Corpi levigati, forme perfette, gambe senza smagliature, visi perfetti addio. Instagram ha deciso di eliminare, e dunque di non rendere più disponibili, oltre due milioni di filtri. L’aspetto e il corpo dei tanti utenti che spesso caricavano la propria immagine scevra da ogni difetto e difettuccio, da oggi sarà più vicino al naturale e sempre più lontano dai canoni di bellezza spesso irraggiungibili proposti e reclamizzati da influencer e tiktoker.

Meta Platforms ha reso noto che non saranno più disponibili i cosiddetti effetti di realtà aumentata costruiti da terze parti, inclusi marchi e creatori AR. Ciò che invece rimarrà disponibile e accessibile agli utenti, saranno solo quelli di proprietà di Meta, ovvero circa 140 effetti. Spark, la piattaforma che ha reso possibile ai creatori di contenuti di caricare oltre 2 milioni di filtri su Instagram e Facebook, dedicati a effetti estetici poi utilizzati da milioni di utenti per “migliorare” la propria immagine, chiude i battenti e per milioni di giovani e giovanissimi sarà un duro colpo. Crescere e convivere infatti per tanti anni con la concreta possibilità di proporre standard di bellezza fuori dal comune e spesso irraggiungibili dai più, per poi, all’improvviso, trovarsi privati di un mezzo in grado di modificare e imporre dei canoni di bellezza, appare come uno shock che avrà bisogno di tempo per essere assorbito. Anni e anni di uso distorto della propria immagine, hanno spesso dato origine a insicurezze sul proprio corpo, casi di depressione, disturbi dell’alimentazione e ansia sociale.

La decisione di Meta se può a prima vista sembrare nobile e salutare, e dunque venire salutata come un risveglio etico della coscienza social, dall’altro potrebbe nascondere ragioni di ordine strettamente economico (monopolio dei filtri e delle tecnologie IA da parte di Zuckerberg). Al di là però delle reali ragioni adottate per una scelta che comunque la si veda è dirompente soprattutto per ciò che riguarda le abitudini d’uso di milioni di giovani (e non) utenti di Instagram, la decisione di Meta va a inserirsi all’interno di un dibattitto sempre più vivace ed ampio sull’impatto dei social media circa l’autenticità delle immagini e la salute mentale degli utenti. Il risveglio etico però non è stato inaugurato da Meta: già TikTok, a fine novembre dello scorso anno, aveva deciso di vietare i filtri di bellezza agli utenti minorenni. Strategia di mercato o scelta etica e consapevole? La risposta potrebbe annidarsi all’interno delle sottili trame dei Ceo dei vari social, ovvero bisognerebbe comprendere che ognuno di essi cela sotto un determinato comportamento pubblico un aspetto privato che continua a proporre il modo più veloce per trarre maggior profitto possibile dalle proprie creature digitali. Lo sforzo è comunque oggettivamente ed eticamente apprezzabile, finalizzato com’è per eliminare radicati metri di giudizio estetici del tutto irraggiungibili e dannosi per le nuove generazioni.
Dopo pochi anni (per fortuna) l’era della bellezza a tutti i costi in salsa cyborg, fautrice di improvvisi viaggi dal virtuale del photoshop al reale dei lettini del chirurgo estetico, sembra conoscere una frenata.

I canoni imposti dalla tecnologia digitale, di cui le piattaforme social sono l’espressione più evidente, e secondo cui filtro ergo sum, hanno per anni aumentato a dismisura il divario tra ciò che è l’autopercezione e ciò che invece è il mondo reale da parte di flotte di ragazzine imbrigliate in un loop temporale e paradossale sulla base di una visione del mondo anticonformista e un inseguimento folle e autodistruttivo di una bellezza ideal-idealizzata. La conseguenza di questo cortocircuito ideologico è una ipocrisia cognitiva dettata più che altro dagli atteggiamenti e dalle pose poco eleganti di social celebrities. L’Instagram Face ebbe dunque vita facile nel divenire, nel giro di poco tempo, l’idealtipo per milioni di adolescenti, a cui far seguire subito dopo botox, lifting, filler, botulino e faccette ortodonziali per inseguire il sogno dei fox eyes o, buon ultimo, dell’hollywood smile. Il tempo che scorre va combattuto in una competizione anti aging che arruola sempre più soldati pronti a sacrificarsi a colpi di mastoplastica additiva e di liposuzione/liposcultura perché la bellezza è un’ideologia democratica che grazie a una globalizzazione fagocitatrice di ogni tabu, ha reso prezzi e interventi abbordabili per tutti, persino per chi ha sogni da photoshop più estremo. Se si prende per vero l’idea che i social tentano di fermare l’utopia del raggiungimento di una felicità posticcia attraverso una ricomposizione estetica dei propri tratti somatici, è possibile anche che, di conseguenza, gli utenti acquisiscano maggiore consapevolezza delle proprie azioni e dei modelli proposti sino ad ora. Se, al contrario, ciò che si vuole far uscire dalla porta rientra dalla finestra sotto forma di un gattopardesco cambiamento, sarà inevitabile assistere al ripetersi sotto altre modalità alterative delle immagini, di rincorse alla performance logorante e continua di un corpo perfetto (ma a tempo determinato).
Andrea Alessandrino