La storica foto, del grande abbraccio dei potenti di ben 50 nazioni, relativa alla grande marcia di Parigi rischia di diventare già un po’ invecchiata e negli archivi statunitensi sarà archiviata senza neppure la presenza del loro leader. Dov’era il Presidente Obama? Se lo son chiesto in tanti e non ultimi se lo son chiesto anche alla blasonata “Cnn” e alla stampa americana da cui sono scaturite altissime punte di risentita polemica.
Il Presidente Obama non c’era, non c’era il Segretario di Stato John Kerry, che pure nel giorno del massacro a Charlie Hebdo aveva pronunciato un discorso bello e commovente utilizzando per la prima volta, in un’occasione ufficiale, la lingua francese. Alle critiche per non aver partecipato alla marcia, il Segretario di Stato John Kerry ha risposto: «Credo veramente si tratti di polemiche futili, visto che Victoria Nuland (responsabile degli affari europei ed euroasiatici per il dipartimento di Stato) era lì e ha marciato la nostra ambasciatrice Jane Hartley». Ma la signora Nuland, per dirla tutta e fino in fondo, ha partecipato a una marcia a Washington, non a Parigi. Era assente anche il Vicepresidente Joe Biden, che, per la verità, viene inviato sempre meno volentieri all’estero. Non è chiaro, che cosa abbia impedito ai vertici degli Stati Uniti di unirsi ai leader europei e mondiali per manifestare la loro solidarietà alla Francia. Ma cosa ancora più sorprendente è che alla marcia non c’era nemmeno il Ministro di Giustizia, Eric Holder, che pure era presente al summit antiterrorismo che si era svolto a Parigi soltanto un’ora prima della manifestazione di Place de la Republique.
L’unica partecipazione americana ufficiale dunque è stata quella dell’Ambasciatrice Hartley, un livello di rappresentanza di solito riservato ai Paesi emergenti o marginali. A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva il Cardinale italiano Mazzarino che servì Luigi XIV e coniò un detto reso celebre da noi qualche secolo dopo da Giulio Andreotti, non troppo amato dalle parti di Washington proprio per i suoi rapporti con il mondo arabo e con l’Iran. In realtà, dopo il disastro di Bush junior e della guerra in Iraq del 2003, non v’è nessuna intenzione di avviare una guerra contro il terrorismo. Troppi problemi e soprattutto troppi guai. È vero che, gli americani guidano la coalizione internazionale contro il Califfato in Siria e in Iraq, ma per ora non sembrano intenzionati a mettere il piede a terra o a partecipare ad altre missioni militari come in Libia, sia pure sotto l’ombrello delle Nazioni Unite. Gli americani in Iraq hanno schierato duemila Consiglieri ma intendono gestire la situazione, senza farsi troppo coinvolgere, insieme a una compagnia di alleati ambigui come arabi e turchi. Ma la Francia e l’Europa devono anche farsi un esame di coscienza. È impossibile avere un ruolo attivo nel mondo dei giganti della politica e dell’economia senza una politica estera e di difesa comune. Oppure vogliamo sempre aspettare che arrivi il 7° cavalleggeri? …