Le misure e i provvedimenti introdotti dal Governo come sostegno alle aziende e alle famiglie per il rilancio delle attività potrebbero non essere sufficienti per la ripresa economica del Paese sia per motivi logistici, sia per aver trascurato due settori fondamentali per l’economia generale: il mercato immobiliare e l’edilizia. Il “mattone” ha sempre avuto un ruolo primario per la tenuta economica del Paese, perché il suo vasto indotto fa da volano e da propulsore per lo sviluppo economico e sociale. Già prima della pandemia, il mercato immobiliare e l’edilizia segnavano un lungo periodo di stallo e di crisi, dovuto a scelte e provvedimenti legislativi che, nel frenetico tourbillon dei vari governi che si erano succeduti, avevano usato il “mattone” come bancomat per risanare i conti pubblici e rispettare le perentorie richieste della UE di attenersi ai rigorosi parametri comunitari. L’ inasprimento costante e continuo della imposizione fiscale sulla casa aveva, già da tempo, determinato un fermo totale del settore e, paradossalmente, si spacciavano per ripresa piccoli segnali di inversione di tendenza, assolutamente insignificanti. Tuttavia, non ci sono mai state, in questi anni, scelte coraggiose, per determinare una reale inversione di tendenza, e così si continua a fare in questa fase 2 del post emergenza Covid-19, presentata come una operazione colossale di sostegno e rilancio delle attività.
Il mercato immobiliare e l’edilizia, come accennato sopra, costituiscono un comparto di grande rilievo, perché movimentano un indotto vastissimo di attività collaterali e collegate che, di riflesso, generano un flusso economico finanziario di notevole portata, nonché un corrispettivo gettito fiscale, di pari valenza. E allora, sarebbe stato opportuno inserire nel suddetto decreto alcune misure e agevolazioni per stimolare adeguatamente la ripresa del comparto immobiliare-edilizio, in aggiunta al bonus per le rigenerazione sostenibile di fabbricati.
Come rilevato da organismi ed operatori di mercato, si sarebbe dovuto:
– azzerare, per un periodo di tempo, il costo dell’imposta di registro per il mercato dell’usato o, dell’IVA per quello delle nuove costruzioni;.
– fare altrettanto per le seconde case, che da molto tempo segnano il passo;
– destinare anche alle imprese di costruzioni alcune agevolazioni, riducendo, per esempio, i costi di urbanizzazioni e di costruzione, nonché alleggerire altri oneri collaterali, per incentivare la loro operatività, per la ricerca e l’acquisto di aree edificabili.
Queste misure, o altre agevolazioni, avrebbero dato l’input per la ripresa di un comparto fondamentale dell’economia del Paese e per trasferire e radicare, nelle nuove generazioni, lo storico sogno degli italiani, l’aspirazione più ambita: l’acquisto di una casa.
L’auspicio è che si possa rimediare, “in zona Cesarini” (per dirla con una terminologia sportivo-calcistica) a questa dimenticanza da parte degli organi istituzionali, perché è l’occasione giusta per rivitalizzare il comparto immobiliare-edilizio, da sempre un pilastro importante e determinante per lo sviluppo, il lavoro, la crescita, il benessere.