Traduci

Forte scossa a Rimini

Forte scossa a Rimini

cms_10893/sismografo_xin.jpg

Trema la terra in provincia di Rimini. Un terremoto di magnitudo 4.2 è stato registrato dall’Ingv 4 km a est di Santarcangelo di Romagna alle 13.48 ad una profondità di 43 km. In un primo momento la magnitudo provvisoria era stata stimata tra 4.2 e 4.6. La forte scossa è stata avvertita in tutta la Romagna e nelle Marche, numerose le telefonate arrivate al centralino dei Vigili del fuoco e tante le persone scese in strada.

Il Comune del riminese, spiegando che, a sopralluoghi effettuati, non risultano danni a cose e persone, ha fatto sapere in serata che domani le scuole saranno regolarmente aperte: “In seguito alla scossa di terremoto che ha interessato il territorio di Santarcangelo alle 13,48 di oggi – si legge in una nota – l’Amministrazione comunale si è attivata fin da subito con sopralluoghi negli edifici pubblici della città, a partire dai plessi scolastici. Nel corso del pomeriggio due squadre di tecnici hanno eseguito le verifiche senza rilevare danni e criticità e pertanto domani le scuole saranno regolarmente aperte. Al momento non sono state registrate, inoltre, segnalazioni relative a danni o lesioni a persone e proprietà private”.

Nella giornata di domani i sopralluoghi proseguiranno con le verifiche alle grotte tufacee – chiuse dal primo pomeriggio di oggi in via precauzionale – ai cimiteri e in altri edifici pubblici. L’Amministrazione comunale ringrazia i Vigili del Fuoco e la Questura di Rimini per l’immediata disponibilità e collaborazione”.

Quello di Santarcangelo “è un terremoto originato a profondità rilevante, intorno ai 43 km chilometri, quello che ha fatto tremare oggi la provincia di Rimini. Si tratta – ha detto all’Adnkronos il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni – della prima scossa che in questi ultimi giorni ha raggiunto la magnitudo 4. Nei giorni scorsi ci sono stati infatti altri due eventi di magnitudo inferiore a 3. Sicuramente ci saranno altre repliche, per questo stiamo monitorando l’evoluzione”. Doglioni ha inoltre ricordato che l’area colpita dalla scossa è una zona sismica storica in cui nel 1916 si sono verificati tra maggio ed agosto tre fenomeni di magnitudo 5.8, 4.8 e 5.8 nel giro di tre mesi, generalmente determinati dalla discesa della placca Adriatica sotto l’Appennino.

“Quello di oggi è un terremoto di magnitudo 4 di tipo compressivo, cioè in cui la crosta viene raccorciata, non dunque superficiale e con meno rischio di potenziali danni perché attutiti dalla profondità”, ha spiegato ancora Doglioni. “Eventi di questo tipo ce ne sono oltre 20-25 l’anno. Molti finiscono senza evoluzione, altri sono forieri di fenomeni sismici molto significativi, altri ancora hanno sviluppi tardivi che possono manifestarsi anche a distanza di anni”.

Salvini insiste: “Rifiuti? Troveremo intesa”

cms_10893/salvini_perplesso_ftg.jpg

Matteo Salvini non molla e tiene il punto sulla questione rifiuti in Campania. “Nel contratto di Governo – sottolinea il ministro e vicepremier – è vero che c’è il superamento dei termovalorizzatori ma intanto siamo nel 2018 e sono sicuro che come abbiamo fatto in questi mesi con Luigi Di Maio troveremo un’intesa per il bene del Paese”.
Salvini è conscio del fatto che l’obiettivo sia “bruciare sempre meno e andare sempre meno in discarica; e differenziare sempre di più”, ma “intanto siccome siamo al governo per risolvere i problemi e a Napoli e in Campania pagano la tassa rifiuti come in tutta Italia, è giusto dare a loro questa possibilità, che hanno tutte le altre regioni italiane. Ormai c’è un sistema di termovalorizzatori sicuri, che all’estero hanno piste da sci e musei”. Quindi, “la morte e la malattia derivano da una mancata gestione e valorizzazione dei rifiuti”.

In giornata, Salvini ha quindi voluto rispondere al collega di governo Di Maio sulla tenuta del governo. Al ministro del Lavoro, che in un’intervista al Corriere della Sera aveva affermato che finché Salvini non avesse chiesto nulla per Berlusconi le cose sarebbero andate bene, il titolare ha replicato: “Non ho niente da chiedere per Berlusconi“.

IRA DE LUCA – Sulla gestione dei rifiuti in Campania oggi interviene duramente Vincenzo De Luca, Governatore della regione: “E’ intollerabile – spiega – l’atteggiamento padronale e ottusamente burocratico di chi pensa di rapportarsi a istituzioni che hanno pari dignità costituzionale adottando comportamenti e linguaggi propri di chi si rivolge al proprio maggiordomo. Le riserve di pazienza si sono francamente esaurite”.

