Estimatori e detrattori della grande kermesse sul cibo si affrontano nell’agone mediatico. Una tenzone che ci accompagnerà, tra durata effettiva che si protrarrà sino ad Ottobre 2015 e il prevedibile strascico di difese d’ufficio e polemiche, per il resto dell’anno. Il tutto a ricordarci che, comunque la si veda, la questione si impone all’attenzione per la spettacolarità dell’evento, per la cornice che delimita la rappresentazione.
Una cornice, forse, più importante dell’evento in sé, essendo questo oggettivamente significativo ma, altrettanto oggettivamente, incapace di offrire elementi di riflessione tanto vasti da riempire un contenitore così ampio e, soprattutto, così esteso dal punto di vista temporale. L’enormità di questo contenitore induce a sospettare anche i più ingenui che l’argomento cibo sia un pretesto, per quanto “appetitoso”, per raggiungere obiettivi diversi che vanno dalla spartizione, lecita e illecita, degli appalti e di ciò che ruota intorno ad essi, alla gestione redditizia dei risultati in termini di consenso per le grandi multinazionali che, in modo diretto e indiretto, costituiscono l’ossatura della manifestazione.
L’attenzione su argomenti strategici per la popolazione di tutto il mondo è comunque un dato positivo inoppugnabile, ma restano zone d’ombra alquanto paradossali che legittimano le irriverenti considerazioni di chi pensa che vedere Mc Donald’s e Coca-cola spartirsi lucrosi spazi espositivi in una manifestazione dove il messaggio fondamentale è la sana e sostenibile nutrizione, è come assistere alla sponsorizzazione dell’Unicef da parte di Erode. Spinta ancora oltre la polemica, possiamo anche dire che incontri artistici e culturali in genere, sparpagliati qua e la tra uno stand dove i più stramangeranno e tracanneranno a dismisura, e un altro dove pochi si lasceranno sedurre dagli argomenti su come sfamare tutte le genti del pianeta, saranno come un contorno intellettuale a buon mercato poco richiesto e insipido.
Una suppellettile che nasce come un riempitivo dovuto, come i fiori durante il Festival di Sanremo. Gettar via l’acqua con tutto il bimbo nemmeno è giusto, però, e quindi godiamoci pure quel che di buono c’è e ci sarà, in attesa di vedere che investimenti così forti vengano fatti anche a Potenza, o a Castrovillari, e si parli anche di come poter vivere senza la foga dell’accumulo spasmodico del capitale, senza lo sfruttamento delle risorse del terzo mondo affamato dalle politiche disastrose dei Paesi industrializzati e che, attraverso l’expo, oggi vogliono anche salire in cattedra per insegnare come si fa a risolvere il problema che hanno creato. Mangiamoci un hamburger, va.