È cosa oramai nota di come i media digitali non solo influenzino tutta una serie di processi, dal sociale al politico, dall’economico al culturale, ma siano anche in grado di ridefinire i concetti di pubblico e privato già segnati da un abbattimento pressoché definitivo di quella che era un’antica e distinta sfera di azione dell’individuo. Il pubblico degli adolescenti sono la parte più importante e numerosa tra colori i quali concorrono in positivo e in negativo, ad animare ogni aspetto del dibattito online, a diffondere qualsiasi tipo di informazione, a condividere ogni tipologia di materiale audio/video, ovvero sono i partecipanti più attenti e nello stesso tempo più attivi delle piattaforme social. La condizione onlife che caratterizza le generazioni cosiddette Z, ovvero giovani nati tra il 1995 ed il 2010, figli della Gen X e successori dei Millennials, rappresenta già da un paio di anni un insieme di giovani, adolescenti e pre adolescenti, che in modo continuo sta abbandonando il pianeta social.
Un sondaggio del 2020 da parte della Digital Society Index, ebbe già modo di evidenziare come la Gen Z stesse diminuendo l’utilizzo dei social e delle attività sul web. Un quinto dei giovani tra i 18 e i 24 anni aveva infatti disattivato i propri account sui social (di cui ben un quarto nel nostro Paese), mentre un terzo aveva limitato l’utilizzo dello smartphone/Iphone durante il giorno. A distanza di circa due anni, la tendenza sembra rimanere pressoché la stessa, starebbe addirittura segnando un aumento. Due recenti sondaggi hanno certificato questo progressivo abbandono delle piattaforme social: il primo commissionato dalla banca di investimento Piper Sandler, infatti, ha rilevato come il 22% degli intervistati, con un’età compresa tra i 7 e i 22 anni, abbia scelto Instagram come app preferita, un dato in decrescita rispetto a due anni fa; mentre uno studio condotto dalla Digital Society Index su più di 5.000 ragazzi della Gen Z in tutto il pianeta, ha mostrato che un quinto (il 17%) dei ragazzi ha disattivato i propri account sui social media nell’ultimo anno.
La tendenza riguarda tutta l’Europa, Italia compresa con addirittura il 25% dei giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno disattivato il proprio profilo social. Quasi la metà dei ragazzi, inoltre ha adottato delle misure per limitare sia la quantità di dati condivisi sul web, sia alcuni servizi che andavano a intaccare la loro privacy. Ciò che appare evidente è che i giovani e giovanissimi abbiano assunto consapevolezza e abbiano adottato di conseguenza attività di performance più orientate alla protezione del sé, mossi evidentemente dal bisogno di accrescere il proprio bisogno di sicurezza in tempi difficili e incerti. Gli zoomers dunque sembrano aver intrapreso una strada di quasi completa disintossicazione dai social, o meglio, di una netta presa di distanza dalla ossessiva presenza su piattaforme come TikTok e Instagram, cercando al contrario di ritrovare un po’ di tempo da spendere per sé stessi e per ritrovare vecchi amici con i quali condividere momenti assieme.