“Avremo modo di spiegarlo agli esponenti di Governo che arriveranno a Caserta”, assicura De Luca in vista della firma del protocollo d’intesa per la Terra dei Fuochi previsto domani in Prefettura a Caserta alla presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e dei ministri dell’Ambiente, Sergio Costa, della Giustizia, Alfonso Bonafede, della Difesa, Elisabetta Trenta, e per il Sud Barbara Lezzi.

“Avremo modo – aggiunge De Luca – di domandare loro se si sono accorti che nel Nord e in Centro Italia ci sono cento Terre dei fuochi e cento roghi di capannoni pieni di rifiuti che non suscitano nessuna attenzione e nessuna campagna mediatica. Spiegheremo anche che non abbiamo preclusioni ideologiche nei confronti di impianti che siano efficienti; che non abbiamo nessuna propensione ad assecondare atteggiamenti ideologici e di finto ambientalismo. Abbiamo solo interesse ad adottare soluzioni praticabili nell’ambito delle normative europee. Spiegheremo anche a chi ha parlato a vanvera in questi giorni – conclude De Luca – il lavoro immane che è in corso nella nostra regione per affrontare in maniera civile e concludente un problema di estrema complessità, per il quale tutto serve, meno che la demagogia eterna”.

Boeri al capolinea?

cms_10893/boeri_tito_fg.jpg

Dopo circa 10 anni di amministrazione semicommissariale per Inps e Inail cambia la governance e torna il Cda. La misura, secondo quanto risulta all’Adnkronos, sarà inserita nel provvedimento sul riordino delle pensioni annunciato dal governo. Il riordino avrà come effetto collaterale quello di azzerare gli attuali vertici dei due enti, il presidente dell’Inps Tito Boeri, particolarmente inviso alla Lega per le sue continue bocciature delle modifiche alla Fornero, e il presidente dell’Inail Massimo De Felice.

Il nuovo Cda sarà composto dal presidente e da quattro consiglieri. Sarà nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Sulla proposta è acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari. La nomina è subordinata al parere favorevole espresso dalle predette Commissioni a maggioranza assoluta dei loro componenti e all’intesa con il consiglio di indirizzo e vigilanza, che deve intervenire nel termine di trenta giorni. In caso di mancato raggiungimento dell’intesa entro tale termine, il Consiglio dei Ministri può comunque procedere alla nomina con provvedimento motivato.

I componenti del consiglio di amministrazione devono essere in possesso di diploma di laurea magistrale e sono scelti tra persone di comprovate competenze, professionalità ed esperienza nell’esercizio di funzioni attinenti al settore operativo dell’istituto e in possesso di requisiti di indiscussa moralità e indipendenza. Inoltre durano in carica quattro anni, possono essere confermati una sola volta e cessano dalle funzioni allo scadere del quadriennio, anche qualora siano stati nominati nel corso di esso in sostituzione di altri componenti dimissionari, decaduti dalla carica o deceduti.

Per tutta la durata dell’incarico i componenti del consiglio di amministrazione, a pena di decadenza, non possono esercitare, direttamente o indirettamente, alcuna attività professionale o di consulenza, né possono essere amministratori o dipendenti di soggetti pubblici o privati né ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura, compresi gli incarichi elettivi o di rappresentanza nei partiti, o incarichi all’interno dell’istituto. I dipendenti pubblici sono collocati fuori ruolo o in aspettativa per l’intera durata del mandato anche in deroga ai rispettivi ordinamenti. Le decisioni del consiglio di amministrazione sono assunte a maggioranza dei componenti. In caso di parità dei voti prevale il voto del Presidente.

L’obiettivo della riforma è quello di superare alcune criticità nella gestione degli Enti, e in particolare dell’Inps, riconducibili alla concentrazione nella figura del presidente delle competenze prima attribuite al Cda e alla mancanda di una puntuale demarcazione dei diversi ruoli e delle funzioni determinata dalla sovrapposizione di numerose norme in materia.

E proprio oggi arriva il duro attacco del presidente dell’Inps Boeri all’attuale governo. Durante la presentazione a Milano del libro di Paolo Gentiloni, Boeri ha parlato infatti di un esecutivo che “vive di annunci e di un mancato ridimensionamento di alcuni, con uno stile che tende a delegittimare tutto ciò che sta nel mezzo, corpi intermedi e organi indipendenti che devono dare parerei tecnici”. Secondo Boeri, “l’aspetto della delegittimazione è preoccupante in democrazia dove è fondamentale avere dei parapetti che fanno funzionare la democrazia e se li indebolisci, c’è la dittatura della maggioranza”.

Pd, Minniti è in campo

cms_10893/marco_minniti_ftg85.jpg

Marco Minniti si candida per la segreteria del Pd. L’ex ministro dell’Interno scioglie la riserva all’indomani dell’avvio della fase congressuale del Partito democratico iniziata ieri con l’Assemblea nazionale. La data delle primarie ancora non c’è. Le opzioni tra il 17, il 24 febbraio e il 3 marzo sono tutte aperte. Ma una cosa è certa, Minniti correrà. Lo annuncia lo stesso ex ministro in un’intervista a Repubblica in cui spiega come consideri la sua decisione una scelta obbligata per ’’evitare l’ estinzione del Partito Democratico’’ perché questo è il vero pericolo che ’’stiamo correndo noi e la democrazia italiana”. Minniti mette subito in chiaro di non essere ’’lo sfidante renziano”. “In campo – sottolinea – c’è solo Marco Minniti’’.

