Bologna – conclude, parlando del Pd – approveremo una riforma totale perché questo è un partito che va rifondato, aperto, cambiato aprendo una nuova stagione con meno correnti che bloccano il dibattito e più persone che pensano con la loro testa”.
“Verso addio tassa auto aziendali e rinvio plastic tax”
Potrebbe saltare, cancellata con un colpo di bianchetto, la tassa sulle auto aziendali prevista dalla manovra. Mentre si starebbe pensando a un rinvio “significativo”, ben oltre la data di luglio di cui si vociferava nei giorni scorsi, della tassa sulla plastica. E’ quanto rivelano fonti di governo all’Adnkronos, spiegando che sarebbe questo l’orientamento che starebbe maturando nell’esecutivo sulla legge di bilancio. L’unico balzello che al momento non sembra essere in discussione è quello sulle bevande zuccherine, la cosiddetta sugar tax.
Ma un rinvio sostanziale dei tempi di applicazione della tassa sulla plastica potrebbe generare conflitti nel governo: si tratta di una misura particolarmente cara ai 5 Stelle. Ma fonti del ministero dell’Economia spiegano che nei contenuti “la plastic tax funziona, è strutturata nel miglior modo possibile. Mentre sui tempi si sta ragionando perché è l’unico aspetto che è possibile modulare”. Sullo sfondo, però, resta il problema delle coperture.
Senato, ’resistenti’ pronti per salvare la legislatura
Un big piddino li ha ribattezzati i ’resistenti’. C’è chi li definisce, invece, i ’novelli responsabili’ e chi li critica, chiamandoli gli ’ultrà del non voto’, perché mossi prevalentemente dalla volontà di scongiurare un voto anticipato dopo l’approvazione della manovra targata Conte bis. Sono giorni che a Palazzo Madama si parla dell’ipotesi di un nuovo gruppo parlamentare pronto a decollare in caso di implosione dei Cinque stelle e conseguente rottura dell’alleanza con il Pd per garantire una maggioranza e salvare la legislatura.
La ciambella di salvataggio, appunto, raccontano all’Adnkronos fonti parlamentari del centrodestra, verrebbe lanciata al momento opportuno al Senato, dove i numeri sono sempre stati ballerini e da tempo sono in corso grandi manovre di riposizionamento. Secondo gli ultimi rumors circolati con insistenza in queste ore, sarebbero oltre una quindicina i senatori coinvolti, alcuni del Pd e molti di Forza Italia, a cominciare da quelli più delusi dall’attuale gestione del partito azzurro e che fino ad ora hanno resistito al canto delle sirene renziane. Si parla di contatti, incontri, trattative riservate. Chi sta seguendo da vicino l’operazione assicura che si stanno valutando i pro e i contro, con tanto di pallottoliere alla mano. Tra gli ’attenzionati’, tutti i malpancisti azzurri, ma la notizia sarebbe arrivata all’orecchio anche degli esponenti di ’Idea’ e di ’Cambiamo’, che sarebbero stati contattati, invece, per un’altro tipo di operazione, ovvero la creazione di una ’gamba moderata’ della coalizione di centrodestra, alleata con la Lega ma senza Fi, con alla guida il ticket Toti-Carfagna, che ’coprirebbe’ Matteo Salvini al centro.
’L’operazione di soccorso’ alla legislatura sarebbe pronta a partire alla bisogna, ma solo in caso di strappo di Luigi Di Maio e avrebbe anche la benedizione dei renziani di ’Italia Viva’, per lo più contrari a elezioni. C’è chi scommette che i ’responsabili’ siano pronti a correre a sostegno del governo, non necessariamente a guida Conte.
Il sondaggio: la Lega cresce ancora, giù Pd e M5S
Lega inarrestabile, almeno nei sondaggi. Secondo le ultime rilevazioni SWG sulle intenzioni di voto degli italiani per il tg la7, il Carroccio conquisterebbe infatti in una sola settimana un +0.5% di consensi, attestandosi al 34,1%. Calano, invece, Pd (-0,5%) e M5S (-1,4%), rispettivamente al 17,5% e al 16,8%.
Si arresta, anche se di poco, la scalata Fratelli d’Italia, che perde uno 0,1 attestandosi all’8,9%. Seguono Forza Italia al 6,2% (+0,7%) e Italia Viva al 6% con un +0,8% rispetto alla scorsa settimana.