“Michael Flynn è stato incastrato”. La bomba viene lanciata dagli avvocati dell’ex generale a tre stelle, la prima testa a cadere quando scoppiò il caso Russiagate, nel febbraio 2017. I nuovi documenti acquisiti dai legali di Flynn dimostrerebbero l’intento di voler spacciare per vera una tesi montata ad arte. Tale materiale è stato consegnato dal Dipartimento di Giustizia agli avvocati Sidney Powell e Jesse Binnall; nel fascicolo è riportato un interrogatorio del 24 gennaio 2017, fatto ad una persona non identificata, mentre l’oggetto è facilmente intuibile. “Qual è l’obiettivo? Indurlo a mentire, così che possiamo incriminarlo o farlo cacciare?”.
Un piccolo ripasso per i non addetti ai lavori. Michael Thomas Flynn, classe 1958, è un politico e militare statunitense. È stato, dal 20 gennaio al 13 febbraio 2017, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump. Inoltre ha fatto parte dell’Esercito degli Stati Uniti per ben 33 anni, dal 1981 al 2014. Nel 2012 è stato promosso direttore della Difesa dell’Intelligence Nazionale dall’allora presidente Barack Obama. Ha avuto anche un ruolo importante nelle presidenziali del 2016: ha fatto da consulente nella campagna di Trump, perorandone la causa. Schieramento politico, a favor di completezza: è un democratico convinto.
Il Russiagate, invece, è un’inchiesta giudiziaria nata a seguito di sospetti interventi della Russia nella campagna per le elezioni presidenziali americane del 2016. Le indagini sono condotte dal procuratore speciale Robert Muller, alla ricerca di possibili reati commessi durante le primarie di quattro anni fa. Le indagini lo hanno portato a sospettare di Flynn, che ha ammesso di aver mentito durante l’interrogatorio a cui era stato sottoposto dal Dipartimento di Giustizia. Il 24 marzo 2019 Muller divulga il suo rapporto definitivo, nel quale non viene ammesso che Trump avesse voluto coinvolgere la Russia nelle elezioni.
I documenti forniti dal Dipartimento di Giustizia sono stati ottenuti dalla difesa di Michael Flynn e resi pubblici ieri, dopo che il ministro della Giustizia William Barra aveva ordinato di rimettere mano al rapporto di Robert Muller. La revisione delle indagini condotte dal procuratore speciale fino all’anno scorso ha portato alla riapertura del caso, che aveva peraltro indotto il licenziamento di Flynn dalla Casa Bianca nel mese dopo il suo interrogatorio. Flynn è ancora in attesa di giudizio definitivo, e ha congedato i suoi avvocati, decidendo di affidarsi a Powell e Binnal.
Nonostante la rimessa in discussione delle accuse all’ex militare, il Dipartimento di Giustizia non lo proscioglie del tutto, anzi. C’è tempo fino all’11 maggio per rispondere alle contestazioni dei legali dell’ex generale, per i quali è palese un intento persecutorio. La notizia dell’esistenza di documenti a possibile discolpa di Flynn non è passata inosservata alla Casa Bianca. Il presidente Donald Trump ha postato tweet a favore del suo ex braccio destro, ribadendo la tesi – condivisa dal suo entourage – secondo cui il Russiagate non sarebbe altro che una montatura.