Ex Ilva, si tratta fino all’ultimo
Una bozza di accordo c’è, 5 pagine per salvare il destino dell’ex Ilva e dei suoi lavoratori. Domani scade la deadline che governo e Mittal si erano dati per arrivare a un patto che evitasse il peggio. Ma è confermato che il governo tratterà fino all’ultimo minuto utile, dunque fino all’udienza fissata per il 7 febbraio. Entro la mezzanotte di domani il colosso franco-indiano dovrà inviare le controdeduzioni in Tribunale. Ma la trattativa continua serrata e queste sono ore decisive. Nel governo il confronto è continuo. Stasera avrebbe dovuto tenersi, alle 22, una riunione tra il premier Giuseppe Conte e i ministri competenti, poi saltata all’ultimo minuto per via dei i primi due casi di Coronavirus registrati in Italia.
Un incontro con Mittal, ha spiegato oggi il premier Giuseppe Conte da Sofia, “non è da escludere” nei prossimi giorni, “lui ha dato disponibilità a venirmi a trovare”. “C’è un progetto di accordo – ha detto ancora il presidente del Consiglio – ci sono ancora dettagli da definire”. Dettagli contenuti in quella bozza di appena 5 pagine -da rivedere finché non porterà, si spera, buoni frutti- dove, a quanto apprende l’Adnkronos, c’è scritto nero su bianco che la produzione di acciaio scenderà a 8 milioni di tonnellate l’anno, il che comporterà minore forza lavoro da impiegare, ma lo Stato si farà carico della cassa integrazione fino al 2023, quando partirà il piano per una nuova Ilva ’green’ e i lavoratori in eccedenza verranno riassorbiti. La partita si gioca tutta qui, perché il colosso franco-indiano vorrebbe uscite strutturate, ovvero definitive.
La partecipazione dello Stato ci sarà, ma nella bozza, spiegano, non è quantificata poiché il valore della nuova Ilva non è ancora definito. E sugli esuberi la barra resta dritta: prima la stretta di mano con i Mittal su un piano industriale che consenta di voltare pagina – la rotta – poi il confronto con i sindacati sulle uscite, quanto più possibile limitate e non strutturali, con ammortizzatori sociali e scivoli per l’intera fase di attuazione del piano di risanamento.
Eurispes: “Un italiano su due giustifica l’evasione”
Le tasse in Italia sono “troppo alte” e “più della metà degli italiani tende a giustificare l’evasione in determinate situazioni”. E’ quanto emerge dal Rapporto ’Italia 2020’ Eurispes. La maggior parte dei cittadini, in qualche misura, “giustifica l’evasione fiscale: per il 25,1% non è grave solo se compiuta da chi fa fatica a sostenere la pressione fiscale; per il 19,6% è grave per chi possiede grandi patrimoni; per il 9% non è grave perché in Italia la pressione fiscale è eccessiva”.
La sanzione più giusta per i grandi evasori, secondo gli intervistati, è il sequestro dei beni per quattro italiani su dieci (40,9%), multe e sanzioni economiche e amministrative per tre su dieci (29,6%). Mentre il 17,3% crede il carcere sia la giusta sanzione.
Lavoro, tornano a calare gli occupati
A dicembre 2019, l’occupazione risulta in calo rispetto al mese precedente, mentre l’inattività cresce e il numero di disoccupati aumenta lievemente a fronte di un tasso di disoccupazione che rimane stabile. Lo comunica l’Istat indicando che gli occupati diminuiscono di 75 mila unità (-0,3%) e il tasso di occupazione scende al 59,2% (-0,1 punti percentuali). La flessione dell’occupazione interessa uomini e donne, gli individui tra 25 e 49 anni (-79 mila), i lavoratori dipendenti permanenti (-75 mila) e gli indipendenti (-16 mila). Gli occupati aumentano tra i 15-24enni (+6 mila) e tra i dipendenti a termine (+17 mila), rimanendo sostanzialmente stabili tra gli ultracinquantenni.
La lieve crescita delle persone in cerca di lavoro si registra tra gli uomini (+2,2%, pari a +28 mila unità) e tra gli under 50, a fronte di una diminuzione tra le donne (-2,2%, pari a -27 mila unità) e gli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione risulta tuttavia stabile al 9,8%; rimane invariato anche il tasso di disoccupazione giovanile (28,9%). La crescita degli inattivi riguarda sia gli uomini sia le donne e tutte le fasce d’età a esclusione dei giovanissimi tra i 15 e i 24 anni. Il tasso di inattività sale al 34,2% (+0,1 punti percentuali).
Nel quarto trimestre 2019, l’occupazione risulta in lieve crescita (+0,1%, pari a +13 mila unità) tra le donne (+19 mila) e i dipendenti (+43 mila); segnali positivi si osservano anche per i 25-34enni (+12 mila) e gli over 50 (+48 mila). In calo dello 0,6% gli indipendenti (-30 mila). Nello stesso trimestre diminuiscono lievemente sia le persone in cerca di occupazione sia gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-32 mila unità).
Rispetto a dicembre 2018 la crescita dell’occupazione (+0,6%, pari a +136 mila unità), coinvolge donne, uomini e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni per i quali la diminuzione è imputabile al decrescente peso demografico. Aumentano anche i lavoratori dipendenti (+207 mila unità), soprattutto permanenti (+162 mila), mentre gli occupati indipendenti diminuiscono di 71 mila unità. Nell’arco dei dodici mesi, l’aumento degli occupati si accompagna a un calo dei disoccupati (-5,3%, pari a -143 mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,9%, pari a -115 mila)