Parlando della sfida che lo aspetta, l’ex ministro dice: “So bene che le scorse elezioni sono state più di una sconfitta. C’è stata una rottura sentimentale con i nostri elettori. Questa è la sfida del Congresso. Io non cerco scorciatoie’’. L’obiettivo dunque non è ’’tornare semplicemente al governo. La sconfitta del nazionalpopulismo è possibile solo si riesce a parlare con la società italiana. Va ricostruita una connessione. Serve un Congresso che parli all’Italia, non un regolamento dei conti interni’’. Serve dunque scuotere un partito ’’ripiegato su se stesso” e mettere nel mirino le esigenze della gente. ’’C’è stato – nota – uno stacco netto tra la crescente preoccupazione per quel che sta avvenendo nel Paese e l’ordinaria amministrazione con cui il mio partito ha affrontato quella preoccupazione. Ci siamo schizofrenicamente guardati l’ombelico’’.

Minniti precisa di non essere il candidato renziano e, parlando degli oltre 550 sindaci che hanno firmato un appello per sostenere la sua candidatura chiedendo “una guida forte e autorevole” per il Pd, spiega: “Rappresento questa parte del partito e non un equilibrio correntizio. Se non ci fosse stata questa richiesta da parte di tanti eletti, non mi sarei reso disponibile. E poi – aggiunge – rivendico con una certa fermezza una storia personale, fatta al servizio delle istituzioni. Si sta candidando Marco Minniti. Punto’’. E dell’ex premier dice: ’’Essendo stato tra chi non ha esagerato nel lodarlo quando era al potere, non ho alcun bisogno di prenderne le distanze. Renzi ha perso e si è giustamente dimesso assumendosi responsabilità che vanno anche oltre le sue’’.

Minniti spiega che in questi anni ’’Non abbiamo risposto a due grandi sentimenti: la rabbia e la paura. Non si può rispondere a chi ha perso il lavoro con la freddezza delle statistiche. Dicendogli che l’occupazione cresce. Così come non si può dire al cittadino che ha subito un furto in casa, che i reati diminuiscono’’. Allora c’è bisogno ’’della sinistra riformista. I più deboli si sono sentiti abbandonati. Anzi, addirittura biasimati. Quello spazio è stato colmato dai nazionalpopulisti. Basta vedere quel che è accaduto nelle nostre periferie. Forse siamo stati aristocratici. Non possiamo più esserlo. Anche perché – sottolinea – mai come in questa fase il Pd è l’unico argine democratico a questa maggioranza nazionalpopulista’’.

Sul principale concorrente Nicola Zingaretti spiega che ’’non è un avversario. Io penso a un ricamo unitario che valorizzi le differenze politiche. Per questo proporrò a tutti i candidati un codice di comportamento per far capire che non c’è una gestione contrapposta. Non dirò mai – promette – una parola contro di loro. Nel codice vorrei scrivere che chiunque vinca, avrà la collaborazione degli altri’’. ’’Quando stavo nel Pci, un leader di allora mi diceva: i capi scelgono come successore uno più coglione di loro e la chiamano continuità. Poi a volte si sbagliano e scelgono uno più intelligente e allora lo chiamano rinnovamento. Ecco, io – conclude -voglio il rinnovamento’’.

Nel primo pomeriggio, Minniti è poi intervenuto in studio, ospite di Lucia Annunziata per ’In mezz’ora in più’. “Cambiare il partito, rivoltarlo completamente come un calzino, è quello che voglio fare, ed è più complicato che cambiare il nome”, ha detto il candidato alla segreteria del Pd, spiegando di volere “persone capaci indipendentemente dalle appartenenze correntizie e questo sarebbe una vera rivoluzione copernicana”.

Sul versante europeo “abbiamo davanti una sfida senza precedenti: quelle del maggio prossimo – ha aggiunto Minniti – saranno le elezioni più importanti della storia dell’Unione Europea. Mai come adesso l’Europa più morire. E se di fronte alle sfide dei nazional-populisti noi ci limitiamo a difendere l’Europa così com’è, se ci presentiamo con la vecchia foto di famiglia, è già persa in partenza”.

“Noi – ha continuato – dobbiamo fare due cose: dire con grande nettezza che l’approccio esclusivamente dell’austerità è concluso per sempre. Abbiamo bisogno di politiche europee sul terreno della tutela sociale e della nuova occupazione. Secondo, per fare questo, c’è bisogno del rilancio del profilo politico dell’Europa: siamo la patria di Altiero Spinelli, e va rimesso in campo il sogno degli Stati Uniti d’Europa”.

E alla domanda sul rapporto con Massimo D’Alema, Minniti ha spiegato: “Con D’Alema c’è una larghissima distanza politica ma se dentro questa distanza resta il rapporto umano e il rispetto, lo considero un valore, non un disvalore”.

Autore:

Data:

19 Novembre 2018